La storia

La guerra causerà una penuria di informatici?

Il 10% degli sviluppatori di software su scala globale proviene da Ucraina, Russia e Bielorussia
Marcello Pelizzari
10.03.2022 16:37

Frase fatta: le conseguenze di una guerra, a volte, sono imprevedibili. Nascoste, anche. A soffrire, è bene ricordarlo, sono innanzitutto le persone coinvolte direttamente nel conflitto: i civili che, in Ucraina, da giorni sono bombardati dall’esercito russo.

Fatte le dovute premesse, il conflitto che oppone Kiev a Mosca sta toccando svariati aspetti della quotidianità. Anche lontano dai luoghi più martoriati. Ad esempio, l’invasione e le conseguenti, logiche sanzioni occidentali stanno ridisegnando gli orizzonti del mercato mondiale dei servizi informatici. Un mercato già sotto pressione a causa della pandemia, fra l’altro.

Il problema, banalmente, è questo: visto il contesto, è ipotizzabile una penuria di sviluppatori di software russi, bielorussi e ucraini. Parliamo del 10% delle risorse mondiali, stando al quotidiano economico francese La Tribune. Pentalog, fra le tante aziende che in questi giorni hanno accennato alla cosa, ha previsto un rincaro internazionale per i servizi hi-tech.

Il peso dell'Est
Mentre stampa e opinione pubblica si concentrano sul gas e sul petrolio, appare sempre più evidente la penuria di informatici. E, di riflesso, il rischio di un aumento dei costi per il settore è forte.

Dati alla mano, su dieci milioni di sviluppatori specializzati sparsi per il mondo, beh, un milione proviene dai tre Paesi citati. Tutti, con gradazioni differenti, coinvolti nel conflitto. La proporzione sale al 15-20% se volessimo comprendere la totalità dell’Europa dell’Est, una regione (si veda la Polonia) che vive con parecchia preoccupazione l’evolversi degli eventi, nel timore che Putin non si fermi. 

D’altra parte, l’Est e l’India – in risposta alla crescente domanda statunitense – a partire dagli anni Novanta sono diventati i due centri più importanti per le competenze informatiche.

Nessuno molla
Gli informatici, dunque, diventeranno rari. E qui torna il dramma della guerra, dato che molti ingegneri ucraini per forza di cose hanno salutato codici, algoritmi e computer per imbracciare il fucile. Sul fronte opposto, alle migliaia di informatici russi che attualmente lavorano in America potrebbe non venir rinnovato il visto. Un disastro, ecco.

La tempesta non poteva capitare in un momento peggiore, dato che la pandemia ha accelerato la digitalizzazione delle aziende e, come detto, l’IT è sotto pressione oramai da due anni. Per molti, l’informatica è diventata essenziale tanto quanto la luce.

Certo, in Ucraina in particolare c’è chi si è adattato. Nonostante le bombe, nonostante la guerra. «Finché c’è elettricità e finché abbiamo Internet posso lavorare» il mantra ripetuto da molti.

 

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