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L’agenzia ONU denuncia restrizioni al personale internazionale, mentre 12 mila dipendenti locali operano in condizioni critiche - La Corte Internazionale chiede a Israele di sostenere gli sforzi umanitari - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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11:55
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Sale pressione su imprese con investimenti in Israele
Con l'attuale situazione geopolitica cresce la pressione sulle imprese svizzere con investimenti in Israele. In pochi, però, hanno deciso di cambiare strategia.
Una sessantina di società è stata chiamata in causa dalla Relatrice speciale dell'Onu per i territori palestinesi, Francesca Albanese, in un rapporto pubblicato l'estate scorsa. Fra le società citate era presente Glencore, indicata da Albanese come il principale esportatore - assieme all'americana Drummond - di carbone utilizzato per generale elettricità nello Stato ebraico. La richiesta era quella di interrompere le attività nel Paese. Contattata dall'agenzia finanziaria AWP, Glencore non ha rilasciato dichiarazioni.
La multinazionale di Zugo non è però certo l'unica azienda a commerciare con Tel Aviv. Prova ne è il fatto che le esportazioni sono cresciute dell'1,1% a 517,1 milioni di franchi nel primo semestre di quest'anno, secondo dati dell'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Le importazioni da Israele sono invece praticamente rimaste stabili (-0,1%) a 249,9 milioni.
Nel 2024 la Corte internazionale di giustizia (CIG) dell'Aia ha emesso un parere in cui sottolineava l'obbligo degli Stati di non favorire l'occupazione dei territori palestinesi. «La Svizzera ha l'obbligo di non acquistare beni provenienti dai territori occupati», ha spiegato Damien Scalia, professore di diritto penale internazionale all'Università libera di Bruxelles ed ex presidente della Lega svizzera dei diritti umani (LSDH) a Ginevra.
I beni a duplice uso, come macchine utensili, pompe, valvole, convertitori di frequenza, circuiti stampati o software di crittografia, sono i più problematici, poiché possono essere utilizzati sia per scopi civili che militari. È per questo motivo che la loro esportazione richiede un'autorizzazione della Segreteria di Stato dell'economia (SECO). Secondo il professore belga, senza dubbio alcune aziende elvetiche commerciano con l'esercito israeliano. Un'indagine della LSDH in tal senso è in corso.
Anche gli investimenti finanziari veri e propri sono ormai controversi. La Cassa di previdenza dello Stato di Ginevra (CPEG) ha deciso in luglio di separarsi da obbligazioni di Israele. Secondo Scalia, assicurazioni svizzere avrebbero partecipazioni in società israeliane che prendono in qualche modo parte al conflitto israelo-palestinese. Sulla stampa è circolato il nome della Suva.
Quest'ultima società ha effettivamente investito in Israele per un totale dello 0,12% del suo patrimonio. Il tutto è ripartito fra obbligazioni, per circa 49 milioni di franchi, azioni (16 milioni) e fondi di investimento privati (9 milioni). «Deteniamo le obbligazioni direttamente, mentre le azioni sono gestite da un fondo terzo», ha precisato una portavoce dell'assicuratore ad AWP. La Suva sta esaminando la situazione: «Ad oggi, non siamo ancora in grado di fornire una valutazione definitiva», ha detto.
La Banca nazionale svizzera (BNS) è stata più volte evocata dalle Camere federali per i suoi investimenti. Sotto accusa, in particolare, la partecipazione nell'azienda israeliana di armamenti Elbit Systems, conosciuta per aver venduto droni all'esercito svizzero. A metà settembre, la BNS era in possesso dello 0,19% di Elbit Systems, secondo dati messi a disposizione dalla società.
La BNS ha preferito non esprimersi «sulle posizioni individuali del portafoglio» e ha rinviato ai propri principi di politica d'investimento. Nel paragrafo consacrato agli aspetti non finanziari presi in considerazione, si può leggere che la BNS «si astiene dall'acquistare titoli di imprese che violano in maniera flagrante i diritti umani fondamentali».
11:42
11:42
Palestinese costretto a demolire la propria casa dalle autorità israeliane
Le autorità israeliane hanno costretto stamattina un cittadino palestinese di Gerusalemme a demolire la sua casa nella città di Al-Issawiya, villaggio vicino a Gerusalemme Est.
Lo scrive l'agenzia palestinese Wafa, che sottolinea come le autorità costringano i cittadini palestinesi, soprattutto nella Gerusalemme occupata, a demolire autonomamente le proprie case, con il pretesto di non avere un permesso. Coloro che si rifiutano di farlo vengono sottoposti a demolizione con bulldozer, imponendo costi esorbitanti al proprietario.
Le autorità israeliane hanno inoltre demolito due case in costruzione nel quartiere Rashid della città di Kaabiya, nella regione della Galilea, all'interno dei Territori del 1948, con il pretesto, scrive la Wafa, che fossero state costruite senza permesso di costruzione.
Secondo fonti locali, le squadre di demolizione della polizia israeliana hanno fatto irruzione nella città, hanno isolato l'area e hanno impedito ai residenti di avvicinarsi. Hanno notato che le due case erano in piedi da oltre 60 anni. Almeno altre 12 case nello stesso quartiere sono a rischio di demolizione.
Sempre a quanto riferisce Wafa le forze israeliane hanno impedito agli agricoltori di raggiungere le loro terre nella città di Sinjil, a nord di Ramallah, per la raccolta delle olive.
10:52
10:52
Ragazzino ferito da granata stordente in Cisgiordania
Un ragazzino è rimasto gravemente ferito dopo essere stato colpito alla testa da una granata stordente lanciata dalle forze israeliane nella città di Beit Awwa, a sud-ovest di Hebron, in Cisgiordania. Lo scrive l'agenzia palestinese Wafa.
Secondo quanto riferito dalle autorità locali, i soldati avrebbero fatto irruzione nella città e lanciato granate stordenti e gas lacrimogeni contro i residenti. Mentre si ritiravano, hanno preso di mira uno studente quindicenne colpendolo alla testa mentre usciva dalla sua casa a Wadi Al-Simiya. Il ragazzino è stato portato all'ospedale Al-Ahli di Hebron per essere curato; le sue ferite sono state descritte come gravi.
Stamattina all'alba, inoltre, sempre in Cisgiordania, le forze israeliane avrebbero arrestato sei cittadini della città di Deir Ballut, a ovest di Salfit, dopo aver fatto irruzione in diverse abitazioni, perquisendole e vandalizzandone il contenuto.
Gli israeliani avrebbero anche fatto irruzione nella città di Bidya, a ovest di Salfit, nell'abitazione di uno dei leader di Fatah Hassan Al-Qarm e nelle abitazioni dei suoi figli: Iyad, Segretario dell'Area Organizzativa di Bidya, e Khaled Al-Assir, un ex prigioniero. Le forze li hanno aggrediti e vandalizzato le loro abitazioni.
10:50
10:50
Un morto per l'attacco israeliano a Khan Younis
Un attacco di droni israeliani ad Abasan al-Kabira, vicino a Khan Younis, ha ucciso almeno una persona. Lo riferisce Al-Jazeera, citando anche l'agenzia di stampa palestinese Wafa.
Altre persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave, nell'attacco avvenuto mentre i palestinesi stavano ispezionando le loro case nella zona.
10:48
10:48
Giunti a Madrid 2 aerei con 19 bambini ammalati evacuati da Gaza
Diciannove bambini palestinesi ammalati o feriti, assieme a 73 familiari o accompagnatori, sono stati evacuati da Gaza e trasferiti a bordo di due aerei militari in Spagna, dove riceveranno assistenza sanitaria specialistica, in una nuova operazione organizzata dal ministero della Sanità in collaborazione con quelli della Difesa e degli Affari esteri, informano fonti governative.
I due aerei dell'esercito - un A310 e un A400 - con una dozzina di militari dell'Unità Medica di Aero-evacuazioni dell'aeronautica, sono atterrati all'alba alla base militare di Torrejon de Ardoz (Madrid).
I voli provenivano dalla frontiera fra Israele con la Giordania, dove le autorità israeliane hanno consegnato i profughi a una squadra del ministero spagnolo di Sanità, guidata dalla ministra Monica Garcia, e con personale medico mobilitato per l'occasione, Il trasferimento fino alla base di Amman è stato coordinato da Medicos sin Fronteras.
I bambini sono pazienti di traumatologia o feriti negli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, pazienti oncologici, affetti da cardiopatie congenite, neurologiche, nefrologiche, oftalmologiche o gastrointestinali, segnala il ministero spagnolo della Sanità. A bordo di ambulanze sono stati trasferiti in ospedali di Castiglia-La Mancia, Asturie, Castiglia e Leon, Paesi Baschi, Navarra, Aragona e Catalogna, a seconda delle patologie da curare.
Si tratta della quinta evacuazione di questo genere organizzata dal governo iberico nell'ultimo anno e mezzo, nel quadro del procedimento di Evacuazione medica (Medevac) attivato dal Centro di Coordinamento di risposta a emergenze della Commissione Europea (Ercc), attraverso la Direzione generale di Protezione civile ed emergenza del ministero dell'Interno spagnolo e l'Organizzazione Mondiale della Salute (Oms).
Il ministero di Inclusione, Previdenza sociale e Migrazioni, in collaborazione con la Ong Accem si farà carico dell'assistenza integrale ai familiari dei minori, offrendo alloggio, assistenza sanitaria e giuridica e appoggio psicologico, oltre ai servizi di traduzioni e interpreti.
08:58
08:58
L’Unrwa: «Israele continua a bloccare l’ingresso degli aiuti a Gaza»
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma che Israele continua a impedire al suo personale internazionale e agli aiuti umanitari di entrare a Gaza. Tuttavia, circa 12 mila dei suoi dipendenti locali stanno portando avanti la fornitura di "assistenza sanitaria, supporto psicosociale e istruzione alla popolazione, spesso in condizioni inimmaginabili", ha affermato l'agenzia in un post su X, riportato da Al-Jazeera.
L'anno scorso Israele aveva vietato all'Unrwa di operare nel territorio sotto il suo controllo, sostenendo che diversi suoi dipendenti erano membri di Hamas, scrive ancora la testata araba.
La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito la scorsa settimana che Israele, in quanto potenza occupante, deve sostenere gli sforzi di soccorso forniti dalle Nazioni Unite e dalle sue entità, tra cui l'Unrwa. Ha inoltre rilevato che Israele non ha dimostrato le sue affermazioni secondo cui un numero significativo di dipendenti dell'Unrwa sarebbe membro di Hamas.
Nel suo post, l'Agenzia ha affermato che "un cessate il fuoco da solo non è sufficiente. Cibo, kit igienici, tende e altri rifornimenti sono disperatamente necessari", ha aggiunto.
08:56
08:56
Israele accusa l’ONU: «Forze Unifil hanno abbattuto un nostro drone»
L'esercito israeliano ha accusato le forze di pace delle Nazioni Unite nel Libano meridionale di aver abbattuto un drone il giorno prima, durante una missione di raccolta di informazioni.
«Ieri, un drone delle Idf per la raccolta di informazioni è stato abbattuto nella zona di Kfar Kila, nel Libano meridionale, durante un'attività di routine nella zona», ha dichiarato il portavoce militare, il tenente colonnello Nadav Shoshani, su X.
«Un'indagine iniziale suggerisce che le forze Unifil di stanza nelle vicinanze abbiano deliberatamente sparato contro il drone e lo abbiano abbattuto. L'attività del drone non rappresentava una minaccia per le forze Unifil».
08:10
08:10
Re Abdallah: «Nessun Paese vorrà imporre la pace a Gaza»
I paesi rifiuterebbero di essere invitati a "imporre" la pace a Gaza se schierati nell'ambito del piano di cessate il fuoco di Trump. Lo ha detto alla Bbc il re Abdallah di Giordania.
"Qual è il mandato delle forze di sicurezza all'interno di Gaza? E speriamo che sia il mantenimento della pace, perché se si tratta di imporre la pace, nessuno vorrà toccarlo", ha dichiarato Re Abdallah, in un'intervista esclusiva per Bbc Panorama, in cui ha affermato che Giordania ed Egitto erano disposti ad addestrare le forze di sicurezza palestinesi.
"Mantenere la pace significa stare lì a sostenere le forze di polizia locali, i palestinesi, che Giordania ed Egitto sono disposti ad addestrare in gran numero, ma questo richiede tempo. Se ci muoviamo in pattuglia a Gaza armati, non è una situazione in cui nessun paese vorrebbe essere coinvolto". Re Abdallah ha affermato che non avrebbe inviato forze giordane a Gaza perché il suo paese era "politicamente troppo vicino" alla situazione.
Alla domanda se si fidasse di Hamas e della sua promessa di rinunciare a qualsiasi ruolo politico a Gaza, ha risposto: "Non li conosco, ma coloro che lavorano a stretto contatto con loro, Qatar ed Egitto, sono molto, molto ottimisti sul fatto che rispetteranno la promessa. Se non risolviamo questo problema, se non troviamo un futuro per israeliani e palestinesi e una relazione tra il mondo arabo e musulmano e Israele, siamo spacciati".
I giordani, ricorda Bbc, hanno preso parte a un'operazione internazionale per portare aiuti a Gaza ed evacuare bambini malati e feriti. Il re ha sorvolato il territorio in tre missioni paracadutando aiuti. "Guardare oltre la rampa di accesso è stato semplicemente scioccante - ha detto - La devastazione di quella parte di Gaza è stata uno shock per me. L'ho visto con i miei occhi, e come noi, come comunità internazionale, stiamo permettendo che ciò accada è sconcertante".
06:29
06:29
Il punto alle 06:00
Le Forze di difesa israeliane (IDF) si stanno ritirando dall’area oltre la Linea gialla, dove erano in corso le ricerche dei civili rapiti, per evitare scontri con membri di Hamas e su richiesta dei Paesi mediatori. Il governo di Israele ha confermato che le squadre del Comitato internazionale della Croce Rossa e dell’Egitto sono state autorizzate a cercare i corpi degli ostaggi deceduti oltre la linea di delimitazione.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha ordinato all’esercito di concentrarsi sulla distruzione dei tunnel nella zona della Striscia di Gaza ancora sotto controllo israeliano. Katz ha definito l’operazione “la missione centrale”, spiegando che circa il 60% delle strutture sotterranee è ancora intatto.
Il premier Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele non ha bisogno di alcun via libera per colpire i propri nemici. “La nostra politica di sicurezza è nelle nostre mani”, ha dichiarato, rivendicando il diritto di veto sui membri della forza internazionale che opererà a Gaza e precisando che Israele deciderà quali Paesi potranno partecipare, escludendo quelli considerati inaccettabili.
Il leader di Hamas Khalil al-Hayya ha dichiarato ad Al Jazeera che il movimento islamista è disposto a consegnare le armi “se l’occupazione finirà”. Ha aggiunto che Hamas non ha riserve nel trasferire le responsabilità amministrative di Gaza a un organismo nazionale palestinese e accetta la presenza delle Nazioni Unite come osservatori di frontiera. Al-Hayya ha inoltre chiesto di aumentare il numero dei camion di aiuti umanitari diretti a Gaza, stimando un fabbisogno di 6.000 al giorno.
In Libano, almeno tre persone sono morte in nuovi raid israeliani. L’esercito di Israele ha riferito di aver ucciso due membri di Hezbollah nel sud e nell’est del Paese. Dall’inizio della settimana sono undici le vittime degli attacchi, nonostante il cessate il fuoco siglato a novembre tra Israele e Hezbollah.
