La Cina contro gli USA: «Sanzioni illegali per chi ha normali rapporti commerciali con la Russia»

La Cina critica l’Occidente per l’attacco ucraino nella regione russa di Kursk e, in particolare, se la prende ancora con gli Stati Uniti per le sanzioni imposte alle aziende asiatiche. Pechino ha parlato di misure «illegali e unilaterali» e «non basate sui fatti».
La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno infatti imposto sanzioni a più di 400 enti, aziende e individui cinesi accusati di aver aiutato la Russia ad aggirare le restrizioni occidentali e rafforzare la sua macchina bellica.
Washington, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, ha ripetutamente chiesto a Pechino di non sostenere l’industria della difesa russa, emanando centinaia di sanzioni volte a limitare la capacità di Mosca di sfruttare determinate tecnologie per scopi militari. Le ultime sanzioni americane includono misure restrittive anche nei confronti di aziende cinesi coinvolte nella spedizione di macchinari e microelettronica in Russia.
Ieri il rappresentante speciale di Pechino per gli affari eurasiatici, Li Hui, in vista dell'arrivo a Pechino del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, si è opposto alle sanzioni dopo un incontro con alcuni funzionari di Brasile, Indonesia e Sudafrica. Secondo il diplomatico cinese, gli USA starebbero minacciando «i Paesi che hanno normali rapporti economici e commerciali con la Russia con sanzioni illegali e unilaterali».
Secondo Li, le restrizioni degli Stati Uniti «sono totalmente frutto dei loro interessi egoistici e non si basano sui fatti; la comunità internazionale non le accetterà mai». Oltre alle misure restrittive, Li Hu ha espresso perplessità sull’attacco delle truppe ucraine nella regione russa di Kursk, criticando il sostegno dell'Occidente a Kiev: «Tutte le parti sono preoccupate che l'Occidente continui ad allentare le condizioni affinché l'Ucraina colpisca il territorio russo con le armi fornite. E i recenti sviluppi sul campo di battaglia hanno confermato questo tipo di preoccupazione».
La Cina si sta sforzando di apparire come un attore che cerca attivamente una soluzione al conflitto, nonostante non abbia partecipato alla conferenza sul Bürgenstock di giugno, e ha chiesto a più Paesi di sostenere il suo piano di pace per l'Ucraina (proposto a inizio 2024 insieme al Brasile). Dopo l’incontro con i funzionari di Brasile, Indonesia e Sudafrica, Li ha fatto sapere che i tre Paesi condividono posizioni simili a quelle di Pechino, definendoli «forze importanti nella promozione della pace» su scala globale: «Hanno mantenuto la comunicazione sia con la Russia sia con l'Ucraina e restano impegnati in una soluzione politica della crisi attraverso il dialogo e la negoziazione», ha osservato l'ex ambasciatore cinese.
Stati Uniti e NATO sembrano però scettici di fronte ad un possibile ruolo di mediatore del Dragone, considerato piuttosto un «facilitatore» della Russia nella guerra in Ucraina. L’Occidente, in particolare, critica la Cina per la fornitura di componentistica a doppio uso civile e militare, che aiuterebbe Mosca a mantenere in piedi la sua macchina di guerra.