Medio Oriente

La Freedom Flotilla prova a tornare a Gaza, ma Israele intercetta la nave: «Sequestrati in acque internazionali»

Dopo la spedizione con Greta Thunberg, la ONG invia un'altra imbarcazione, la Handala, verso l'enclave mediorientale per «rompere l'illegale e genocida blocco israeliano contro i palestinesi»
Red. Online
27.07.2025 09:30

«La Freedom Flotilla Coalition conferma che la sua nave civile Handala, in viaggio per rompere l'illegale e genocida blocco israeliano contro i palestinesi di Gaza, è stata violentemente intercettata dall'esercito israeliano in acque internazionali a circa quaranta miglia nautiche da Gaza». Lo fa sapere la stessa ONG attraverso un aggiornamento sul suo sito internet.

La barca, un ex peschereccio norvegese, era partita il 13 luglio dal porto di Siracusa, in Sicilia, facendo tappa il 18 a Gallipoli, in Puglia, dove ha imbarcato un carico di aiuti umanitari.  Lo scorso giugno una prima imbarcazione, la Madleen, era partita alla volta dell’enclave mediorientale per portare una quota simbolica di beni di prima necessità e attirare l’attenzione del mondo sulla carestia in atto nella Striscia di Gaza. La prima spedizione aveva fatto molto discutere anche per la presenza a bordo della nave dell'europarlamentare Rima Hassan, ma soprattutto dell’attivista svedese Greta Thunberg, poi schernita e ridicolizzata dal Governo di Tel Aviv, il quale aveva aveva ribattezzato l’imbarcazione la «nave da selfie». Anche in quell’occasione lo Stato ebraico aveva intercettato la nave in acque internazionali, prendendo in custodia gli attivisti a bordo.

La Freedom Flotilla ha spiegato che «alle 23:43 ora palestinese», l’IDF «ha spento le telecamere a bordo di Handala e abbiamo perso ogni comunicazione con la nostra nave. L'imbarcazione disarmata trasportava rifornimenti salvavita quando è stata abbordata dalle forze israeliane, i suoi passeggeri sono stati rapiti e il suo carico sequestrato. L'intercettazione è avvenuta in acque internazionali al di fuori delle acque territoriali palestinesi al largo di Gaza, in violazione del diritto marittimo internazionale». L'IDF, dal canto suo, ha spiegato che l'esercito israeliano ha «imposto il blocco della sicurezza marittima sulla Striscia di Gaza, preparandosi ad affrontare una serie di scenari».

A bordo della Handala erano presenti i 21 attivisti - tra cui parlamentari, avvocati, giornalisti, sindacalisti, ambientalisti e altri difensori dei diritti umani - di 10 nazionalità, i quali hanno aspettato l'inesorabile intercettazione e il successivo arresto da parte delle autorità dello Stato ebraico.

La nave, fa sapere ancora la Freedom Flotilla, «trasportava un carico di aiuti umanitari essenziali per i palestinesi di Gaza, tra cui latte in polvere, pannolini, cibo e medicine. Tutto il carico era di natura non militare, civile e destinato alla distribuzione diretta a una popolazione che sta morendo di fame e rischia il collasso sanitario a causa dell'illegale blocco israeliano».

I 21 attivisti hanno annunciato che faranno uno sciopero della fame collettivo, non solo per protestare contro Israele e il «genocidio» di Gaza, ma pure per inviare un messaggio ai «governi del mondo che non stanno difendendo il diritto internazionale», che «hanno abbandonato i palestinesi» e «deluso l'umanità». Viene affermato in diversi post dei  membri dello stesso equipaggio pubblicati su X. La ONG chiede ai governi dei Paesi di provenienza degli attivisti «protezione per i loro cittadini a bordo» della nave, che «stanno facendo ciò che dovrebbero fare i governi», cioè portare aiuti umanitari a «rompere l'assedio illegale di Israele su Gaza».

La barca, prima di essere intercettata, era riuscita a superare il punto il cui lo scorso 9 giugno venne fermata la Madleen, la quale era stata portata al porto israeliano di Ashdod. Greta Thunberg, in quell'occasione, era stata accusata di antisemitismo dal ministro della Difesa israeliano, Israel Katz.