Il caso

«La BBC è pronta al formale mea culpa chiesto da Donald Trump»

Lo afferma il Guardian online che ha raccolto alcune indiscrezioni, anche se non viene fatto riferimento a un risarcimento chiesto dal presidente USA insieme alla rettifica
© KEYSTONE (EPA/ANDY RAIN)
Ats
12.11.2025 20:08

Lo afferma il Guardian online che ha raccolto alcune indiscrezioni, anche se non viene fatto riferimento a un risarcimento chiesto dal presidente USA insieme alla rettifica.

La BBC è impegnata comunque, secondo il giornale, a continuare a difendere la reputazione complessiva del giornalismo del servizio pubblico.

«Non intendo fare sconti»

Donald Trump non intende fare sconti alla BBC sulla bufera che ha travolto l'emittente pubblica britannica, dopo il montaggio artefatto in un documentario di due passaggi separati del discorso tenuto dal presidente americano nel 2021 prima dell'assalto a Capitol Hill.

La bufera continua ad alimentare una forte polemica politica e mediatica nel Regno Unito, gli imbarazzi fra il governo laburista del premier Keir Starmer e la Casa Bianca, oltre alle strumentalizzazioni internazionali. Mentre la tv di Stato, secondo le indiscrezioni raccolte dal Guardian, sarebbe pronta al formale mea culpa chiesto per evitare la causa miliardaria minacciata dal tycoon.

«Sono stato obbligato» a querelare la BBC, ha dichiarato The Donald in un'intervista alla Fox News, rispondendo a una domanda sull'azione legale che scatterebbe qualora non vi sia entro venerdì una ritrattazione in piena regola e riparazioni concrete da parte dell'emittente.

Per poi aggiungere di dover portare avanti la causa perché «hanno truffato il pubblico e lo hanno ammesso», entrando per la prima volta sull'argomento coi media da quando il suo team di avvocati è passato all'attacco. E ancora: «Hanno effettivamente modificato il mio discorso del 6 gennaio, che era un discorso bellissimo, un discorso molto rassicurante, e lo hanno fatto sembrare radicale».

All'affondo del tycoon per un comportamento dell'emittente da lui bollato come «incredibile e molto disonesto» ha dato manforte Mosca. «La BBC ha commesso un 'crimine informativo'», ha tuonato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. In un'intervista con la radio Sputnik, ripresa dalla Tass, ha parlato di interferenza da parte dell'emittente resa ancora più grave dal fatto che «il destino di una persona, di un Paese, di una nazione, dipende da questo materiale».

In mezzo allo scenario ostile per l'istituzione britannica è arrivata la difesa d'ufficio di Starmer, già indebolito dalla grave crisi di consensi del suo Labour e dalle tensioni interne alla maggioranza. Il primo ministro ha ribadito durante un acceso question time alla Camera dei Comuni di essere «sostenitore di una BBC forte e imparziale in un'era di disinformazione» globale oltre che «indipendente», aggiungendo, in relazione alle accuse rivolte da Trump, che essa deve «correggere gli errori» laddove siano stati fatti e «mettere ordine» al suo interno.

Ma non è andato oltre nella risposta al leader dei libdem Ed Davey che lo incalzava puntando il dito sul presidente americano pronto - ha detto - a «distruggere la nostra BBC». Davey ha poi chiesto al premier, senza ottenere risposta nel merito, di fare pressione su The Donald affinché non prosegua con l'azione legale contenente la pretesa d'indennizzo monstre. Oltre a invocare che i contribuenti non sborsino «nemmeno un penny» per compensare il tycoon.

Durante il confronto, sir Keir si è ben guardato dal polemizzare col grande alleato Usa, mentre ha condiviso le critiche del leader libdem a Nigel Farage: additando il portabandiera di Reform Uk, partito della destra trumpiana britannica primo nei sondaggi, come nemico di un'istituzione nazionale come la tv di Stato.

A parte questo, il primo ministro ha mantenuto un profilo basso e non si è nemmeno associato alle accuse lanciate, sempre da Davey, rispetto alle interferenze sulla linea editoriale della BBC imputate a membri del Cda in quota Tory come Robbie Gibb, sospettato da più parti di aver alimentato a fini strumentali lo scandalo sul discorso di Trump 'ritoccato' per minare l'autonomia del servizio pubblico. «Non parlo di singoli» componenti del board, ha tagliato corto il premier, limitandosi a un attacco generico al precedente governo conservatore per «aver indebolito» la BBC ma ignorando la sollecitazione di Davey a far «silurare Gibb».

Correlati