Ambiente e aviazione

La svolta «green» del JFK Airport

Lo scalo più trafficato di New York, porta del Nordamerica sul mondo, ha lanciato il progetto: un grande impianto solare, in grado di alimentare 3.570 abitazioni, coprirà il New Terminal One
© JFT-NTO/AlphaStruxure
Giacomo Butti
28.01.2023 21:05

All’aeroporto internazionale JFK è tempo di restyling. Allo scalo più trafficato di New York, la porta del Nordamerica sul mondo, è in corso la costruzione di un nuovo terminal da 9,5 miliardi di dollari e 223 mila metri quadrati. Il New Terminal One sorgerà sugli attuali Terminal 1, 2 e 3 (quest’ultimo, demolito nel 2014). Ma i lavori, ovviamente, prenderanno alcuni anni. Entro il 2026 è prevista l’aperta della hall per arrivi e partenze dei primi 14 gate. Gli altri nove gate verranno invece completati entro il 2030.

A settembre 2022, giorno del lancio dei lavori, la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul ha così descritto il progetto: «La ristrutturazione all'avanguardia degli aeroporti dello Stato di New York è fondamentale e attesa da tempo, soprattutto al JFK, la porta d'ingresso della nazione verso il mondo. Gli investimenti che stiamo facendo oggi garantiranno a tutti i newyorkesi, e alle decine di milioni di persone che vengono qui ogni anno, un'esperienza di viaggio di prima classe domani - il tutto creando più di 10.000 posti di lavoro».

Ma strutture più moderne e confortevoli non sono le uniche novità. Al JFK Airport, infatti, è prevista una vera e propria rivoluzione “green”.

Le isole di energia

Tagliare le emissioni, soprattutto per un settore nel “mirino” come quello dell’aviazione, è un dovere: tanto che, da tempo, compagnie e autorità aeroportuali si stanno dando da fare per rendere più sostenibili i viaggi aerei riducendo l’impatto sul pianeta. L’imperativo, ovviamente, ha guidato anche la progettazione della ristrutturazione del JFK Airport. E New York non si nasconde. Nel 2026, il New Terminal One sarà lo scalo statunitense dotato del più grande impianto solare. L’annuncio è stato dato giovedì da AlphaStruxure, joint venture tra Schneider Electric e Carlyle che si occuperà di creare una microgrid da 11,34 megawatt — alimentata da circa 13 mila pannelli solari divisi in 4 “isole” — che sarà collocata sul tetto della struttura.

Ma cosa stiamo parlando? Le microgrid sono gruppi localizzati di fonti di energia elettrica e accumulo in grado di funzionare attraverso una rete energetica o indipendentemente da essa. In sostanza, la “microrete” che verrà installata sul JFK Airport, leggiamo sul sito di AlphaStruxure, sarà dotata di 7,66 megawatt in pannelli solari e di 3,68 megawatt di celle a combustibile, mentre batterie da 4 megawatt-ora si occuperanno di stoccare l’energia. Il calore recuperato sarà utilizzato per generare acqua refrigerata e riscaldare l'acqua calda. Una potenza, quella generata dall’intera microgrid, sufficiente ad alimentare mediamente 3.570 abitazioni statunitensi. Di più: la sua capacità di generare elettricità in maniera indipendente permetterà all’aeroporto di funzionare anche in caso di interruzioni di corrente alla rete principale.

 

© JFK-NTO/AlphaStruxure
© JFK-NTO/AlphaStruxure

Sostenibilità

Il progetto, dicevamo, è in linea con gli obiettivi climatici locali, tra cui la promessa dele autorità portuali del JFK di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050. Da sola, la microgrid permetterà di tagliare del 38% le emissioni rispetto a un’alimentazione completamente dipendente dalla rete. «Sostenibilità e resilienza sono valori fondamentali per il New Terminal One», ha dichiarato giovedì Gerrard Bushell, CEO di The New Terminal One Development, nel confermare la partnership con AlphaStruxure. «Questa è un'infrastruttura orientata al futuro che faciliterà la transizione dai combustibili fossili e stabilisce un nuovo standard per lo sviluppo rinnovabile su larga scala a New York e nel settore del trasporto aereo». Una buona notizia per il clima, sì, ma anche per i costi affrontati dall’aeroporto e, di conseguenza, dai suoi utenti: «La microgrid eliminerà i rischi per il terminal derivanti dalla volatilità dei mercati energetici», ha evidenziato Bushell.