Il caso

In Vietnam non ci si Hanoi mai

La capitale del Paese nel Sud-est asiatico si prepara a una clamorosa inversione a U: gli altoparlanti, così utilizzati nel periodo di guerra, torneranno a gracchiare sulle già rumorosissime strade vietnamite
Giacomo Butti
15.08.2022 11:58

Altoparlanti a ogni angolo di strada che emettono proclami di Stato. Sembra uno scenario da guerra, un'immagine del passato. Eppure Hanoi, capitale del Vietnam, sta pensando di rispolverare la pratica. Da sempre presenti nel Paese e utilizzatissimi all'apice della guerra con gli Stati Uniti, gli altoparlanti vietnamiti erano stati mandati in pensione e destinati all'uso in situazioni di emergenza nel 2017, quando l'allora sindaco della Città Nguyen Duc Chung aveva dichiarato che questi strumenti «avevano completato la loro missione storica». Poi è arrivata la COVID-19. Ed ecco perché, a soli tre anni da questa decisione, il rumoroso gracchiare degli altoparlanti era tornato (ma in maniera limitata) a sovrastare le affollate strade di Hanoi per informare i cittadini sulle disposizioni del governo in materia sanitaria. Con parsimonia, però. La capitale vietnamita è già famosa per il suo inquinamento acustico: ci mancano solo i costanti annunci pubblici... 

Questa la situazione fino alle scorse settimane, quando il Comitato del Popolo di Hanoi ha deciso di approvare un piano di comunicazione per il periodo 2022-2025 che rappresenta una vera e propria inversione a U. Gli altoparlanti saranno nuovamente utilizzati per gli annunci quotidiani. Un progetto che prevede di ampliare dove necessario la rete di diffusione, facendo in modo che entro il termine del quadriennio ogni singola unità abitativa sia portata d'orecchio di un altoparlante. 

© EPA/LUONG THAI LINH
© EPA/LUONG THAI LINH

Rumore sopra rumore

Ma cosa ne pensano i cittadini di Hanoi di questo ritorno al passato? Per la maggior parte, non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Un recente sondaggio, riporta il Guardian, evidenzia come il 70% della popolazione della capitale sia attualmente contrario a questo passo. A dare per prima la notizia della decisione della Città è stata Radio Free Asia (RDF), che ha raccolto anche le voci di alcuni cittadini. «Sono rimasto stupito da questa notizia, perché ci sono voluti molti sforzi e molto tempo per eliminare gli altoparlanti qui ad Hanoi», ha detto a RFA Nguyen Son, un residente di Hanoi. «Non capisco perché li rivogliano».

Tra veicoli incolonnati, strombazzare di clacson, ambulanti che decantano (ovviamente a squarciagola) la qualità dei propri prodotti e i rumori di una città in forte sviluppo (secondo il Fondo Monetario Internazionale, il Vietnam è previsto tra i Paesi con il più alto tasso di crescita economica nel 2022), Hanoi è già rumorosissima. E gli oppositori sottolineano come pressanti annunci quotidiano all'altoparlante non possano che peggiorare la situazione. 

«Gli altoparlanti pubblici sono stati un incubo per molte persone e una fonte di inquinamento acustico nelle aree urbane. Molti residenti si oppongono fermamente a questa forma di propaganda», ha dichiarato a RFA un altro residente di Hanoi. «Al giorno d'oggi, le persone che vivono nelle aree urbane hanno molti strumenti per ottenere informazioni in vari modi, come la televisione, internet, i social media e gli smartphone. Reintrodurre gli altoparlanti sarebbe uno spreco di denaro. Molti altri settori, come l'assistenza sanitaria, l'istruzione e la protezione dell'ambiente, necessitano di maggiori investimenti e dovrebbero essere considerati prioritari». 

Agli abitanti questa, insomma, sembra soprattutto una scelta politica. Intervistati dal Guardian, molti hanno evidenziato come la decisione di far tornare gli altoparlanti appaia soprattutto come «capriccio» politico, che andrà a beneficio solo di «alcuni funzionari locali che desiderano il potere, il denaro e il prestigio che derivano dall'essere a capo di un progetto». Altri si spingono oltre: «Sono sconcertato. Posso solo immaginare che forse chi sta spingendo per questa politica possiede anche un'azienda di altoparlanti».

Contattato dal quotidiano britannico, l'analista politico Carl Thayer ha definito il piano «arcaico e ridondante». Un'idea in forte contrasto con le ultime tendenze del Paese: quello odierno è un Vietnam «orientato al futuro, che si concentra sulla tecnologia digitale. Il cittadino vietnamita medio apprezza la propria indipendenza nell'accedere a notizie e informazioni in modo indipendente». Perché dunque questo passo indietro? Contattato da RFA per un commento, il Comitato del Popolo di Hanoi non ha voluto rispondere. Ma in conferenza stampa, la vice direttrice generale del Dipartimento delle Comunicazioni e dell'Informazione di Hanoi, Nguyen Thi Mai Huong, ha spiegato: «Gli altoparlanti non sono presenti solo ad Hanoi, ma in più di 20 province vietnamite. È un sistema di comunicazione insostituibile, in quanto diverso da tutti gli altri». La funzionaria ha quindi minimizzato le preoccupazioni per l'inquinamento acustico, affermando che il numero di altoparlanti in uso sarebbe stato «inferiore rispetto al passato», con due trasmissioni al giorno della durata massima di 15 minuti. Poi il colpo di grazia: «In realtà la città non ha mai abbandonato il sistema di altoparlanti».

Nulla da fare, dunque. Oltre a quelle dei sempre più presenti turisti (anche svizzeri, ed ecco la guida TCS), Hanoi dovrà fare i conti con una voce particolare, del passato: quella degli altoparlanti.

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