Il caso

La regina delle schiacciate ancora dietro le sbarre: interviene Dennis Rodman

L'ex cestista dell'NBA andrà a Mosca per cercare di aiutare Brittney Griner: amico di Kim Jong-un, da tempo intrattiene rapporti informali anche con Putin
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Matteo Generali
22.08.2022 11:51

Brittney Griner: due metri e sei centimetri di altezza, mani più grandi di Le Bron James, prima scelta nel draft 2013, due volte campionessa olimpica e mondiale, otto volte all-star con le Phoenix Mercury della WNBA, la NBA femminile. Braccia tatuate, lunghi capelli rasta, donna afroamericana e lesbica al secondo matrimonio, attivista LGBTQ+, la 31.enne «BG», come la chiamano, incarna molti dei valori che Vladimir Putin detesta. E questo avrebbe influito parecchio sulla sua condizione attuale. Griner, infatti, è stata arrestata il 17 febbraio all'aeroporto di Sheremetevo, in Russia, per «possesso e contrabbando di stupefacenti» per due cartucce a base di olio di cannabis per vaporizzatore. Il 4 agosto è arrivata la sentenza definitiva: 9 anni di carcere, oltre ad una multa di un milione di rubli, circa 16 mila franchi al cambio attuale. La «pivot» si stava recando in Russia durante la pausa tra una stagione e l'altra della WNBA per giocare per il settimo anno di fila con l'UMMC di Ekaterinburg, che la paga più di un milione di dollari (contro i 228 mila di Phoenix).

Una pedina politica?

Secondo i media statunitensi, la Russia sarebbe stata tanto severa nel giudizio su Brittney per poter intavolare uno scambio tra prigionieri: per la cestista, il segretario di Stato americano Blinken avrebbe messo «sul piatto» il trafficante d'armi Viktor Bout, il «mercante di morte» impersonato da Nicolas Cage nel film Lord of War, che sta scontando 25 anni nell'Illinois. Gli USA sperano inoltre, offrendo un personaggio del genere, di ottenere il rilascio di un secondo statunitense detenuto in Russia, Paul Whelan, condannato a 16 anni per spionaggio, che però Mosca vorrebbe tenere fuori dai negoziati.

Prima di sapere il verdetto, la cestista ha lanciato con voce tremante un appello alla corte: «Mi chiamano pedina politica, ma io spero che la politica resti fuori da quest'aula. Spero che il vostro Governo non metta fine alla mia vita».

Sul caso si è espresso anche il presidente Biden, definendolo «inaccettabile», e a ruota si è unito tutto il mondo del basket statunitense: la WNBA, l'NBA e la Federazione americana, nonché diversi cestisti che hanno rilanciato l'hashtag #FreeBG. «È l'apice di un incubo che nostra sorella sopporta da 168 giorni», hanno ricordato le sue compagne di squadra di Phoenix.

Si è attivato anche «The Worm»

Nella giornata di oggi Dennis Rodman, il rimbalzista più forte della storia della NBA, da anni amico di Kim Jong-un e che da tempo intrattiene rapporti informali anche con Putin, ha avuto il via libera per andare a Mosca, con il compito di sollecitare il rilascio della star del basket femminile. «Ho ottenuto il permesso di andare in Russia per aiutare quella ragazza, sto provando ad andarci questa settimana», ha detto Rodman alla NBC. L'ex cestista, vincitore per cinque volte del titolo NBA formando lo storico trio con Micheal Jordan e Scottie Pippen, nel 2014 definì Vladimir Putin «cool» (un apprezzamento traducibile con «figo», ndr).

Rodman non è nuovo a questo tipo di missioni, già in passato si auto-attribuì il merito per il rilascio di Kenneth Bae, allora prigioniero della Corea del Nord. Rodman per l’occasione scrisse una lettera indirizzata al dittatore nord-coreano con la quale lo supplicava di liberare l’americano. Bae fu rilasciato dopo aver trascorso due anni di prigionia e Rodman rivendicò una parte importante del merito grazie alla sua lettera al leader supremo.

Da sempre Rodman incarna una delle figure più stravaganti e controverse che abbiano mai calcato l’iconico parquet della palla a spicchi. Certamente le sue caratteristiche non sembrano proprio le più tipiche della diplomazia internazionale. Avrà un futuro promettente anche su questo campo? Staremo a vedere.