Lo spazio aereo ucraino è di nuovo tabù
Ieri, domenica, a Zurigo è atterrato l’ultimo volo Swiss proveniente da Kiev. Per l’occasione, il collegamento è stato effettuato con un Boeing 777. Un velivolo più capiente, solitamente usato per le destinazioni a lungo raggio ma resosi necessario per coprire le due ore e mezza che separano la capitale ucraina dallo scalo di Kloten o, meglio, per soddisfare l’ampia richiesta di biglietti. Da oggi e fino al 28 febbraio, beh, la compagnia elvetica non servirà la destinazione. Motivi di sicurezza, già, complici le tensioni nel Donbass e l’ipotesi di un’invasione russa.


«Avremmo pure potuto decidere da soli»
La decisione di Swiss segue quella della società madre, Lufthansa. «Ma – ci tiene a ribadire Meike Fuhlrott, portavoce della compagnia – Swiss può anche decidere per conto proprio di non volare più verso una determinata destinazione come misura precauzionale. In questo senso, ci atteniamo scrupolosamente alle valutazioni delle autorità nazionali e internazionali. Detto ciò, per le questioni che riguardano la sicurezza generalmente c’è un confronto congiunto delle compagnie che formano il gruppo Lufthansa».
L’impatto economico di questo stop, per contro, non dovrebbe avere forti ripercussioni. Ancora Fuhlrott: «È difficile rispondere in termini generali. Dipende, tra le altre cose, quanto spesso è stata servita in precedenza Kiev e per quanto tempo il servizio rimarrà sospeso. Anche il discorso prenotazioni, è evidente, gioca un ruolo».
Oltre allo stop del collegamento da e per Kiev, Swiss sta evitando il sorvolo dello spazio aereo ucraino. Una decisione che riguarda da vicino i voli da e per l’Estremo Oriente, costretti a cambiare rotta e, quindi, a perdere tempo e consumare più carburante. La mente ritorna al 2014 e all’abbattimento del volo MH17. Di nuovo Fuhlrott: «Innanzitutto, è bene chiarire un aspetto: abbiamo operato l’ultimo volo da e per Kiev ieri, domenica, ma a causa di varie no-fly zone su parti dell’Ucraina, l’ultima il 12 febbraio per l’intera area di confine con la Russia, Swiss non ha utilizzato lo spazio aereo ucraino per i sorvoli già dalla scorsa settimana. Non aveva senso dal punto di vista della pianificazione. In singoli casi, è vero, i nostri voli a lungo raggio per Tokyo, Pechino e Shanghai attualmente possono subire ritardi rispetto allo standard. Ma, in media e a seconda delle condizioni di vento, non oltre i 15 minuti. Allungandosi il tempo di volo, aumenta ovviamente anche il consumo di carburante».


Ma l’Ucraina, lassù, soffre ma non troppo
Swiss, come detto, non è l’unica compagnia a evitare l’Ucraina in questo particolare momento. Oltre al gruppo Lufthansa, precisa Ian Petchenik di Flighradar24, sito specializzato in servizi di tracciamento di voli in tempo reale, anche «KLM, Air France e SAS hanno fermato tutti o gran parte dei collegamenti per le città ucraine. Qatar, dal canto suo, ha condensato i suoi due collegamenti in uno solo tramite un aereo più capiente».
Lo spazio aereo ucraino, precisa Petchenik, è problematico da anni. Più precisamente dal 2014, quando un Boeing 777 della Malaysia Airlines venne abbattuto da un missile terra-aria mentre sorvolava l’Oblast di Donetsk. «Da allora – prosegue il nostro interlocutore – i voli a lungo raggio da e per l’Estremo Oriente evitano l’Ucraina. Le rotte dall’Europa al Sudest asiatico, ad esempio, passano generalmente dalla Romania, dalla Bulgaria e dalla Turchia».
Eppure, «il traffico aereo in Ucraina non è diminuito a causa dell’attuale crisi» conclude Petchenik. «Chi evitava lo spazio ucraino, semplicemente, continua a farlo mentre le principali compagnie che offrono servizi da e per l’Ucraina, come Ukraine International Airlines, Windrose, SkyUp, Ryanair e Wizz Air, continuano a operare sul territorio».