L'analisi

La guerra dei prezzi sta «uccidendo» i marchi occidentali in Cina?

Da Tesla a Starbucks, passando per McDonald's e Apple, le aziende straniere stanno faticando e non poco a mantenere la loro quota di mercato: come mai?
© Shutterstock
Red. Online
25.05.2024 10:30

E adesso, come la mettiamo? I marchi e le aziende occidentali, per decenni, hanno puntato con forza sui consumatori cinesi. Creando, di fatto, la domanda. L'aumento della concorrenza interna, scrive la CNN, ha però scatenato una vera e propria guerra dei prezzi. Guerra che l'Occidente non può vincere. Sconti e offerte speciali, leggiamo, vengono proposti in qualsiasi settore. Dagli alimentari all'abbigliamento, passando per l'elettronica di consumo e perfino le automobili, in particolare quelle elettriche. La quota di mercato di Tesla, in Cina, è scesa al 4% ad aprile. Un mese prima, a marzo, quella quota era al 7,7%. Il mese scorso, le consegne della fabbrica di Shanghai, la più grande di Tesla a livello globale, sono diminuite del 18% rispetto allo stesso mese ma del 2023. Il tutto mentre il principale rivale di Tesla, BYD, ha messo a registro un +29% nelle consegne di veicoli elettrici.

Tesla, ad aprile, è corsa ai ripari annunciando una forte, anzi fortissima riduzione dei prezzi nel Paese del Dragone. In precedenza, aveva varato misure scontistiche anche in America e in Germania. Una mossa, quella cinese, dettata anche dal clima economico attuale. L'economia della Cina, nel 2023, è cresciuta del 5,2%. Un ritmo così lento, dati alla mano, non si vedeva dal 1990, quando il PIL era salito del 3,9% appena, complici le sanzioni internazionali varate dopo il massacro di Piazza Tienanmen dell'anno prima. Detto in altri termini: i consumatori cinesi, in questo preciso momento storico, hanno ridotto e di molto le spese. Perché, appunto, tira aria di crisi, in particolare nell'immobiliare che da solo rappresenta il 70% della ricchezza delle famiglie. Non a caso, a proposito di immobiliare, le autorità hanno appena varato un maxi-piano di salvataggio del settore.

E così, unendo i puntini, salta fuori che le aziende occidentali, in Cina, stanno faticando. Negli anni Novanta, scrive sempre la CNN, i marchi europei e americani avevano in testa un solo obiettivo: aumentare la loro presenza nel Paese asiatico. Le cose, nel frattempo, sono cambiate, tant'è che diverse aziende stanno pensando di andarsene o, nella migliore delle ipotesi, di difendere la propria posizione. Il mercato cinese, di suo, è in forte e rapida evoluzione. Ne sanno qualcosa Tesla, come detto, ma anche Apple, Starbucks e McDonald's. Il fatturato complessivo di Apple nella cosiddetta Grande Cina, comprendente quindi Taiwan, Hong Kong e Macao, è sceso dell'8% a 16,4 miliardi di dollari nel trimestre fiscale conclusosi il 30 marzo scorso. Il tutto a vantaggio di Huawei, il colosso cinese che l'Occidente ha cercato in tutti i modi di sgambettare fra Europa e Stati Uniti. Le sue vendite di smartphone in Cina sono aumentate del 70% nel primo trimestre del 2024. «La Cina è il mercato più competitivo al mondo» ha dichiarato non a caso Tim Cook, l'amministratore delegato di Apple, in occasione di un incontro con gli analisti all'inizio del mese. Come Tesla, anche Apple ha reagito abbassando i prezzi degli iPhone venduti in Cina. Perfino Starbucks, che a suo tempo aveva dichiarato di non essere interessata a una guerra dei prezzi in Cina, ha iniziato a offrire coupon che, di fatto, hanno abbassato i prezzi dei suoi cappuccini: da 30 a 20 yuan, o meglio da 4,2 a 2,8 dollari. «I nostri consumatori sono ora più cauti nella spesa» ha dichiarato Belinda Wong, presidente e co-amministratrice delegata di Starbucks China, in occasione di una conferenza stampa di gennaio. «Stiamo assistendo a un afflusso massiccio di concorrenti che si concentrano su una rapida espansione dei punti vendita e su tattiche di prezzi bassi per attirare i clienti».

La guerra dei prezzi, prosegue la CNN, sta caratterizzando anche un altro settore chiave, quello del cibo fast food. Detto che, a suo tempo, era stata McDonald's a proporre determinati menù a prezzo fisso, gli sconti giornalieri o settimanali sono oramai una realtà consolidata. Nanchengxiang, una catena con sede a Pechino, ha persino lanciato una colazione a buffet ultra-economica da 3 yuan. Ovvero, 41 centesimi di dollaro: un prezzo record per i pasti all-you-can-eat. Il risultato? Le vendite durante l'orario di colazione sono più che raddoppiate. Scendere troppo con i prezzi, però, di per sé è un problema per i marchi occidentali, svantaggiati rispetto a quelli locali per via dei costi operativi più alti. L'errore dell'Occidente, a detta degli esperti, è stato quello di credere nel mito di una classe media cinese in (perenne) crescita. Non è e non sarà così, sebbene la Cina sia ancora destinata a trainare con i suoi consumi la crescita economica globale. 

In questo articolo: