La storia

L'Ucraina lancerà opere NFT per sostenere lo sforzo bellico

L'annuncio del vice ministro Alex Bornyakov fa parte della cosiddetta «diplomazia digitale» di Kiev
Marcello Pelizzari
13.03.2022 17:57

Sì, l’Ucraina sa usare Internet, i social e in generale le nuove tecnologie. Basti pensare al presidente Volodymyr Zelensky e ai suoi video messaggi. Ma anche al numero, importante, di sviluppatori di software che può vantare il Paese. I cosiddetti smanettoni, per farla breve.

Ora, il governo vuole lanciarsi nel campo delle opere digitali NFT per sostenere il costo della guerra. E il tema di queste opere, va da sé, sarà proprio l’invasione russa e la resistenza di Kiev.

Ad annunciare la novità, ripresa da svariati media, Guardian in testa, è stato il viceministro della trasformazione digitale del Paese, Alex Bornyakov. La collezione sarà una sorta di «museo della guerra russo-ucraina». E ancora: «Vogliamo raccontare il conflitto al mondo in formato NFT».

Di che cosa stiamo parlando
Il formato NFT consente la proprietà di un oggetto digitale unico. Prima della guerra, stava ridisegnando gli orizzonti nel mondo dell’arte. Diversi oggetti, infatti, si erano rivelati popolari e ricercati. Pazienza se lo stesso oggetto, tecnologia alla mano, può essere copiato. La tendenza del momento è questa e, parafrasando Bornyakov, va cavalcata. NFT sta per non-fungible token. Volendo chiarire ulteriormente il concetto, si tratta di un gettone crittografico (citiamo Wikipedia) che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su catena di blocchi di un bene unico. Ogni gettone, secondo i piani del governo, conterrebbe un pezzo d’arte che rappresenta una storia. «Vogliamo che sia fresco, bello, ma ci vuole tempo».

La svolta NFT non è casuale, soprattutto pensando al recente appello del governo ucraino: «Sosteneteci attraverso criptovalute». Detto, fatto. Il totale delle donazioni ha superato i 60 milioni di dollari. Fra le offerte citiamo un NFT CryptoPunk del valore di 200 mila dollari. Niente male.

Soldi adoperati per acquistare equipaggiamento militare, in particolare visori notturni, elmetti e giubbotti antiproiettile, e per sostenere l’attività dei media, fondamentale sempre e comunque ma a maggior ragione durante un conflitto.

In questo contesto, le femministe Pussy Riot, famose per le contestazioni a Putin, hanno unito le forze con i gruppi di criptovalute Trippy Labs e UkraineDao per mettere all’asta un’opera NFT della bandiera ucraina e donare il ricavato al movimento «Come Back Alive».

Ma è tutto il «mondo dell’Internet» ad aver dato un contributo alla causa ucraina. Nick Clegg, presidente degli affari globali di Meta, giorni fa ha sottolineato come gli iscritti a Facebook e Instagram abbiano inviato più di 15 milioni di dollari in una settimana per sostenere gli sforzi umanitari.

La Russia è bloccata
In generale, l’Ucraina sin dal principio ha varato quella che potremmo definire diplomazia digitale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le più importanti piattaforme social, da Facebook a Twitter, hanno bloccato o etichettato i contenuti dei media statali russi. Pensiamo a Russia Today e Sputnik.

Di più, se i social (attraverso i troll o i profili falsi) erano l’arma di punta del Cremlino, l’Ucraina ha colpito dove fa più male.

Ad affiancare Kiev, in questi giorni, c’era anche il collettivo Anonymous che, ricordiamo, ha mosso guerra contro Putin. L’obiettivo, pare, è infliggere alla Russia ciò che la Russia ha inflitto all’Ucraina negli anni: cyberattacchi e via discorrendo. Ancora Bornyakov: «Vogliamo solo farli sentire come ci sentiamo noi. La loro guerra digitale non è iniziata due settimane fa. È iniziata otto anni fa, e ci colpivano costantemente e istantaneamente con attacchi DDoS, defacciando siti web o rubando i nostri database».

Il Cremlino bloccherà pure WhatsApp?
Venerdì, la Russia ha annunciato un blocco di Instagram dopo che la compagnia madre, Meta, aveva allentato la sua politica accettando, in determinati Paesi, gli appelli alla violenza contro Vladimir Putin e i soldati russi coinvolti nell’invasione dell’Ucraina. Meta, ha poi dichiarato il procuratore generale russo, dall’oggi al domani è diventata un’organizzazione terroristica e, per questo motivo, ogni sua attività verrà bandita nel territorio della Federazione. Resta da capire se, date simili premesse, verrà bloccato anche WhatsApp, un servizio di messaggistica molto popolare anche in Russia.

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