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In diverse interviste, Mike Huckabee ha affermato che il legame tra il leader americano e lo Stato ebraico «è più forte che mai» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:25
23:25
Egitto e Qatar: «L'annuncio sul rilascio del rapito è un passo incoraggiante»
L'Egitto e il Qatar hanno accolto con favore l'annuncio di Hamas circa l'intenzione di liberare l'ostaggio americano-israeliano Idan Alexander, detenuto nella Striscia di Gaza. In una dichiarazione congiunta, i due Paesi, che stanno mediando i colloqui tra Hamas e Israele, hanno definito l'annuncio «un gesto di buona volontà e un passo incoraggiante verso un ritorno al tavolo delle trattative per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, il rilascio dei prigionieri e dei detenuti e garantire il flusso sicuro e senza ostacoli degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza».
21:51
21:51
«Steve Witkoff domani in Israele»
Secondo Ynet, dopo l'annuncio di Hamas che rilascerà l'ostaggio americano Edan Alexander entro al massimo 48 ore, l'inviato speciale dell'amministrazione Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff sarà domani in Israele.
Gerusalemme non è stata coinvolta nei negoziati per la liberazione di Edan e non è tenuta a rilasciare detenuti palestinesi in cambio.
Secondo l'annuncio di Hamas, la liberazione è un passo preliminare affinché gli aiuti umanitari possano entrare a Gaza.
21:21
21:21
Hamas: «Rilasceremo l'ostaggio USA Edan Alexander»
Hamas ha annunciato ufficialmente che rilascerà il rapito israelo-americano Edan Alexander, in seguito alle trattative con gli Stati Uniti avvenute nei giorni scorsi. L'inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff ha informato i genitori del giovane.
Il rilascio dell'ultimo rapito ancora in vita con cittadinanza americana sarebbe un omaggio da parte dell'organizzazione terroristica all'arrivo del presidente Donald Trump in Medio Oriente.
21:06
21:06
Trump mercoledì a Riad, Medio Oriente col fiato sospeso
Sono ore convulse per le diplomazie mediorientali e americana alla vigilia della partenza del presidente Donald Trump verso i paesi del Golfo. Trump intende annunciare il nuovo cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi e la consegna di cibo e medicine alla Striscia mentre si trova nella regione. Con il forte pressing delle nazioni arabe che hanno chiesto esplicitamente al presidente di annunciare la sua iniziativa di pace durante la visita.
L'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, che oggi ha guidato per la parte americana l'incontro con l'Iran sul nucleare, sta tenendo intense consultazioni nella regione con Israele, Egitto, Qatar e Hamas per raggiungere un accordo.
Un alto funzionario di Gaza ha sottolineato alla Reuters che Hamas ha in corso colloqui diretti con il governo statunitense sulla tregua e la ripresa degli aiuti umanitari. Washington avrebbe proposto a Hamas un accordo articolato che prevede il rilascio di 10 ostaggi in cambio di una tregua di massimo 70 giorni (Israele ne vuole 45), periodo in cui si svolgerebbero negoziati per un'intesa più ampia.
Witkoff ha comunicato ai mediatori che al termine di questa fase gli USA accetteranno la presenza di Hamas in un futuro governo locale, purché abbandoni il terrorismo, deponga le armi e accetti l'apertura di un percorso politico.
Hamas ha risposto con una controproposta che include il cessate il fuoco permanente, il ritiro dell'esercito israeliano da Gaza, la liberazione simultanea di tutti gli ostaggi in cambio di detenuti palestinesi, e l'istituzione di un'amministrazione indipendente con pieni poteri.
L'organizzazione, secondo i media arabi, si dice disposta ad accettare «dispositivi di sicurezza» (non meglio specificati) per garantire stabilità a lungo termine, e la sospensione della produzione militare, la fine degli scavi di tunnel, l'interruzione del contrabbando, la supervisione delle armi da parte dei mediatori.
Il Cairo da parte sua ha deciso di mandare un segnale chiaro a Benyamin Netanyahu dopo che il suo gabinetto ha approvato una nuova vasta offensiva nell'enclave: non nominerà un nuovo ambasciatore a Tel Aviv e non approverà la concessione delle credenziali all'ambasciatore di Gerusalemme in Egitto.
L'escalation non soddisfa neppure il «commander-in-chief» che la ritiene uno «sforzo sprecato», poiché rende più complicato il suo piano di ricostruzione della «riviera».
Da parte sua, Netanyahu ha commentato le voci di frizioni con «l'amico Trump» dichiarando alla Commissione esteri che non ci sono disaccordi e che i due paesi tengono colloqui regolari.
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MbS) intanto ha ottenuto dagli USA che al summit di martedì a Riad prendano parte anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, il presidente libanese Joseph Aoun e quello siriano Ahmed al-Shara'a. A dimostrazione del fatto che oltre a Gaza, i colloqui riguarderanno i nuovi assetti di Libano e Siria.
MbS mira a ottenere il consenso di Trump alla richiesta di «creare uno Stato palestinese», obiettivo che tranquillizzerebbe i forti movimenti non moderati di parte della società saudita, ideologicamente vicini a Gaza.
Trump arriverà in Medio Oriente accompagnato da una folta delegazione, tra cui spiccano imprenditori globali del calibro di Mark Zuckerberg, Elon Musk, il cofondatore di OpenAI Sam Altman e il capo di BlackRock Larry Fink.
In ballo ci sono investimenti miliardari da avviare sulle due sponde dell'Oceano Indiano e dell'Atlantico: si prevede che il presidente abbia intenzione di offrire ai sauditi tra l'altro un accordo sulle armi del valore di 100 miliardi di dollari.
La visita si concluderà il 16 maggio, Trump non farà tappa in Israele come previsto. Tuttavia, 5 giorni fa il più stretto collaboratore di Netanyahu, Ron Dermer, è stato ricevuto alla Casa Bianca per parlare di Gaza e del nucleare in Iran.
20:54
20:54
L'IDF attacca il porto di Hodeida controllato dagli Huthi
I caccia israeliani stanno attaccando il porto di Hodeida controllato dal gruppo filoiraniano Huthi.
L'attacco è il proseguimento dei raid israeliani della scorsa settimana che hanno distrutto l'aeroporto internazionale di Sana'a, dopo che gli Huthi hanno lanciato un missile che ha colpito la zona dell'aeroporto internazionale di Tel Aviv.
20:53
20:53
Netanyahu: «Hamas potrebbe rilasciare un ostaggio in omaggio a Trump»
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato in una discussione riservata presso la Commissione affari esteri e sicurezza della Knesset che non si può escludere che Hamas rilasci l'ostaggio israelo-americano Idan Alexander nei prossimi giorni come omaggio al presidente degli Stati Uniti Donald Trump in visita in Medio Oriente.
20:51
20:51
IDF, evacuazione urgente in 3 porti dello Yemen
L'esercito israeliano ha diramato un avviso di evacuazione «urgente» per tre porti controllati dagli Huthi nello Yemen, in vista di possibili attacchi aerei.
In un post su X, il portavoce in lingua araba intima a chi si trova nei porti di Ras Isa, Hodeidah e Salif sulla costa occidentale di evacuare.
19:29
19:29
«Colloqui diretti tra Hamas e gli USA su una tregua e l'ingresso degli aiuti»
Hamas sta tenendo colloqui diretti con il governo statunitense sulla tregua a Gaza e la ripresa degli aiuti umanitari. Lo ha dichiarato un alto funzionario palestinese, come riferisce Ynet citando Reuters.
Questa non è la prima volta che gli Stati Uniti avviano contatti diretti con Hamas. In passato Israele si era indignato per i negoziati segreti condotti dall'inviato di Donald Trump, Adam Boehler, sul rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco, che alla fine non hanno avuto successo.
Intanto il sito israeliano Walla ha appreso che «l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff sta tenendo oggi dei colloqui nella regione con Israele, Qatar ed Egitto su un accordo per il rilascio degli ostaggi e più ampi sforzi di de-escalation».
18:34
18:34
Papa Leone XIV: «Mai più la guerra»
«Mai più la guerra!». Nel primo Regina Caeli di Leone XIV dalla Loggia centrale di San Pietro risuona il grido di suoi predecessori del '900, come Pio XI, Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, rinnovato in questo millennio anche da Benedetto XVI e papa Francesco, dal quale il nuovo Pontefice mutua anche la grande metafora della «terza guerra mondiale a pezzi». E da un Papa che già dal suo primo intervento aveva rivendicato una «pace disarmata e disarmante», non ci si poteva attendere altro.
Dopo aver parlato nella riflessione introduttiva del problema delle vocazioni, nell'odierna Giornata mondiale, e dopo aver recitato, in parte cantando, la preghiera mariana che in questo periodo pasquale sostituisce l'Angelus, Prevost ha dedicato alle guerre in corso e alla richiesta del «miracolo della pace» per l'Ucraina e Gaza, la quasi totalità dei suoi appelli.
«L'immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale, terminava 80 anni fa, l'8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime - premette il Pontefice -. Nell'odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco, mi rivolgo anch'io ai grandi del mondo, ripetendo l'appello sempre attuale: 'Mai più la guerra!'».
Leone XIV afferma di portare «nel cuore le sofferenze dell'amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie», aggiunge nel suo appello.
«Mi addolora profondamente - prosegue - quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi».
Prevost spiega poi di aver «accolto invece con soddisfazione l'annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan», e auspica «che attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole».
«Ma quanti altri conflitti ci sono nel mondo! - esclama ancora - Affido alla Regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace».
Il Papa pronuncia il suo primo Regina Caeli non dalla finestra del Palazzo apostolico, come accadeva solitamente, ma dalla stessa Loggia centrale di San Pietro da dove giovedì si è mostrato al mondo dopo l'elezione in Conclave e l'Habemus Papam.
Festeggiato e acclamato dagli oltre 100'000 accorsi in Piazza San Pietro, prima di salutare e congedarsi ha parole anche sul fatto che «oggi in Italia e in altri paesi si celebra la Festa della Mamma. Mando un caro saluto a tutte le mamme con una preghiera per loro e per quelle che sono già in cielo. Buona festa a tutte le mamme!».
Di questo parla anche nella messa celebrata in mattinata nelle Grotte Vaticane col priore generale dell'Ordine di Sant'Agostino, padre Alejandro Moral Anton, all'altare in prossimità della Tomba di Pietro: «Oggi è la Festa della Mamma - ricorda nell'omelia -. Credo che ci sia solo una mamma presente: buona Festa della Mamma! Una delle espressioni più meravigliose dell'amore di Dio è l'amore che viene riversato dalle madri, soprattutto verso i loro figli e nipoti».
Dopo la messa, in cui tocca ancora il tema delle vocazioni, si ferma in preghiera sulle tombe dei suoi predecessori e davanti alla nicchia dei Pallii.
Infine, dopo il Regina Caeli, Leone XIV riapre l'appartamento papale del Palazzo Apostolico, rimuovendo i sigilli apposti nel pomeriggio del 21 aprile 2025, in seguito alla morte di Papa Francesco. Sono presenti il cardinale camerlengo Kevin Farrell, il segretario di Stato Pietro Parolin, il sostituto Edgar Pen Parra, il «ministro degli esteri» Paul Richard Gallagher, il reggente della Casa Pontificia Leonardo Sapienza.
Per ora Prevost continua ad alloggiare nel suo appartamento al Palazzo dell'ex Sant'Uffizio, dove già risiedeva da cardinale. Ma una volta compiuti lavori di risistemazione, e accogliendo anche i consigli di diversi cardinali, potrebbe trasferirsi nell'appartamento papale. Quindi non più, come Papa Francesco, a Casa Santa Marta, che tornerebbe così ad essere solo il «residence» del Vaticano.
18:12
18:12
Iran: «Possiamo limitare l'arricchimento dell'uranio, ma non rinunciarvi»
Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha confermato che Teheran non rinuncerà al suo diritto di arricchire l'uranio, dopo l'ultimo round di colloqui con gli Stati Uniti.
«L'arricchimento deve continuare e non c'è margine di compromesso», ha dichiarato Araghchi alla televisione di stato iraniana a Mascate, in Oman, dove si sono svolti i colloqui. Aggiungendo che l'Iran potrebbe essere disposto a limitare il tasso di arricchimento «per contribuire a costruire la fiducia».
16:41
16:41
Iran: fonti USA, colloqui incoraggianti, proseguiranno
Un alto funzionario statunitense ha descritto positivamente il quarto round di colloqui con l'Iran sul suo programma nucleare, affermando che un altro round si svolgerà a breve.
I colloqui in Oman, guidati dall'inviato speciale Steve Witkoff, «sono stati di nuovo sia diretti che indiretti e sono durati oltre 3 ore», ha dichiarato un alto funzionario dell'amministrazione in condizione di anonimato.
«È stato raggiunto un accordo per proseguire con i colloqui e continuare a lavorare sugli aspetti tecnici. Siamo incoraggiati dall'esito di oggi e attendiamo con ansia il nostro prossimo incontro, che si terrà nel prossimo futuro».
Da parte sua il portavoce del ministero degli esteri iraniano Email Baghaei ha dichiarato che «il quarto round di negoziati indiretti Iran-USA si è concluso; colloqui difficili ma utili per capire meglio le rispettive posizioni e per trovare modi ragionevoli e realistici per affrontare le differenze».
16:16
16:16
Il piano USA: Hamas in governo e rilascio immediato di 10 ostaggi israeliani
«Gli Stati Uniti avrebbero proposto a Hamas un accordo che prevede, al termine del processo, il riconoscimento della partecipazione dell'organizzazione al governo della Striscia di Gaza». Lo riferisce Channel 12 citando media sauditi.
«La proposta americana include un piano che inizierebbe con il rilascio di 10 ostaggi israeliani in cambio di un periodo di cessazione delle ostilità».
Secondo quanto riferisce il canale saudita Al-Sharq, l'amministrazione americana avrebbe proposto a Hamas un accordo articolato che prevede un cessate il fuoco iniziale e, al termine del processo, la partecipazione del movimento islamista al governo della Striscia di Gaza, a condizione che rinunci completamente all'attività militare.
Stando alla fonte, il rappresentante americano Steve Witkoff ha comunicato ai mediatori che gli Stati Uniti accetteranno la presenza di Hamas in un futuro governo locale, purché l'organizzazione abbandoni il terrorismo.
L'intesa partirebbe con il rilascio di 10 ostaggi israeliani in cambio di una tregua di massimo 70 giorni, periodo in cui si svolgerebbero negoziati per un'intesa più ampia.
A differenza della proposta israeliana, che prevede una pausa di 45 giorni, quella americana propone un periodo di tregua più lungo.
Hamas, da parte sua, ha presentato una proposta che include un cessate il fuoco permanente, il ritiro dell'Idf da Gaza, la liberazione simultanea di tutti gli ostaggi in cambio di detenuti palestinesi, e l'istituzione di un'amministrazione indipendente con pieni poteri.
Nell'ambito di questa proposta, Hamas si dice disposto ad accettare «dispositivi di sicurezza» per garantire una stabilità a lungo termine, tra cui la sospensione della produzione militare, la fine degli scavi di tunnel, l'interruzione del contrabbando e la supervisione delle armi da parte dei mediatori.
Secondo le stesse fonti, diverse nazioni arabe avrebbero chiesto al presidente americano Donald Trump di presentare una propria iniziativa per porre fine al conflitto durante la sua visita in Medio Oriente dal 13 al 16 maggio.
La proposta includerebbe il rientro di tutti gli ostaggi, la smilitarizzazione di Hamas, un'amministrazione locale civile, l'avvio della ricostruzione e l'apertura di un percorso politico. Le fonti sottolineano che cresce l'ottimismo tra gli arabi per l'adozione americana di questi principi.
15:54
15:54
Mossad, 5 mesi nel cuore della Siria per trovare Feldman
Una squadra di agenti non israeliani del Mossad è stata per cinque mesi nel cuore della Siria per cercare la salma del sergente dell'esercito Zvika Feldman, caduto nella battaglia di Sultan Yaqub nel 1982.
Gli agenti hanno operato sotto copertura a decine di chilometri dal confine, sotto sorveglianza armata e senza autorizzazione a scavare.
In più occasioni sono stati presi di mira da colpi di arma da fuoco da parte dei militari siriani, ma sono riusciti a tornare sul posto attuando una complessa manovra diversiva.
L'operazione è partita anni fa per sfruttare il caos in Siria, con un'accelerazione negli ultimi mesi grazie a nuove informazioni. È stata decisiva anche la creazione di una speciale sala operativa congiunta tra il Mossad e l'intelligence militare israeliana.
Gli agenti hanno estratto poco alla volta frammenti di resti, finché l'identificazione del DNA ha confermato il ritrovamento. Un elemento chiave è stato il ritrovamento della tuta da carrista di Feldman.
Fonti vicine al Mossad hanno raccontato l'emozione quando il direttore dell'organizzazione ha ricevuto un messaggio con la conferma del ritrovamento: «Abbiamo trovato la tuta».
La salma è stata riportata in Israele e identificata ufficialmente nella base rabbinica di Ramla. Feldman sarà sepolto domani nel cimitero militare di Holon.
«È una giornata commovente - ha detto la sorella di Feldman - abbiamo sempre creduto che Zvika sarebbe tornato».
L'operazione, realizzata senza attraversamenti di forze israeliane in Siria, rappresenta secondo il capo del Mossad «il massimo dovere morale dell'organizzazione: riportare a casa i nostri caduti e dispersi, ovunque si trovino».
14:49
14:49
Tensioni fra Trump e Netanyahu sull'Iran e Gaza
I rapporti fra Donald Trump e Benyamin Netanyahu si sono irrigiditi di recente con i due leader sempre più in disaccordo sulla strategia da affrontare su vari temi, da Gaza all'Iran. Lo riporta NBC citando alcune fonti, secondo le quali la tensione è soprattutto sul dossier dell'Iran.
Netanyahu sarebbe infatti frustrato dal rifiuto di Trump di appoggiare raid israeliani contro gli impianti nucleari iraniani e dalle trattative in corso fra Washington e Teheran.
Israele, secondo quanto riferito da fonti alla NBC, avrebbe detto chiaramente a Trump di non volere un accordo che lasci all'Iran la capacità di arricchire l'uranio.
La tensione però riguarda anche Gaza. Trump sarebbe a sua volta frustrato dalla decisione di Netanyahu di iniziare una nuova offensiva militare nella Striscia. Il presidente americano avrebbe detto privatamente che la reputa uno sforzo sprecato che renderà solo più difficile la ricostruzione.
13:43
13:43
Sa'ar: «Solo Hamas è responsabile della guerra e del suo proseguimento»
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha incontrato l'omologo tedesco Johann Wedepohl e, in una conferenza stampa congiunta, ha dichiarato che «solo Hamas è responsabile della guerra e della sua continuazione.
Lo Stato terrorista Hamas deve cessare di esistere. Altrimenti, Hamas continuerà a essere un incubo, per la sicurezza di Israele e per la stabilità dell'intera regione».
Wedepohl ha risposto: «È chiaro che Gaza fa parte del territorio palestinese. Il conflitto nella Striscia non può essere risolto con mezzi militari, la soluzione politica deve essere al centro».
13:42
13:42
Hamas: «Gaza sia amministrata da un governo tecnico»
«Abbiamo proposto ai mediatori un accordo globale con Israele, secondo il quale la Striscia di Gaza sarà amministrata da un organismo tecnico e indipendente con pieni poteri»: lo ha dichiarato un alto funzionario di Hamas alla tv saudita al Sharq.
13:23
13:23
«Israele sostiene pienamente il piano di aiuti americani a Gaza»
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha dichiarato che «Israele sostiene pienamente l'iniziativa americana di distribuzione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, che non prevede la partecipazione diretta di Israele».
«Israele sostiene pienamente il piano dell'amministrazione Trump presentato venerdì dall'ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee», ha aggiunto.
12:10
12:10
Dieci persone uccise dagli attacchi dell'IDF, tra cui anche 4 bambini
Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, dieci persone, tra cui quattro bambini, sono stati uccisi la scorsa notte quando attacchi di droni israeliani hanno preso di mira le tende degli sfollati in varie zone di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale, secondo fonti locali.
07:14
07:14
Il punto alle 7.00
L'ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, ha affermato in diverse interviste date ieri alle tv israeliane che - nonostante le notizie secondo cui il rapporto tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro Benjamin Netanyahu si sarebbe inasprito - il legame tra il leader Usa e lo Stato ebraico è più forte che mai. Lo riporta il Times of Israel.
Alla domanda sulla decisione di Trump di saltare Israele nella sua prossima visita in Medio Oriente - che includerà tappe in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti - Huckabee ha detto che ciò non è indicativo di un deterioramento delle relazioni tra Washington e Gerusalemme. «Il suo primo viaggio riguarda le opportunità economiche. È lì che si concentra», ha dichiarato Huckabee in un'intervista a Channel 12.
«Quello che sta facendo non è perché sta snobbando Israele», ha insistito l'ambasciatore. «Ci sono quasi 200 nazioni al mondo, quindi ce ne sono molte in cui non è ancora andato, molte in cui non andrà subito: ha trascorso più tempo con il primo ministro israeliano che con qualsiasi altro leader mondiale. Credo che questo la dica lunga».