L'analisi

«L'accordo UE sugli aiuti all'Ucraina? Potrebbe favorire Biden anche alle presidenziali»

I 27 hanno approvato il pacchetto da 50 miliardi per Kiev: l'Unione europea saprà assumere, ora, un ruolo di leadership? E gli indecisi Stati Uniti?– Ne abbiamo parlato con il professore René Schwok, esperto di sicurezza europea e relazioni transatlantiche
©ZOLTAN FISCHER/HUNGARIAN PRIME M
Giacomo Butti
01.02.2024 19:30

Oggi, l'Unione europea ha raggiunto un accordo a suo modo storico sul tanto sospirato pacchetto di aiuti all'Ucraina. La decisione, ne abbiamo parlato qui, è stata unanime. Ma è arrivata non senza compiere qualche passo verso Viktor Orbán e la sua Ungheria. Fondamentali, in particolare, alcune concessioni sulla valutazione dello Stato di diritto in Ungheria. Lasciatasi alle spalle litigi e incomprensioni, l'UE vuole assumere un ruolo di leadership nel sostegno a Kiev. Ma ne sarà in grado? E che effetto avrà la notizia dell'avvenuto accordo sugli indecisi Stati Uniti? Ne abbiamo parlato con René Schwok, professore al Global Studies Institute dell’Università di Ginevra, esperto di sicurezza europea e relazioni transatlantiche. 

Professor Schwok, come valuta l’accordo raggiunto dall’UE? È arrivato al momento giusto?
«Era un po’, potremmo dire, l’ultima possibilità. Più il tempo passava, più il morale degli ucraini si abbassava. E con esso la credibilità e il potere di Zelensky». 

L’Europa sta davvero assumendo «leadership e responsabilità» del sostegno all’Ucraina, come affermato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel immediatamente dopo il via libera dei 27?
«Penso che sia una dichiarazione un po' presuntuosa. È molto simile a quella di molti leader europei che ad ogni crisi ripetono che "è arrivato il momento dell'Europa". Una frase usata anche da Jacques Poos, allora ministro degli Esteri del Lussemburgo, nel 1991, quando la guerra nei Balcani era appena iniziata. Ma questo trionfalismo è rimasto un doloroso monito, se non un tragico ricordo. Come osservava già nel 1993 il politologo Christophe Hill, ci sarà sempre un "divario tra aspettative e capacità" finché l'UE non avrà risorse sufficienti, soprattutto militari, e gli strumenti per gestirle».

Trovo problematico che l'UE abbia abbandonato alcuni dei suoi principi di democrazia e stato di diritto per ottenere il consenso dell'Ungheria

Alla fine, Bruxelles e Budapest sono riuscite ad appianare le differenze. Un buon esempio di come superare i disaccordi interni? Oppure la disponibilità, da parte dell’UE, a prestarsi a un gioco di “do ut des” rappresenta un pericoloso precedente?
«Di per sé, non mi scandalizza che uno Stato faccia dei ricatti minacciando di bloccare gli altri se non dovesse ottenere ciò che vuole. Fa parte del DNA dei negoziati intergovernativi all'interno dell'UE e tutti i governi lo hanno praticato. Ciò che trovo più problematico è che l'UE sembra aver abbandonato alcuni dei suoi principi di democrazia e stato di diritto per ottenere il consenso dell'Ungheria. È qui che il precedente potrebbe essere pericoloso e potrebbe ispirare altri governi illiberali». 

Come verrà accolto l’accordo europeo a Capitol Hill? La notizia metterà sotto pressione i deputati statunitensi affinché concedano rapidamente nuovi aiuti all'Ucraina?
«La decisione dell'UE potrebbe aumentare la credibilità e l’influenza di Biden, dei democratici e di alcuni repubblicani moderati. Purtroppo, però, non credo sia sufficiente a superare la condiscendenza di molti americani, in particolare dei repubblicani, nei confronti degli europei in generale e dell'Unione Europea in particolare».

A Washington, quindi, per strappare un accordo i democratici dovranno ugualmente fare grandi concessioni su temi importanti, quali l'immigrazione?
«Sì, penso sarà così. Ma oserei dire che questo vada a loro vantaggio. Gli ambienti democratici non vogliono che la campagna elettorale di novembre sia incentrata sull'immigrazione, perché sanno che questo tema è molto attraente per i repubblicani e, al contrario, molto negativo per loro. Quindi, cedere sulla questione dell'immigrazione, trasmettendo al contempo il messaggio che è una scelta fatta in nome dei valori più alti della difesa dell'Ucraina, del mondo libero e della civiltà, potrebbe consentire loro di mettere a segno un doppio colpo: togliere la questione dalle campagne presidenziali e legislative, presentandosi al contempo come difensori dei giusti valori».