L’analisi

«Zelensky come Davide, usa i social per abbattere il gigante Golia»

I video selfie del presidente ucraino, accorati e drammatici, hanno aiutato il popolo a compattarsi di fronte all’invasione russa – Lo smartphone, in questo senso, sembra colpire di più e meglio del Kalashnikov – Ne parliamo con Eleonora Benecchi dell’Università della Svizzera italiana
Marcello Pelizzari
27.02.2022 20:48

Un primo video. Poi un altro. E un altro ancora. Un appuntamento (quasi) fisso, dall’inizio dell’invasione. Volodymyr Zelensky sta combattendo anche così. Via social, sebbene sia disposto a imbracciare il fucile. Combatte per contrastare la disinformazione di Mosca. Per ribadire che non lascerà Kiev e, allargando il campo, l’Ucraina. Per confortare ed esortare un intero popolo, ferito ma non per questo battuto. Anzi. Il presidente, citiamo il Post, si sta rivelando un leader politico capace di straordinario carisma e fermezza, dotato di persuasione e coraggio al punto da essere descritto dai media internazionali come un personaggio «eroico». Per capirne (e capirlo) di più e, soprattutto, per comprendere appieno la particolarità della sua strategia comunicativa ci siamo rivolti a Eleonora Benecchi, docente e ricercatrice all’Università della Svizzera italiana, esperta di social media e culture digitali.

Professoressa, sin dalle prime avvisaglie della crisi con la Russia il presidente ucraino Zelensky – oltre ai canali normali della politica (discorsi ufficiali, telefonate, incontri) – ha adoperato i social per informare la popolazione. Si tratta di una scelta dettata anche, se non soprattutto, dal contesto sempre più drammatico o, dopo Obama e Trump, precursori in questo senso, il social è oramai parte della comunicazione politica e, quindi, non c’è nulla di cui stupirsi?
«I social media fanno parte della comunicazione politica odierna, senza dubbio. Non tutti i politici, però, li usano allo stesso modo. Zelensky sta oggi sfruttando al massimo il potenziale dei social media, proprio come ha fatto nel suo percorso politico, usando un linguaggio informale, coinvolgendo la sua audience attraverso appelli diretti e proponendo una comunicazione apparentemente più affidabile rispetto a quella della politica tradizionale, perché priva di mediazione. Quando parla via social Zelensky dialoga direttamente, o almeno questo è il messaggio che vuole fare passare, con il suo popolo. Si mette in prima linea e questo lo fa apparire sincero e degno di fiducia. Quello che è cambiato in questi giorni è il target della sua comunicazione che non è solo il fronte interno, la popolazione dell’Ucraina, ma anche e soprattutto quello esterno, formato dai potenziali alleati e dai media stranieri che possono rilanciare i suoi messaggi. Da questo punto di vista Zelensky ha affinato una strategia precisa. Parla con i leader mondiali attraverso i canali tradizionali, negozia una qualche forma di supporto o un impegno e poi con un tweet o un post li mette alle strette di fronte all’opinione pubblica. Lo ha fatto con il presidente del consiglio italiano Draghi pubblicando il tweet ‘‘Ho avuto una conversazione telefonica con Mario Draghi. Una nuova pagina nella storia dei nostri stati. L’Ucraina deve entrare a far parte dell’Unione Europea”. Un chiaro tentativo di sbilanciare il dialogo a proprio favore e aumentare la pressione sull’Europa. Lo ha fatto anche con Erdogan, quando ha dichiarato che “gli amici turchi” avrebbero bloccato il passaggio delle navi russe nel Mar Nero, cosa che è stata finalizzata solo oggi».

I social media riproducono una sensazione di immediatezza e naturalezza. Ma si tratta appunto di una sensazione
Eleonora Benecchi

Allacciandoci alla prima domanda, in queste fasi acute dell’offensiva russa su Kiev abbiamo appurato che uno smartphone può colpire quanto un Kalashnikov. E, anche qui, Zelensky ha usato benissimo quest’arma: informando, ribadendo alla popolazione la sua vicinanza, rigettando al mittente le accuse russe. Il video selfie presidenziale potrebbe avere una portata perfino maggiore dei discorsi che teneva Churchill alla radio. Le dinamiche tipiche dei social – coinvolgimento, viralità, seguito – si mescolano alla drammaticità del momento. È possibile stabilire quanto siano strategici questi video, pensando anche a Putin rinchiuso in un bunker a Mosca, e quanto invece siano accorati, spontanei, naturali?
«I social media riproducono una sensazione di immediatezza e naturalezza. Ma si tratta appunto di una sensazione. La comunicazione proposta da Zelensky via social è estremamente efficace, ma non è il risultato di scelte estemporanee, piuttosto è il frutto di un lavoro di lungo periodo. Zelensky ha fondato gran parte del suo successo politico sull’uso strategico dei social media, quindi quello che sta facendo in questi giorni drammatici rispecchia nelle modalità e nelle forme quello che aveva già fatto nel 2019 a ridosso del suo inaspettato successo elettorale e nel corso del suo governo. In sostanza Zelensky si è sempre fatto un vanto di comunicare con la società senza mediazione, intendendo senza bisogno che giornalisti e uffici stampa mediassero i suoi messaggi. Ha costruito una comunicazione politica basata sull’idea che i social media siano uno strumento capace di far dialogare i politici con il popolo direttamente: invece di presentare un programma elettorale ha postato un video su Facebook chiedendo agli ucraini di dirgli cosa volevano mettesse nella sua agenda politica e un altro dove chiedeva nomi di uomini e donne affidabili e professionali da includere nel suo governo. Che non abbia poi rispettato nei fatti quanto promesso via social passa in secondo piano rispetto alla percezione di un coinvolgimento diretto del popolo nella costruzione del discorso politico. Una strategia opposta rispetto a quella di Putin, ma sempre una strategia».

Zelensky, rispetto a Putin, sul fronte social ha un vantaggio evidente: quella russa, facendo astrazione dalle campagne di disinformazione, è una comunicazione classica, pomposa, vecchia. Putin ha sottovalutato, oltre alla capacità di resistenza degli ucraini, la vena «attoriale» di Zelensky e la sua capacità di bucare lo schermo via social?
«Non dimentichiamo che Zelensky interpretava nella serie TV Servitore del popolo un insegnante di storia diventato presidente dopo aver acquisito notorietà grazie a un video in cui parla di corruzione con toni molto forti, rivolgendosi appunto direttamente al popolo. Sembra quasi di assistere a uno di quegli strani momenti in cui realtà e finzione si mescolano. Non a caso, quando scende davvero in politica Zelensky nomina il suo partito proprio “Servitore del popolo”. In questi giorni sembra proprio essere tornato a interpretare il ruolo che lo ha reso famoso e si sta dimostrando un avversario tutt’altro che semplice da gestire. Attraverso il racconto social che sta orchestrando e che viene rilanciato non solo dai media internazionali ma anche dagli utenti comuni si sta trasformando in una sorta di eroe epico. Proprio come Davide che porta con sé una fionda, arma apparentemente innocua e fanciullesca, per abbattere il gigante Golia, Zelensky sta usando i social media, uno strumento sottovalutato da una certa classe politica, soprattutto quella più tradizionalista e gerarchica, per lanciare colpi diretti e precisi. Se questi colpi riusciranno nell’impresa di fermare il gigante, in questo caso politico, russo è tutto da vedere. Senza dubbio Zelensky, che era in forte calo di consensi in patria, sta guadagnando un seguito internazionale in questo momento. Tanto è vero che sequenze tratte dalla sua celebre serie TV in cui svolge imprese eroiche, al limite dell’improbabile dato che la serie era una sit-com, stanno circolando su TikTok e Instagram spinte verso livelli di viralità da utenti in tutto il mondo. A queste si mescolano i video registrati per le strade e in azione da Zelensky stesso. Di nuovo finzione e realtà si mescolano senza soluzione di continuità rilanciando l’immagine di un presidente che combatte coraggiosamente a fianco del suo popolo sia dentro sia fuori il piccolo schermo. In generale, però, gli studi disponibili dimostrano che nel contesto di guerre e rivoluzioni anche quando i social sembrano avere un ruolo molto rilevante, penso al caso molto decantato della primavera araba, in realtà l’attività e l’attivismo politico vengono prima, nel senso che sono più importanti. I social rimangono casse di risonanza importanti ma di azioni già previste e organizzate, non sono rivoluzionari ma possono supportare una rivoluzione per intenderci».

Telegram è molto popolare in Ucraina, per questo è usata anche in queste ore drammatiche dalla popolazione, tuttavia non è sicuro quanto la gente pensa
Eleonora Benecchi

Uscendo un attimo dalla dinamica Zelensky-social, gli ucraini stanno adoperando moltissimo Telegram per tenersi informati, per comunicare con i propri cari e con il mondo. Si tratta, però, di una piattaforma russa: quanto è sicura, considerando la guerra in corso e la possibilità dei russi di accedere alle informazioni scambiate?
«Telegram è molto popolare in Ucraina, per questo è usata anche in queste ore drammatiche dalla popolazione, tuttavia non è sicuro quanto la gente pensa. Pur essendo un’app di messaggistica criptata, infatti, non offre la crittografia end-to-end come Signal o WhatsApp. Questo significa che i creatori di Telegram hanno le chiavi di crittografia per i messaggi inviati tra gli utenti che quindi non sono davvero privati. Il creatore di Signal, Moxie Marlinspike, ha ricordato agli utenti ucraini via Twitter che Telegram non è davvero criptato e che i suoi fondatori, Pavel Durov e Nikolai Durov, sono russi, così come molti dipendenti, insinuando che gli utenti ucraini che utilizzano la app in queste ore non sono al sicuro. Questo il messaggio esplicito, implicitamente gli ucraini sono invitati ad abbandonare Telegram per Signal e secondo un recente report d’uso pare che in effetti si stia assistendo a uno spostamento di utenza a favore di Signal. Gli altri social non sono comunque rimasti fermi e stanno cercando di offrire alternative sicure a chi in questi giorni si trova in Ucraina. Facebook sta dando la possibilità agli utenti di bloccare i profili in modo che nessuno possa accedere ai loro dati personali e Twitter ha pubblicato istruzioni dettagliate per assicurarsi che il proprio profilo sia chiuso e privato. Il problema di Telegram però non è solo che non è sicuro a livello di criptaggio, ma che è diventato de facto un social in cui circolano disinformazione, teorie della cospirazione e contenuti violenti. Questo è dovuto alla quasi totale mancanza di moderazione, alla possibilità dell’anonimato e al fatto che in molti paesi Telegram è diventato uno strumento di propaganda politica. Non a caso un paese attento a monitorare regolamentare i social media come la Germania sta considerando di bannare l’app. Non pensiamo però che Telegram sia l’unica app problematica in questo contesto, forse è solo quella i cui problemi rispetto al conflitto attuale sono più evidenti. Abbiamo visto ad esempio un’alta circolazione di video descritti come breaking news o riprese di attacchi o battaglie in Ucraina su Facebook Gaming che in realtà erano video prodotti nel contesto del videogioco Arma 3. Come sempre in questi casi la varietà della dieta informativa è fondamentale e affidarsi solo ai social media per seguire eventi così drammatici non è mai una scelta saggia».

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