«L'aeroporto di San Pietroburgo è mio»: la mossa di Vladimir Putin contro gli investitori «ostili»

Uscire dal mercato russo. Più facile a dirsi che a farsi, in alcuni casi. Anche perché, come abbiamo visto, andarsene dall'oggi al domani ha costretto, da un lato, i marchi occidentali a svendere e, dall'altro, ha permesso a molti imprenditori locali di impossessarsi, per pochi rubli, di intere catene. Basti pensare a McDonald's o Starbucks. Per questo, anche per questo, alcuni hanno deciso di rimanere o, meglio, di abbandonare il Paese a condizioni accettabili.
È il caso, questo, di Fraport, azienda di trasporti tedesca che gestisce l'Aeroporto di Francoforte sul Meno, in Germania, e detiene altresì partecipazioni nella gestione di numerosi altri scali in tutto il mondo. Fra cui l'aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo. Un investimento che, ora, sta creando non pochi grattacapi. Poche settimane dopo l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, nel marzo del 2022, Fraport aveva svalutato la sua partecipazione (25%) nel consorzio che gestisce la struttura, Northern Capital Gateway. Da allora, non c'è stata alcuna interazione con la Russia e non c'è stato neppure alcun trasferimento di denaro in entrambe le direzioni. Lo scorso luglio, come riporta il portale aeroTELEGRAPH, l'amministratore delegato di Fraport, Stefan Schulte, aveva detto alla Commissione per il bilancio del Parlamento dell'Assia che l'azienda stava perseguendo, ancora, «l'obiettivo di un'uscita conforme al contratto». Di qui l'analisi, continua, di possibili opzioni e soluzioni.
Schulte, fra le altre cose, ha spiegato che un annullamento unilaterale dei contratti in essere e la violazione dell'accordo non rappresentano una strada percorribile. E questo perché, parola dell'amministratore delegato, ciò «significherebbe consegnare i nostri beni all'aggressore Russia». Anche perché, così facendo, Fraport potrebbe vedersi recapitare richieste di risarcimento danni da parte di altri azionisti internazionali di Pulkovo.
Nel frattempo, tuttavia, la Russia sta reagendo a questa impasse. Il presidente Vladimir Putin, infatti, ha firmato un decreto governativo per trasferire in mani russe la società operativa dello scalo, la citata Northern Capital Gateway, in precedenza legata a Thalita Trading di Cipro. Stando alla TASS, il Cremlino creerà una nuova holding ad hoc. Gli attuali azionisti di Northern, leggiamo, verrebbero compensati con azioni nella nuova holding. Ma se il fondo sovrano del Qatar, azionista al 24,99%, può tranquillamente ricevere questa compensazione, le sanzioni occidentali imposte alla Russia rischiano seriamente di compromettere il trasferimento del 25% di Fraport nella nuova entità. La Germania, d'altronde, è considerata ostile dal Cremlino.
In ogni caso, secondo i media russi gli azionisti stranieri almeno all'inizio non avranno diritto di voto e, in sostanza, saranno depotenziati. Il decreto, però, lascia aperta la possibilità di concedere il diritto di voto agli attori stranieri in un secondo momento. Le parti interessate, recita il decreto, potrebbero ripristinarli «su loro richiesta, previa conclusione di accordi aziendali con altri partecipanti alla società e previa assunzione di obblighi di rispetto Legislazione russa». Sia quel che sia, ai vertici della holding verranno messe persone legate al governo russo.
L'azione decisa per Pulkovo rientra nelle misure adottate dalla Federazione Russa contro le sanzioni occidentali. Il governo, nel decreto, ha spiegato che la mossa è stata presa «in considerazione di una minaccia agli interessi nazionali e alla sicurezza economica della Russia derivante dagli obblighi connessi alla gestione di Northern Capital Gateway LLC da parte di alcune entità giuridiche straniere». Fraport, dal canto suo, ha spiegato che l'azienda tedesca innanzitutto esaminerà le informazioni contenute nel decreto e cercherà di capire «cosa questo significhi per il nostro coinvolgimento a San Pietroburgo, messo da parte dopo la guerra di aggressione russa, in futuro».
Da notare, concludendo, che le leggi su cui il governo russo ha basato la sua decisione per il futuro di Pulkovo sono state firmate prima, anche molto prima dell'invasione dell'Ucraina e della guerra lanciata da Vladimir Putin nel febbraio del 2022, scrive Bloomberg. Tradotto: questa nazionalizzazione non è paragonabile alle operazioni degli ultimi mesi varate, non senza polemiche, dal Cremlino, che ha assunto il controllo temporaneo dei beni di aziende o individui di "Stati non amici". Operazioni, queste, basate su una legislazione firmata da Putin in aprile e che ha permesso alla Federazione di mettere le mani, fra gli altri, sugli impianti russi di proprietà di Danone e Carlsberg, affidandone la gestione a imprenditori alleati del Cremlino.