Le emissioni prodotte dai combustibili fossili verso un nuovo record

I nuovi dati pubblicati proprio durante la conferenza sul clima COP29 in Azerbaigian sono allarmanti: non c'è infatti «alcun segno» di una transizione dai combustibili fossili ad altre fonti energetiche promessa un anno fa. E non solo: il 2024 è sulla buona strada per stabilire un nuovo record di emissioni globali di carbonio.
I dati, diffusi dal progetto Global Carbon Budget, una collaborazione di oltre 100 esperti guidata dal prof. Pierre Friedlingstein dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, indicano che le emissioni responsabili del riscaldamento globale derivanti da carbone, petrolio e gas aumenteranno dello 0,8% nel 2024. In netto contrasto, evidenzia il Guardian, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 43% entro il 2030 affinché il mondo abbia qualche possibilità di mantenere l'obiettivo di temperatura di 1,5 °C e limitare gli impatti climatici «sempre più drammatici».
Le nazioni del mondo alla COP28 di Dubai, nel 2023, avevano concordato sulla necessità di «abbandonare» i combustibili fossili, una decisione storica mai preventivata nei 27 vertici precedenti.
Il tasso di aumento delle emissioni di carbonio è rallentato nell'ultimo decennio, con l'accelerazione dello sviluppo di energie rinnovabili e l’arrivo dei veicoli elettrici. Ma, dopo un anno caratterizzato da letali ondate di calore mortali, siccità, inondazioni e tempeste devastanti, i negoziatori presenti a Baku ora dovrebbero seriamente puntare sulla diminuzione dell’uso di combustibili fossili.
Alla COP29 ci si concentrerà soprattutto sulla mobilitazione di migliaia di miliardi di dollari all'anno necessari ai Paesi in via di sviluppo per frenare le proprie emissioni, nel tentativo di migliorare la vita dei cittadini, proteggendoli dalle conseguenze della crisi climatica.
«Gli impatti del cambiamento climatico stanno diventando sempre più drammatici, eppure non vediamo ancora alcun segno che la combustione di combustibili fossili abbia raggiunto il picco. Il tempo stringe e i leader mondiali che si incontrano alla COP29 devono apportare tagli rapidi e profondi alle emissioni di combustibili fossili», ha affermato Pierre Friedlingstein del Global Carbon Budget. La professoressa Corinne Le Quéré, dell'Università di East Anglia, Regno Unito, ha spiegato al Guardian che «la transizione dai combustibili fossili non sta ancora avvenendo a livello globale, ma il nostro rapporto evidenzia che ci sono 22 Paesi che hanno ridotto significativamente le loro emissioni mentre le loro economie stvano crescendo».
Il calcolo delle emissioni del 2024 si basa sui dati disponibili fino a ottobre e sulle stime per gli ultimi mesi dell'anno. Nel 2024 saranno emesse più di 37 miliardi di tonnellate, circa 4 milioni di tonnellate al minuto.
Le emissioni di gas mostrano il maggiore incremento annuale (+2,4%). La combustione di petrolio è cresciuta dello 0,9%, spinta in particolare dai voli internazionali, mentre si prevede che le emissioni di carbone aumenteranno marginalmente dello 0,2%.
Le emissioni della Cina, il più grande inquinatore al mondo, dovrebbero aumentare ancora spinte dal gas, nonostante sia stato un anno record di crescita dell'energia rinnovabile. Le emissioni di petrolio nel Paese asiatico hanno probabilmente raggiunto il picco a causa del boom dei veicoli elettrici.
Le emissioni del secondo maggiore inquinatore, gli Stati Uniti, dovrebbero diminuire leggermente, con il carbone che continua a scendere al livello più basso degli ultimi 120 anni, ma compensato da un aumento della combustione di gas. La combustione di carbone sta invece aumentando in India con un incremento del 4,6%.
Il Global Carbon Budget calcola pure le emissioni derivanti dalla distruzione delle foreste. Queste emissioni sono diminuite di circa il 20% nell'ultimo decennio, tuttavia, sono aumentate nel 2024 a causa dell'effetto di El Niño, che ha aumentato siccità e incendi boschivi in diverse regioni. La maggior parte delle emissioni derivanti dalla deforestazione provengono da Brasile, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo.
L'impegno di USA e Cina
Stati Uniti e Cina hanno concordato alla COP29 di accelerare l'azione per tagliare le emissioni di metano e degli altri gas serra diversi dalla CO2 (idrofluorocarburi, biossido di azoto, ozono), che sono causa del 50% del cambiamento climatico, ma ricevono di gran lunga meno attenzione.
Al summit di Baku, americani, cinesi e i padroni di casa azeri hanno annunciato che oltre due miliardi di dollari di finanziamenti sono stati concessi a livello internazionale negli ultimi tre anni per combattere i gas climalteranti non-CO2, e miliardi di ulteriori investimenti sono stati stanziati.
USA e Cina si sono impegnati ad adottare nuove politiche e regole per ridurre le emissioni di metano dai settori del petrolio, del gas e delle discariche di rifiuti. I due stati hanno annunciato il lancio della prima valutazione del biossido di azoto, che dimostri che le emissioni globali di CO2 possono essere ridotte del 40%. Infine, si sono impegnati a compiere nuovi sforzi per tracciare e ridurre gli impatti sul clima dell'ozono troposferico, il terzo maggior contributore al cambiamento climatico.