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Israele prepara una risposta a possibili ritorsioni dal Libano dopo l’uccisione di Tabatabai, mentre nel nord cresce il timore di giorni di combattimenti - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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10:56
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Oltre 21mila camion di aiuti entrati a Gaza in 7 giorni
Sono 21.095 i camion di aiuti entrati nella Striscia di Gaza dal 17 novembre, secondo i dati del Centro di coordinamento civili e militare (Cmcc), istituito a Kiryat Gat, nel sud di Israele, con personale americano, israeliano e internazionale per monitorare l'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco.
Nella giornata di ieri 629 camion sono entrati attraverso il valico di Kerem Shalom, 261 da quello di Zikim. Dati giudicati «positivi» dallo stesso Cmcc.
Un altro «esempio forte e positivo degli sforzi del Cmcc per la risoluzione del conflitto» viene indicato nell'immediata autorizzazione del Cogat, l'organismo israeliano che gestisce le attività civili nei territori palestinesi, alla riparazione del principale cavo di fibra ottica i cui danni hanno privato di internet una vasta aerea della Striscia dall'inizio di novembre.
09:11
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L'Iran condanna l'uccisione del capo militare di Hezbollah
L'Iran condanna l'uccisione del capo militare di Hezbollah, il gruppo sciita libanese alleato di Teheran, morto ieri in un attacco aereo israeliano nella periferia sud di Beirut, in Libano.
«Il ministero degli Esteri iraniano condanna fermamente il vile assassinio del grande comandante della Resistenza Islamica libanese, il martire Haitham Ali Tabatabai», ha dichiarato il ministero iraniano in una nota.
Il ministero degli Esteri di Teheran ha descritto come «brutale» l'attacco che ha ucciso il capo militare, ritenendo il raid israeliano una «evidente violazione» del cessate il fuoco raggiunto nel novembre del 2024.
«Il ministero degli Affari Esteri considera deplorevoli e ingiustificabili l'inazione e il silenzio delle Nazioni Unite e del suo Consiglio di Sicurezza in merito alle continue aggressioni e agli innumerevoli crimini del regime israeliano contro il popolo libanese», si legge nella dichiarazione, come riporta Irna, dove Teheran ha espresso condoglianze alla famiglia del capo militare di Hezbollah e ha chiesto che i leader di Israele siano ritenuti responsabili di «atti terroristici» e crimini di guerra.
06:36
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Ben Gvir in un villaggio beduino: «Sono il padrone di casa»
Il ministro per la Sicurezza Nazionale di Israele Itamar Ben Gvir ha visitato il villaggio beduino del Negev di Lakiya per la seconda volta questo mese, scatenando la rabbia dei residenti dopo che la polizia ha bloccato l'ingresso del paese con blocchi di cemento. La sua visita e i posti di blocco seguono una nuova operazione della polizia volta a combattere la crescente criminalità e il traffico di armi tra i beduini del Negev, soprannominata Operazione Nuovo Ordine.
Ben Gvir, durante la sua visita insieme al capo della polizia del Distretto Meridionale Haim Bublil, è stato ripreso mentre litigava con il parlamentare di Ra'am Walid al-Hawashleh. Un filmato mostra Ben Gvir dichiarare di essere il «padrone di casa» nella città araba, mentre al-Hawashleh lo deride definendolo razzista. «Falceremo chiunque sia cattivo, non ho paura di loro, sono io il padrone di casa qui», dice, prima di urlare «barra», che in arabo significa «fuori», ad al-Hawashleh, un insulto che usa spesso per respingere le critiche dei legislatori arabi.
«Razzista, non hai fatto nulla per gli omicidi nella società araba», dice al-Hawashleh mentre insegue il ministro mentre prosegue lungo la strada con il suo entourage. «Stai solo facendo delle provocazioni qui». Un filmato successivo della visita mostra decine di residenti che scherniscono il ministro di estrema destra mentre saluta dalla sua auto, prima di salire a bordo.
06:34
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Le Idf hanno già predisposto piani di risposta in caso di attacchi dal Libano
Le Idf hanno già predisposto piani di risposta in caso di attacchi dal Libano in risposta all'assassinio di Haytham Ali Tabatabai, capo di stato maggiore di Hezbollah, e li definiscono "sproporzionati". Lo scrive la testata israeliana Channel 12. Allo stesso tempo, Israele sta esortando il governo libanese a continuare a far rispettare l'accordo di cessate il fuoco e a disarmare Hezbollah a sud del Litani.
Le forze di sicurezza israeliane stimano che l'assassinio di Tabatabai non porterà a un'escalation nei rapporti con l'organizzazione terroristica, scrive ancora la testata, ma sono preparate a qualsiasi scenario. Si stima che in Libano ci siano migliaia di missili e razzi, e quindi una delle possibili risposte all'assassinio è che una delle organizzazioni terroristiche in Libano effettui l'attacco al posto di Hezbollah.
Sebbene al momento non vi siano cambiamenti nelle istruzioni al fronte interno, i residenti del nord temono una risposta da parte dell'organizzazione terroristica e Israele ha già predisposto piani d'azione nel caso in cui vi sia una risposta all'assassinio. La preoccupazione delle comunità del nord riguarda principalmente uno scenario di diversi giorni di combattimenti che danneggerebbe il turismo, che gli imprenditori della zona sperano di rivedere. Affermano di riconoscere una perdita di reddito a causa delle segnalazioni di crescenti attacchi e tensioni al confine.
06:33
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Il punto alle 06.00
La crisi regionale si è ulteriormente aggravata dopo il raid dell’esercito israeliano che ha colpito un edificio nel quartiere di Haret Hreik, roccaforte di Hezbollah a Beirut. Secondo fonti locali i morti sarebbero almeno cinque, mentre l’IDF conferma di aver eliminato Haytham Ali Tabatabai, capo di stato maggiore e numero due dell’organizzazione sciita: una figura ritenuta cruciale per la ricostruzione delle capacità militari del gruppo dopo l’operazione Northern Arrows. Hezbollah accusa Israele di aver «superato un’altra linea rossa» e conferma la perdita del suo comandante.
Il presidente libanese Joseph Aoun ha chiesto alla comunità internazionale di «intervenire con forza» per fermare gli attacchi, mentre fonti americane precisano che Washington non è stata informata in anticipo del raid. L’ufficio di Netanyahu sostiene invece che l’operazione sia stata ordinata dal premier per colpire «la mente del riarmo di Hezbollah».
Sul fronte diplomatico, al Cairo Hamas chiede un meccanismo «chiaro» per segnalare le violazioni della tregua e avverte che gli scontri a Rafah rischiano di compromettere l’accordo in corso di negoziazione. Netanyahu ribatte accusando il movimento palestinese di «violare sistematicamente» il cessate il fuoco e affermando che Israele «agisce indipendentemente da qualsiasi autorizzazione».
L’Iran, intanto, alza il tono: Teheran denuncia presunti tentativi occidentali di colpire la Guida suprema Khamenei e accusa Israele e Stati Uniti di voler destabilizzare la Repubblica islamica. Sempre dall’Iran arriva la rivendicazione di un gruppo di hacker che afferma di aver diffuso dati sensibili di ingegneri dell’industria della difesa israeliana.
Sul fronte interno israeliano, il capo dell’IDF Eyal Zamir convoca gli alti ufficiali per chiedere conto dei fallimenti del 7 ottobre, valutando possibili sanzioni personali. In Europa, un sondaggio indica che il 57% degli svizzeri sarebbe favorevole al riconoscimento della Palestina come Stato e al soccorso dei bambini feriti provenienti da Gaza.
Infine, Londra segnala 90 arresti durante una protesta a sostegno di Palestine Action, mentre nel cielo libanese continuano a volare droni israeliani, in un clima sempre più teso e con il rischio di un allargamento ulteriore del conflitto.
