Russia

La Siberia brucia ancora, che cosa farà Putin?

La stagione degli incendi è cominciata con largo anticipo: il Cremlino, impegnato nella guerra in Ucraina, potrebbe rivedere le sue priorità
Marcello Pelizzari
12.05.2022 11:00

La Russia brucia. Già, vaste porzioni di foresta e di steppa sono in fiamme. In particolare, svariati incendi sono divampati in alcune zone della Siberia sudoccidentale. Le autorità locali hanno pure segnalato (almeno) una decina di morti.

Ne ha dato notizia, fra gli altri, il Siberian Times, un quotidiano in lingua inglese che, in questi giorni, ha pubblicato diversi video sui propri canali social. Video, va detto, non verificati in modo indipendente.

L'invito dello «zar»

Sappiamo che, martedì, Vladimir Putin ha esortato i funzionari regionali a controllare gli incendi boschivi. Il leader del Cremlino si è spinto oltre, affermando che il fuoco, in questo senso, rappresenta una minaccia all’ambiente e di riflesso all’economia, peraltro azzoppata dalle sanzioni occidentali.

«Non possiamo permettere che si ripeta la situazione dell’anno scorso, quando gli incendi boschivi sono stati i più duraturi e intensi degli ultimi anni» le parole del presidente russo, trasmesse dalla televisione di Stato.

Nel 2021, in effetti, qualcosa come 18,8 milioni di ettari fra foresta, steppa e torbiera vennero avvolte dalle fiamme. Ad affermarlo, a suo tempo, Greenpeace Russia. L’area bruciata, leggiamo, era grande quanto la Siria.

Il guaio delle torbiere

Le torbiere, nello specifico, sono un osservato speciale. Il motivo è presto detto: contengono enormi quantità di carbonio. In caso di incendio, hanno spiegato gli ambientalisti, le emissioni per ogni metro quadrato di torba sono di gran lunga superiori a quelle dei più potenti incendi boschivi. Estinguere un fuoco del genere, poi, è complicatissimo. Richiede tempo, uomini, energie.

Più o meno la metà di tutto il carbonio immagazzinato nelle torbiere si trova lungo il Circolo Polare Artico, Siberia inclusa. Stiamo parlando di miliardi e miliardi di tonnellate. Il concetto di bomba ad orologeria non è affatto fuori luogo.

E gli uomini?

A occuparsi in prima linea del problema, nella Federazione, è l’Agenzia forestale federale russa. L’ente, a fine aprile, aveva rassicurato il Cremlino. Spiegando di essere pronta a schierare droni ed elicotteri.

Negli altri anni, tuttavia, l’esercito aveva aiutato (e non poco) a spegnere i vari incendi. Evitando il peggio. La domanda, considerando il conflitto in corso in Ucraina e l’insistenza di Putin nel portare avanti la famigerata «operazione militare speciale», sorge spontanea: la risposta antincendio, quest’anno, sarà all’altezza della situazione o la Russia rischia un disastro ambientale senza precedenti?

Mosca, per sostenere lo sforzo bellico, ha inviato sempre più uomini al fronte. In Ucraina. Togliendo, giocoforza, risorse per la gestione di problemi interni. Senza contare che, a causa delle citate sanzioni occidentali, per sostenere la guerra il Cremlino dovrà rivedere i budget da destinare alle varie agenzie. Compresa quella forestale, alle prese pure con problemi logistici (parti di ricambio provenienti dall’estero, poche e sempre meno) e di manutenzione.

La guerra e gli incendi

Dati del ministero delle Emergenze russo alla mano, dall’inizio del 2022 si sono verificati 4 mila incendi boschivi per circa 270 mila ettari di territorio. La maggior parte poteva essere racchiusa nelle regioni di Krasnoyarsk, Kurgan e Omsk.

Le fiamme, a ben vedere, sono una caratteristica della Siberia da sempre. Quelle provocate dai fulmini o dalla cosiddetta combustione spontanea, per dire, fanno parte del ciclo naturale di questo ecosistema.

Il problema, semmai, è dato dal cambiamento climatico e dal fatto che la regione si stia scaldando in maniera più netta e più veloce rispetto ad altre porzioni di mondo. Ergo, il rischio che si sviluppino incendi è aumentato a dismisura.

Anche in tempi di pace, riferiscono gli esperti, la Russia non aveva abbastanza mezzi per contenere l’emergenza incendi in Siberia.

Putin, ora, rischia di ritrovarsi con un doppio problema. Se è vero che la guerra in Ucraina non sta andando come aveva previsto il Cremlino, tant’è che il 9 maggio in occasione del Giorno della Vittoria non è stato sbandierato alcun successo, sul fronte interno Mosca non può permettersi di, scusate il gioco di parole, scherzare con il fuoco.

L’obiettivo di Putin, in termini di narrazione, è sempre stato quello di ottenere un ampio consenso interno. E, analogamente, di dimostrare alla popolazione l’efficienza della macchina statale. Non riuscire a gestire il fuoco siberiano, beh, potrebbe avere delle conseguenze anche sull’offensiva in Ucraina.

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