Francia

L'annus horribilis di Emmanuel Macron

Dal risultato delle elezioni europee allo scioglimento dell'Assemblea Nazionale fino alla caduta del governo Barnier: il presidente della Repubblica è stato protagonista di un 2024 problematico
© AP/SARAH MEYSSONNIER/POOL
Marcello Pelizzari
06.12.2024 10:30

Complicato. Finanche disastroso, secondo alcuni. Parliamo del 2024 di Emmanuel Macron. La Francia ha affrontato una crisi politica di ampie, ampissime proporzioni. Una crisi sfociata, in questi giorni, nella caduta del governo di Michel Barnier. Ma che, evidentemente, arriva da lontano: dalla sconfitta della coalizione centrista dello stesso Macron alle ultime elezioni europee e, di rimando, dalla decisione di sciogliere l'Assemblea Nazionale e indire elezioni generali anticipate nell'Esagono. Elezioni da cui, manco a dirlo, è emerso un Parlamento sostanzialmente diviso in tre blocchi. A precisa domanda – «dimmi, com'è stato il tuo anno?» – difficilmente il presidente della Repubblica risponderà «buono». E questo perché, appunto, quello che sta per concludersi è stato il più difficile del suo mandato. Sia sul piano internazionale sia, soprattutto, a livello interno, fra turbolenze economiche e, dicevamo, politiche. 

Dopo la sconfitta dei macronisti alle elezioni europee di giugno, con il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella comodamente al 32%, Macron aveva optato per sciogliere il Parlamento (anche) per salvare se stesso. Dalle urne, però, era uscita un'Assemblea Nazionale tremendamente divisa, con l'estrema destra e l'estrema sinistra ancora più potenti rispetto al passato nonché una coalizione, quella di Macron, debole, isolata e senza una chiara maggioranza. La nomina di Michel Barnier, lo scorso settembre, ex negoziatore dell'Unione Europea per la Brexit, aveva colto di sorpresa un po' tutti. Non solo, aveva rafforzato l'opposizione e, parallelamente, dato più di un grattacapo (leggi anche delusione) a chi ha sempre sostenuto Macron.

Il resto è storia recente. Lo stallo delle riforme e l'impasse sulla Legge di bilancio hanno, di fatto, affossato il governo Barnier ancora prima che il premier ricorresse al famoso (e famigerato) articolo 49.3 della Costituzione, evocato per forzare l'approvazione della manovra finanziaria ma trasformatosi nel più classico degli autogol con l'inevitabile voto di sfiducia. La maggioranza, in questo senso, è stata schiacciante. Parentesi: il governo Barnier è stato il più breve nella storia della Quinta Repubblica, iniziata nel 1958, mentre l'ultimo governo caduto per un voto di sfiducia è stato quello di Georges Pompidou nel 1962, quando alla presidenza c'era nientepopodimeno che Charles de Gaulle. 

Macron, ieri, ha ribadito davanti alla nazione la sua volontà a rimanere in sella. Fino alla fine. Non per fini personali, visto che non potrà ricandidarsi nel 2027, ma (parole sue) per il bene del Paese. I problemi, tuttavia, restano. E resteranno. Nuove elezioni parlamentari, Costituzione alla mano e tenendo presente lo scioglimento dell'Assemblea lo scorso giugno, non potranno tenersi prima di luglio 2025. Nel breve, sarà imperativo individuare la miglior opzione possibile per un nuovo governo e, di rimando, affrontare la questione più urgente di tutte: il crescente deficit pubblico francese. 

Sia quel che sia, il 2024 passerà alla storia come l'annus horribilis di Emmanuel Macron. Un presidente soffocato, quasi, dal caos istituzionale e politico in cui è sprofondato il Paese. E sul quale pesano i giudizi, tremendamente negativi, dell'opinione pubblica e di non pochi analisti. C'è chi, senza peli sulla lingua, si è chiesto e continua a chiedersi se l'attuale presidente sia la persona giusta per gestire una scena politica come quella francese, sempre più divisa se non polarizzata. Non finisce qui: un presidente e, di riflesso, una Francia che sembrano avanzare a tentoni rischiano di minare l'influenza del Paese sulla scena internazionale. 

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