Il caso

Fra ricorso e scambio, quali sono le possibilità di Brittney Griner?

La giocatrice di basket, condannata a 9 anni in Russia per detenzione di cartucce per sigarette elettroniche contenenti cannabis, tornerà presto a casa? Facciamo il punto
Marcello Pelizzari
06.08.2022 10:30

Giorni fa, un tribunale russo ha condannato la stella del basket statunitense Brittney Griner a nove anni di prigione. Aggiungendo, per gradire, una multa di un milione di rubli, pari a circa 16.500 dollari. L’accusa, nello specifico, è quella di detenzione di cartucce per sigarette elettroniche contenenti cannabis, illegali nel territorio russo.

31 anni, Griner era stata arrestata lo scorso 17 febbraio mentre era in viaggio verso Ekaterinburg, negli Urali, sede della squadra in cui milita dal 2014 durante la pausa del campionato nordamericano. Gli agenti dell’aeroporto Sheremetyevo di Mosca avevano trovato le citate cartucce nel bagaglio della giocatrice.  

Pur scatenandosi prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la vicenda si è aggiunta alle tensioni tra Mosca e Washington. Finendo per sovrapporsi al conflitto.

Il suo nome, in particolare, è balzato agli onori della cronaca immediatamente dopo un primo scambio di prigionieri fra Russia e Stati Uniti (Reed-Yaroshenko). Dopo essersi dichiarata colpevole, l’ipotesi di un altro scambio ha cominciato a prendere corpo.

Washington, va da sé, ha sempre riaffermato la buona fede di Griner promettendo di lavorare a pieno regime per assicurarne il rilascio. Sul tavolo, come noto, c’è anche una proposta concreta: Griner e l’ex marine Paul Whelan in cambio del trafficante d’armi Viktor Bout, attualmente in carcere negli Stati Uniti.

Le chance di ricorso

Innanzitutto, la squadra legale di Griner ha ancora delle (scarse?) opzioni legali a disposizione. Giovedì, gli avvocati della giocatrice hanno dichiarato di voler inoltrare un ricorso contro la sentenza, emessa da un tribunale di Khimki nei pressi di Mosca.

«Dobbiamo sfruttare ogni opportunità legale che abbiamo e l'appello è una di queste opportunità». Parole e musica di Maria Blagovolina poche ore dopo il verdetto.

Il ricorso, leggiamo, è motivato altresì dalla pena inflitta. Una pena giudicata eccessiva, dal momento che per casi del genere, in Russia, la prassi prevede cinque anni di reclusione.

Gli avvocati difensori della star del basket hanno affermato che la punizione di nove anni - un anno in meno rispetto alla pena massima possibile - va contro la prassi abituale in Russia, dove reati simili sono regolarmente puniti con circa cinque anni di reclusione.

Il problema, su questo fronte, è che se la finestra per presentare ricorso è relativamente breve, una decina di giorni, la successiva revisione del caso potrebbe richiedere mesi e mesi.

Ecco perché, insomma, è stato aperto un secondo fronte. Legato appunto a uno scambio di prigionieri.

La proposta sostanziale

Una proposta, sostanziale come l’ha definita il segretario di Stato americano Antony Blinken, è stata annunciata la scorsa settimana da Washington. L’obiettivo, dicevamo, era ed è liberare tanto Griner quanto l’ex marine Whelan.

Blinken, ancora, ne ha parlato al telefono con l’omologo russo Sergei Lavrov senza però arrivare a un accordo o quantomeno a una svolta. Dopo la condanna di Griner, il Cremlino si è comunque detto disposto a portare avanti i negoziati.

Nessuno, finora, ha confermato ufficialmente i nomi dei prigionieri coinvolti. Secondo la CNN, tuttavia, le persone chinate sul dossier hanno identificato in Viktor Bout la persona da offrire alla Russia.

Viktor Bout, il pallino del Cremlino

Ecco, Viktor Bout. Ma di chi stiamo parlando, di grazia? 55 anni, soprannominato il mercante di morte, sta scontando una condanna di 25 anni in una prigione dell’Illinois. È considerato uno dei trafficanti di armi più famosi al mondo. Nella sua lunga e prosperosa carriera, si ritiene abbia aiutato tanto i ribelli quanto i governi riconosciuti in diverse zone calde del mondo. Dall’Afghanistan allo Yemen, passando per la Repubblica Democratica del Congo.

Bout fu arrestato in Thailandia, nel 2008, durante un’operazione congiunta condotta dalla polizia locale, dagli Stati Uniti e dall’Interpol. Estradato in America due anni dopo e condannato per aver cospirato per uccidere cittadini americani, fornire missili antiaerei e aiutare un’organizzazione terroristica, «grazie» al caso Griner potrebbe ora fare rientro in Russia.

Bout è sempre stato un pallino del Cremlino: nel 2010, per dire, le autorità russe cercarono di impedire l’estradizione del mercante di armi negli Stati Uniti. A rivelarlo i cablogrammi dell’ambasciata americana pubblicati da WikiLeaks. Lo stesso Vladimir Putin, stando a un ex funzionario della US Drug Enforcement Agency, intervistato da ABC News, sarebbe stato coinvolto nel tentativo di riportare a casa Bout.

Non è mai stato confermato né dimostrato, per contro, il legame fra Bout e i servizi di intelligence del Cremlino.

Quali le tempistiche?

Lo scambio, dunque, si farà? E se sì, con quali tempistiche? Se la risposta alla prima domanda, generalmente, è affermativa, rispondere alla seconda sembrerebbe più complicato. C’è che ha parlato di settimane, chi di mesi e chi, addirittura, di anni.

Stando agli esperti, il Dipartimento di Giustizia statunitense non dovrebbe opporsi allo scambio perché Bout, in Illinois, ha già scontato una buona parte della pena. A ritardare l’esecuzione dello scambio, per contro, potrebbe essere la ricerca, da entrambe le parti, di massimizzare il profitto e ottenere maggiori vantaggi. Con il rischio, va da sé, di tornare indietro di parecchie caselle.

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