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In migliaia in piazza a Tel Aviv per la pace a Gaza – Netanyahu e Trump si incontreranno alla Casa Bianca lunedì – Nucleare, ripartono le sanzioni dell’ONU contro l’Iran – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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20:38
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Ucciso un comandante di Hamas coinvolto nella strage del 7 ottobre
Le forze di difesa israeliane hanno fatto sapere di avere ucciso a Gaza il comandante di Hamas che ha guidato l'uccisione e il rapimento di israeliani in un rifugio antiaereo il 7 ottobre, Hassan Mahmoud Hassan Hussein.
Secondo l'esercito, Hussein era comandante della compagnia Nukhba nel Battaglione Bureij di Hamas. Insieme a un altro ufficiale, Muhammad Abu Attawi, guidò l'attacco a un rifugio antiaereo vicino a Re'im, dove si erano rifugiati i partecipanti al festival Nova. Quattro persone furono prese in ostaggio vive dal rifugio e 16 furono uccise. Sette riuscirono a sopravvivere e furono successivamente salvate.
Hussein risulta coinvolto in attacchi contro le truppe israeliane durante la guerra a Gaza, afferma l'Idf. Attawi, l'altro ufficiale di Hamas coinvolto nell'attacco al rifugio di Re'im, è stato ucciso in un attacco israeliano nell'ottobre 2024.
Intanto, il premier israeliano Benyamin Netanyahu sta incontrando in queste ore, nel suo ufficio a Gerusalemme, l'inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff e il genero di Trump, Jared Kushner, secondo quanto riportato da Channel 12.
L'incontro mira a colmare le lacune rimanenti su un accordo per porre fine alla guerra di Gaza, riferisce l'ufficio, con le principali preoccupazioni di Israele concentrate sull'ottenimento di maggiori garanzie per il disarmo di Hamas e sul rifiuto di un ruolo dell'Autorità Nazionale Palestinese nella Gaza del dopoguerra.
Le Forze di difesa israeliane hanno anche riferito questa sera di avere colpito depositi di armi di Hezbollah nel Libano meridionale. «Questi depositi di armi venivano utilizzati dall'organizzazione terroristica per avanzare e compiere attacchi terroristici contro lo Stato di Israele - affermano in una nota -. La presenza di queste infrastrutture terroristiche costituisce una violazione degli accordi tra Israele e Libano. Le Idf continueranno a operare per rimuovere qualsiasi minaccia allo Stato di Israele».
19:30
19:30
Il pressing di Trump su Netanyahu per il piano per Gaza
Benyamin Netanyahu è al bivio: a poche ore dall'incontro con Donald Trump dovrà decidere se sposare la linea dell'inquilino della Casa Bianca, sponsor di un piano in 21 punti su cui dice «tutti in Medio Oriente sono d'accordo», o quella decisamente antitetica dei suoi alleati oltranzisti al governo, i falchi che spingono per l'annessione di Gaza e di pezzi della Cisgiordania con un no deciso alla nascita di una qualsiasi forma di Stato palestinese. In sostanza il contrario di quello che propone Trump.
Sul terreno la situazione ribolle: anche oggi i raid delle Forze di difesa israeliano (Idf) hanno mietuto decine di vittime, almeno 40 i morti, con i militari sul campo che hanno respinto un attacco a colpi di missili anticarro «uccidendo 5 terroristi», e i tank che avanzano verso il cuore di Gaza City. Un raid però, ha ammonito l'ala militare di Hamas, ha causato la perdita di contatto con due ostaggi in città, il soldato 23enne Matan Angrest e Omri Miran, fisioterapista 48enne. «La vita dei due prigionieri è in serio pericolo», ha dichiarato la fazione palestinese chiedendo a Israele di ritirarsi dall'area di combattimento e interrompere gli attacchi aerei per 24 ore in modo da poter soccorrere i due rapiti.
Il tema degli ostaggi era risuonato anche in mattinata, quando è andato in scena lo «sgarbo» del falco dell'ultradestra Ben Gvir, che ha portato all'approvazione nel comitato di sicurezza del Parlamento israeliano, Knesset, del disegno di legge che prevede la pena di morte per i terroristi. Una mossa che in molti gli avevano sconsigliato: la normativa «potrebbe avere un impatto negativo sulla situazione degli ostaggi», ha avvertito Gal Hirsch, il coordinatore per gli ostaggi e i dispersi, nel corso del dibattito in seno al comitato che i media descrivono «turbolento».
L'entourage del premier aveva chiesto a Gvir di procrastinare l'incontro e non procedere alla votazione sul provvedimento, che ora dovrà seguire l'iter parlamentare: «Ho risposto di no, la legge fa parte dell'accordo di governo», ha detto il ministro in quella che appare chiaramente una forzatura. L'Anp da Ramallah considera la normativa una minaccia a centinaia di palestinesi arrestati nel corso del conflitto, alcuni accusati senza chiare prove.
Intanto, gli occhi sono puntati su Washington: «Abbiamo una enorme opportunità di grandezza in Medio Oriente. Tutti sono a bordo per qualcosa di speciale, per la prima volta in assoluto. lo realizzeremo», ha scritto Trump alla vigilia dell'incontro con il premier israeliano. Il piano del presidente Usa non sarebbe ancora definitivo, forse per questo Hamas ha voluto sottolineare con un comunicato ufficiale di «non aver ricevuto alcuna nuova proposta dai mediatori» impegnandosi «a studiare ogni proposta con un atteggiamento positivo e responsabile». E in una intervista a Fox News Netanyahu non si è sbilanciato: «Stiamo lavorando sul piano ma non è pronto», ha affermato, prima di un nuovo incontro in serata con l'inviato di Trump, Steve Witkoff.
Secondo l'emittente del Qatar al-Arabi infatti, «diversi Paesi arabi hanno suggerito modifiche alla proposta statunitense per porre fine alla guerra a Gaza, tra cui l'attribuzione all'Anp di un ruolo di governo subito dopo la cessazione dei combattimenti» e non alla fine di un percorso di riforme come indicato nel piano Trump. Nella controproposta, frutto di numerose consultazioni nei giorni scorsi, si chiederebbe poi un calendario più preciso per il ritiro israeliano dalla Striscia, che nei 21 punti viene scandito con un generico «graduale» senza orizzonti temporali.
19:06
19:06
Crosetto: «Rischio effetti drammatici per la Flotilla»
«L'obiettivo dichiarato della Flotilla è quello di aiutare il popolo di Gaza, ma è fondamentale che questo impegno non si traduca in atti che non porterebbero ad alcun risultato concreto, ma che, al contrario, rischierebbero di avere effetti drammatici con rischi elevati ed irrazionali». Così il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, che oggi pomeriggio ha incontrato una delegazione del movimento.
Crosetto ha incontrato in particolare la portavoce della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, e le altre esponenti del movimento Simona Moscarelli e Giorgina Levi.
Per Crosetto «qualora la Sumud Flotilla decidesse di intraprendere azioni per forzare un blocco navale si esporrebbe a pericoli elevatissimi e non gestibili, visto che parliamo di barche civili che si pongono l'obiettivo di 'forzare' un dispositivo militare».
«Le istituzioni italiane - a partire dal presidente della Repubblica, dalla presidente del Consiglio e da tutte le principali cariche dello Stato - stanno profondendo ogni sforzo diplomatico e operativo affinché prevalga il senso di responsabilità», ha aggiunto Crosetto. «Ho ribadito loro tutte le mie preoccupazioni, ma anche l'importanza del dialogo e la necessità di evitare azioni che possano mettere a rischio qualunque vita, in primis degli attivisti italiani».
«La priorità mia e del governo è e resta la sicurezza e il ricorso a soluzioni efficaci e sicure per aiutare realmente la popolazione di Gaza, attraverso i canali umanitari e diplomatici, tutti già attivi», ha proseguito il ministro della Difesa italiano, che oggi pomeriggio a Roma ha incontrato una delegazione della Flotilla. Crosetto si è detto «certo che si possano ottenere risultati migliori e maggiori per il popolo palestinese in altri modi, mezzi e sistemi, come ho ribadito loro, ringraziando per il confronto sincero e corretto».
La reazione dei rappresentanti del movimento non si è fatta attendere: «la missione va avanti e continua verso Gaza. Noi navighiamo in acque internazionali nella piena legalità. Questa è la nostra responsabilità», ha dichiarato Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, all'ingresso della sede del Partito democratico italiano al Nazareno per un incontro con la segretaria Elly Schlein. «Oggi siamo solo in ascolto», ha detto Delia. «Non abbiamo avuto molte defezioni», ha risposto a domanda.
15:41
15:41
L'ala militare di Hamas ha affermato di aver perso i contatti con due ostaggi a Gaza City
L'ala militare di Hamas ha affermato di aver perso i contatti con due ostaggi a Gaza City, Matan Angrest e Omri Miran, a causa delle operazioni militari israeliane nei quartieri di Sabra e Tal al-Hawa a Gaza City.
«La vita dei due prigionieri è in serio pericolo», ha dichiarato la fazione palestinese su Telegram, chiedendo a Israele di ritirarsi immediatamente a sud dell'autostrada 8 e di interrompere gli attacchi aerei per 24 ore a partire dalle 18 di oggi, in modo da poter soccorrere i due rapiti. Lo riporta al Jazeera.
Dal canto suo, il presidente Usa Donald Trump si è espresso così su Truth alla vigilia dell'incontro con Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca domani. «Abbiamo una enorme opportunità di grandezza in Medio Oriente. Tutti sono a bordo per qualcosa di speciale, per la prima volta in assoluto. Lo realizzeremo!!!».
Intanto, il parroco della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, padre Gabriel Romanelli, ha commentato in questo modo il piano di Donald Trump. «Sarà il principio della fine? Speriamo di sì ma come tante volte ho detto la gente qui non ci crede, non nelle cose della guerra perché hanno sofferto e soffrono moltissimo, sono state date troppe false speranze».
«Veramente noi speriamo con tutta l'anima però la gente qui non è molto entusiasmata da queste notizie - fa sapere il sacerdote -, siamo nella guerra, tra i bombardamenti sempre più vicini, con il fumo della polvere nell'aria che non fa respirare e continua l'esodo massiccio verso Sud».
Le notizie relative al piano presentato a New York «sono pubbliche, non abbiamo informazioni riservate», spiega padre Romanelli, «sembra che questa volta sì, arrivino a un accordo con la liberazione di tutti gli ostaggi, sia quelli vivi, sia quelli morti. Noi qua leggendo le notizie ci sembra che nemmeno i familiari degli ostaggi sappiano chi è vivo e chi è morto, che non lo sappia nessuno ma la liberazione di tutti gli ostaggi potrebbe essere l'inizio della fine di questa guerra, come una tregua permanente e bene, con varie condizioni poste dal presidente degli Stati Uniti - continua -, sono 21 punti».
Il parroco ricorda che la popolazione «qui è nella guerra, sono arrivate ulteriori istruzioni di evacuare i quartieri, ancora più gente sta andando al Sud, c'è chi parla di 300 mila, chi di 400 mila persone, come che sia nel centro e nell'est della città» di Gaza «si sta ammassando moltissima gente».
15:40
15:40
La Colombia critica gli USA per la revoca del visto a Petro
Il governo colombiano ha espresso «profonda preoccupazione» per la decisione degli Stati Uniti di revocare il visto del presidente Gustavo Petro, definendola «contraria ai principi fondamentali del diritto internazionale e del multilateralismo».
In un comunicato diffuso oggi e riportato dai principali media colombiani, il ministero degli Esteri di Bogotà ha ricordato che la sede Onu di New York, in base alla Carta del 1945 e all'Accordo di Sede del 1947, obbliga il Paese ospitante a garantire l'accesso ai rappresentanti degli Stati membri.
La Cancelleria colombiana ha avvertito che negare un visto diplomatico come «arma politica» mette in discussione la neutralità dell'Onu, arrivando a ipotizzare la necessità di un «Paese-sede alternativo» che assicuri il libero ingresso delle delegazioni.
Secondo il Dipartimento di Stato Usa, la revoca è legata alle «dichiarazioni incendiarie» di Petro a New York, dove aveva proposto la creazione di un «Esercito della Salvezza» internazionale per liberare la Palestina, criticando Israele e invitando l'esercito statunitense a non obbedire agli ordini di Washington.
15:36
15:36
Israele: «La Global Sumud Flotilla è una provocazione al servizio di Hamas»
15:15
15:15
I Paesi arabi chiedono modifiche al piano di Trump su Gaza
«Diversi Paesi arabi hanno suggerito modifiche alla proposta statunitense per porre fine alla guerra a Gaza, tra cui l'attribuzione all'Autorità Nazionale Palestinese di un ruolo di governo subito dopo la cessazione dei combattimenti»: lo scrive l'emittente al-Arabi, basata in Qatar, citando fonti anonime.
Altre modifiche - si legge - includono la richiesta di un completo ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza, che sarebbe troppo vagamente espressa nel piano Trump, così come lo stop delle attività armate di Hamas, ma non la restituzione delle armi.
I Paesi arabi e musulmani, si afferma, hanno negli ultimi giorni presentato proposte di modifica da sottoporre a Washington prima che il piano venga approvato. I cambiamenti «saranno presentati al premier Benyamin Netanyahu durante il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump domani».
13:09
13:09
Israele ha accolto con favore il ripristino delle ampie sanzioni ONU contro l'Iran
Israele ha accolto con favore il ripristino delle ampie sanzioni ONU contro l'Iran, affermando che si tratta di una risposta diretta a quelle che sono state definite violazioni commesse dalla Repubblica islamica nel suo programma nucleare.
«Si tratta di un importante sviluppo in risposta alle continue violazioni dell'Iran, in particolare al suo programma nucleare militare», ha dichiarato il ministero israeliano degli esteri su X. «L'obiettivo è chiaro: impedire che l'Iran si doti di armi nucleari. Il mondo deve utilizzare ogni strumento per raggiungere questo obiettivo».
12:29
12:29
Pena di morte per i terroristi
Il comitato di sicurezza del Parlamento israeliano, Knesset, ha approvato il disegno di legge che prevede la pena di morte per i terroristi, fortemente voluta dall'ultradestra. Lo riferiscono i media di Tel Aviv. Il sì è arrivato nonostante l'opposizione del consulente legale del comitato stesso.
La legge sulla pena di morte ai terroristi, fortemente voluta dal ministro dell'ultradestra Ben Gvir, «potrebbe avere un impatto negativo sulla situazione degli ostaggi», ha detto Gal Hirsch, il coordinatore per gli ostaggi e i dispersi, nel corso del dibattito in seno al comitato sicurezza della Knesset.
«Sono in completo disaccordo con Gvir», ha detto secondo i media locali rivolto direttamente al responsabile, e chiedendo una riunione di governo sulla legge, che ora dovrà seguire il suo iter parlamentare. A Gaza «ci sono 48 ostaggi, 20 ancora vivi e due in condizioni critiche», ha aggiunto.
12:29
12:29
UE: le sanzioni non chiudano la diplomazia con l'Iran
«Il ripristino delle sanzioni» Onu contro Teheran «non deve segnare la fine della diplomazia con l'Iran». Lo scrive in una nota l'Alta rappresentante per la politica estera dell'Ue, Kaja Kallas.
«L'Onu ha reintrodotto le sanzioni contro l'Iran a causa del suo programma nucleare» e anche «l'Ue procederà senza indugio» alla reintroduzione di tutte le misure Onu e Ue, ma «una soluzione sostenibile alla questione nucleare iraniana può essere raggiunta solo attraverso negoziati e diplomazia», ha evidenziato.
La reintroduzione delle sanzioni Onu contro Teheran arriva a dieci anni dall'accordo sul nucleare del 2015 (Jcpoa) e segue l'attivazione del meccanismo di snap back da parte di Francia, Germania e Regno Unito. Il cosiddetto formato E3 - ha ricordato Kallas - il 28 agosto ha notificato al Consiglio di Sicurezza dell'Onu la «significativa inadempienza» dell'Iran rispetto agli impegni assunti, nonostante i «trenta giorni di intensi sforzi diplomatici» portati avanti anche dalla stessa responsabile della diplomazia Ue insieme ai partner internazionali.
La questione nucleare iraniana «resta una sfida cruciale per la sicurezza regionale e globale», ha sottolineato Kallas, ribadendo la disponibilità «a collaborare con tutte le parti interessate, incluso l'Iran, per sostenere gli sforzi politici e diplomatici volti a trovare una soluzione negoziata».
«Esorto l'Iran - ha aggiunto - a riprendere senza indugio la piena cooperazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, in linea con i suoi obblighi giuridici previsti dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e dall'Accordo globale sulle salvaguardie».
12:28
12:28
«Oltre 66 mila morti da inizio guerra»
È salito a 66'005 il bilancio dei palestinesi uccisi nella Striscia dall'indomani delle stragi di Hamas, il 7 ottobre di due anni fa. I feriti sono oltre 168mila. Lo riferiscono fonti mediche citate dall'agenzia WAFA. Nelle ultime 24 ore le vittime sono state 79 e 379 i feriti.
11:04
11:04
Hamas: «Non abbiamo ricevuto alcuna nuova proposta dai mediatori»
«Non abbiamo ricevuto alcuna nuova proposta dai mediatori, i negoziati sono in stallo dal fallito tentativo di assassinio a Doha»: lo afferma Hamas in un comunicato ufficiale citato dai media internazionali, nel quale l'organizzazione si dice «pronta a studiare ogni proposta che preservi i diritti della nostra gente con un atteggiamento positivo e responsabile».
09:25
09:25
Il ministro saudita all'ONU condanna de «azioni brutali» di Israele
Il Ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan, è intervenuto all'80. sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, condannando la condotta di Israele e chiedendo la creazione di uno Stato palestinese.
Faisal bin Farhan ha lamentato, citato dal Times of Israel, «la sofferenza del popolo palestinese e la crisi umanitaria senza precedenti a Gaza» e ha condannato «le pratiche brutali e incontrollate delle forze di occupazione, tra cui la fame, gli sfollamenti forzati e le uccisioni sistematiche». «Ciò avviene nel totale disprezzo dei diritti storici e legali del popolo palestinese, con l'obiettivo di cancellarne i legittimi diritti», ha aggiunto.
Ha quindi invocato a più riprese una soluzione a due Stati - la creazione di uno stato palestinese accanto a Israele - e sottolineato gli sforzi del suo Paese per promuovere tale risultato. «L'incapacità della comunità internazionale di agire con fermezza per porre fine all'aggressione e alle violazioni israeliane non farà che causare ulteriore instabilità e insicurezza a livello regionale e globale. Tale inazione avrà gravi conseguenze e aggraverà i crimini di guerra e gli atti di genocidio», ha detto ancora.
L'Arabia Saudita e la Francia hanno recentemente co-presieduto una conferenza sulla soluzione a due Stati, durante la quale diverse nazioni occidentali hanno annunciato il riconoscimento di uno Stato palestinese. Faisal ha invitato altri Paesi a fare altrettanto.
09:23
09:23
L'ambasciatore degli USA in Israele andrà al Cairo per colloqui su Gaza
L'ambasciatore degli USA in Israele, Mike Huckabee, dovrebbe recarsi al Cairo per colloqui con alti funzionari egiziani sulla guerra a Gaza nei prossimi giorni. Lo ha dichiarato un portavoce dell'ambasciata americana a Gerusalemme al New York Times.
Si tratta della prima visita ufficiale in Egitto di un ambasciatore americano in Israele da decenni e dovrebbe includere un incontro con il ministro degli esteri egiziano, Badr Abdelatty, secondo tre funzionari USA. Non è ancora chiaro quale ruolo avrà nei colloqui l'attuale ambasciatore in Egitto, Herro Mustafa Garg, nominato durante l'amministrazione Biden.
07:18
07:18
Il punto alle 07.00
Migliaia di israeliani si sono radunati ieri a Tel Aviv, come ogni sabato, chiedendo un accordo per porre fine alla guerra di Gaza. I manifestanti hanno srotolato un grande striscione nella piazza degli ostaggi con la scritta: «Tutti gli ostaggi, riportateli a casa subito. L'unica cosa che può fermare la discesa nell'abisso è un accordo completo e globale che ponga fine alla guerra e riporti a casa tutti gli ostaggi e i soldati», ha dichiarato Lishay Miran-Lavi, moglie di Omri Miran, ancora prigioniero a Gaza. E rivolgendosi direttamente a Trump, ha esortato: «Usate la vostra influenza sul primo ministro Benjamin Netanyahu. Prolungare questa guerra non fa che mettere Omri e gli altri ostaggi in pericolo ancora maggiore». Il fratello di un altro ostaggio ha definito «vuoto» il discorso del premier all'assemblea dell'ONU, incolpandolo anche della strage del 7 ottobre. Netanyahu e Trump si incontreranno alla Casa Bianca lunedì.
Hamas sarebbe disposta ad accettare il piano di cessate il fuoco in 21 punti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo quanto hanno affermato sabato fonti palestinesi ad Al Hadath. Hamas – riporta il Jerusalem Post – sarebbe pronta ad accettare positivamente la proposta di cessate il fuoco, e ad accettare una tregua di anni con Israele. Secondo le stesse fonti, Hamas avrebbe anche accettato la proposta egiziana di una futura amministrazione di Gaza guidata da tecnici.
Una «flottiglia della libertà», composta da una decina di navi umanitarie, con a bordo circa 60 persone di 15 nazionalità diverse, tra cui alcuni parlamentari francesi, è salpata dal porto di Catania per «rompere l'illegale blocco israeliano di Gaza». Questa nuova flottiglia – lanciata dalla Freedom Flotilla Coalition (FFC) e da Thousand Madleens to Gaza (TMTG), la cui partenza è stata ritardata di alcuni giorni – dovrebbe raggiungere le navi della Global Sumud Flotilla, che hanno iniziato a lasciare Catania il 13 settembre e si trovano al largo di Creta.
Sono scattate le sanzioni ONU all'Iran, a dieci anni dall'accordo sul nucleare del 2015, voluto fortemente da Barack Obama e cancellato da Donald Trump, che aveva allentato la stretta sul regime di Teheran. Falliti i negoziati degli ultimi mesi, nonostante gli sforzi diplomatici di USA ed Europa, le severe misure restrittive sono rientrate in vigore. Francia, Regno Unito e Germania hanno messo in guardia l'Iran contro «azioni di escalation». «La reintroduzione delle sanzioni ONU – si legge in una nota dei tre ministeri degli Esteri – non significa la fine della diplomazia. Esortiamo l'Iran a evitare qualsiasi escalation e a tornare a rispettare gli obblighi di salvaguardia giuridicamente vincolanti».