La valutazione

«L'Iran ha progettato il suo attacco sul modello russo, ma è stato un fallimento»

Un'analisi dell'Institute for the Study of War paragona il sistema di difesa antiaerea israeliano con quello ucraino: «Teheran ha sottovalutato Israele, ma attenzione al senso di compiacimento: la Repubblica islamica ha tratto insegnamenti da questa offensiva»
©ATEF SAFADI
Giacomo Butti
16.04.2024 09:00

«L'attacco subito da Israele? Un po' come quelli a cui è sottoposta l'Ucraina». L'idea di tracciare un paragone non è nostra. L'Institute for the Study of War (ISW) ha pubblicato un rapporto che definisce l'aggressione iraniana «un pacchetto di attacchi in stile russo». Non è un caso. Tanti, tantissimi dei lanci diretti da Mosca verso il territorio ucraino sono effettuati con materiale proveniente dall'Iran. Parliamo, in particolare, degli UAV (Unmanned Aerial Vehicle) Shahed 136, droni kamikaze utilizzati dalla Repubblica islamica anche nell'attacco contro Israele.

Secondo quanto pubblicato dalle Forze di Difesa israeliane (IDF) su X, i droni lanciati dall'Iran «o dai suoi proxy» (milizie armate dall'Iran) sono stati circa 170. Una trentina i missili da crociera e 120, invece, quelli balistici. In totale, dunque, sono state oltre 300 le «minacce aeree» dirette da Teheran verso Israele, il 99% delle quali intercettate con successo.

Un fallimento

Poco o nulla, insomma, è passato oltre la difesa israeliana, rappresentata dal potente Iron Dome (qui un nostro approfondimento sul suo funzionamento) e dai jet alleati pronti a ingaggiare in volo droni e missili. A conti fatti, solo una manciata di missili balistici è riuscita a raggiungere lo Stato ebraico, causando danni trascurabili a una base militare. Un fallimento, per l'Iran? Decisamente sì, afferma l'ISW. La Repubblica islamica, ipotizza il think tank israeliano, non voleva semplicemente lanciare un messaggio. Per Teheran, si legge nel rapporto, «l'attacco era molto probabilmente pensato per causare danni significativi, sebbene al di sotto di una soglia che potesse causare una massiccia risposta israeliana. L'attacco, modellato su quelli che i russi hanno usato ripetutamente contro l'Ucraina con grande effetto, è stato progettato per avere successo, non per fallire».

Droni e missili, ne avevamo parlato qui, hanno velocità diverse. Per questa ragione, l'Iran avrebbe lanciato i droni – più lenti — in anticipo. Gli UAV, ipotizza l'ISW, «sono stati lanciati ben prima dei missili balistici, molto probabilmente nell'aspettativa che arrivassero nello stesso momento. I russi hanno usato ripetutamente un approccio simile contro l'Ucraina». Lo scopo sarebbe «far sì che i missili da crociera e i droni, più lenti, distraggano le difese aeree per permettere ai missili balistici, molto più difficili da abbattere, di raggiungere i loro obiettivi».

Gli iraniani, «molto probabilmente sapevano che pochi o nessuno dei missili da crociera e dei droni avrebbe colpito i loro obiettivi. Ma probabilmente speravano che lo facesse una percentuale significativamente più alta di missili balistici».

Il paragone

Secondo l'ISW, l'esperienza accumulata osservando le operazioni russe in Ucraina avrebbe, in qualche modo, tratto in inganno i militari iraniani. L'attacco avrebbe causato meno danni del previsto, «probabilmente perché gli iraniani hanno sottovalutato gli enormi vantaggi che Israele ha nel difendersi da questo tipo di attacchi rispetto all'Ucraina». Nei recenti grandi attacchi russi, del resto, le difese aeree ucraine «hanno registrato tassi medi di intercettazione solo del 46% di missili balistici», contro numeri oltre il 90% registrato da Israele nella difesa da questo tipo di ordigno. «Gli iraniani probabilmente si aspettavano di dover avere a che fare con numeri più alti di quelli ucraini», ma non così alti, specialmente considerato che i russi «non hanno mai sparato un numero così alto di missili balistici in un singolo attacco contro l'Ucraina».

La divergenza è facilmente spiegabile: «IDF e alleati dispongono di sistemi antimissile e di difesa aerea molto più ampi e robusti di quelli ucraini, così come più ampie scorte di intercettori per questi sistemi». Ma a giocare un ruolo importante è anche la distanza tra i due confini . «Israele beneficia di circa 1.000 chilometri che separano i suoi confini da quelli dell'Iran: questa distanza è stata sfruttata per intercettare tutti i droni e i missili da crociera in arrivo con aerei da combattimento e difesa aerea da terra, prima ancora che entrassero nell'ombrello di difesa missilistica di Israele».

Vantaggi, questi, di cui non gode l'Ucraina. Specialmente per quanto riguarda la potenza aerea: «Kiev non è stata in grado, sin qui, di utilizzare aerei da combattimento per abbattere i droni e i missili da crociera russi su larga scala». Non a caso, recentemente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha osservato che Kiev utilizzerà gli F-16 in arrivo questa estate proprio nel ruolo di difesa da minacce simili.

Per adesso

L'attacco iraniano è arrivato a distanza di due settimane dal raid israeliano sull'ambasciata iraniana di Damasco, in Siria. È a questo raid che fa riferimento il post su X della missione permanente all'ONU della Repubblica islamica dell'Iran: «Condotta in base all'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite relativo alla legittima difesa, l'azione militare dell'Iran è stata una risposta all'aggressione del regime sionista contro le nostre sedi diplomatiche a Damasco. La questione può dirsi conclusa. Tuttavia, se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta dell’Iran sarebbe notevolmente più severa. È un conflitto tra l’Iran e il regime canaglia israeliano, dal quale gli Stati Uniti devono stare lontani». 

E anche l'ISW, a proposito di possibili azioni future, mette in guardia: l'Iran potrebbe imparare dagli errori odierni. «Gli insegnamenti che la Repubblica islamica trarrà da questo attacco le permetteranno di costruirne di più efficaci in futuro. L'offensiva ha probabilmente aiutato l'Iran a identificare i punti di forza e di debolezza del sistema di difesa aerea israeliano». Gli unici missili iraniani che sono riusciti a passare hanno colpito obiettivi militare, con danni limitati. «Se tuttavia, in un ipotetico attacco futuro, più missili balistici penetrassero le difese aeree israeliane e colpissero Tel Aviv o Haifa, potrebbero causare significative vittime civili e danni alle infrastrutture civili». «Gli attacchi russi all'Ucraina hanno dimostrato che anche un piccolo numero di raid precisi contro nodi energetici chiave può causare effetti sproporzionati. Israele e i suoi partner non dovrebbero uscire da questa difesa vincente con un senso di compiacimento».

Poi, l'avvertimento anche a Kiev: «Teheran, probabilmente, condividerà anche con la Russia le lezioni apprese in questo attacco. Mosca userà queste lezioni per migliorare la sua capacità di sconfiggere i sistemi di difesa aerea forniti dagli Stati Uniti e dalla NATO in Ucraina».