Il punto

Mediterraneo, e se presto il turismo estivo finisse?

Le continue e sempre più frequenti ondate di calore potrebbero, un domani, modificare i flussi di vacanzieri – In particolare, nei mesi più caldi le persone potrebbero scegliere la costa atlantica o la montagna
©AP
Marcello Pelizzari
18.07.2023 11:00

È un'estate calda, torrida anzi. Ogni giorno, in Europa, sembra essere più bollente di quello precedente. Lunedì, il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus ha lanciato l'ennesimo allarme: «Le ondate di calore mettono a rischio la nostra salute e le nostre vite». Un allarme che, nel Mediterraneo, risuona potente, con temperature da record. Per tacere degli scenari futuri. Gli esperti, al riguardo, sono concordi: quello che i romani chiamavano Mare Nostrum si sta trasformando in una Jacuzzi. In alcuni punti, addirittura, l'acqua potrebbe superare i 30 gradi a detta dell'Organizzazione meteorologica mondiale. Roba da matti.

Mete popolari, ma...

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: ha ancora senso, e avrà ancora senso un domani, organizzare vacanze estive nel Mediterraneo? Di sicuro, per gli amanti delle città la missione, in questi giorni, è letteralmente impossibile, senza per questo scomodare Tom Cruise e il suo franchise. Ad Atene, ad esempio, il termometro sta superando costantemente i 40 gradi. Uscire di casa o dall'albergo non solo è faticoso, ma pericoloso. La Croce Rossa locale è stata dispiegata ai piedi dell'Acropoli per distribuire bottiglie d'acqua ai turisti, molti dei quali colpiti da insolazione. Anche quest'anno, poi, il Paese è stato colpito da incendi.

Al momento, tanto la Grecia quanto la Francia, l'Italia e la Spagna rimangono mete popolarissime d'estate. Lunedì, secondo diverse testimonianze raccolte dai media, la gente era pronta a tutto pur di vedere le meraviglie di Roma, ribattezzata «la città infernale» dalla stampa. «Ci sono stati alcuni casi di svenimento» hanno osservato gli agenti della polizia locale. Così, invece, una famiglia francese a Libération: «Oramai ci stiamo abituando alle alte temperature. Non abbiamo cambiato nulla nel nostro programma. Ci mettiamo all'ombra appena possiamo e beviamo molta acqua». Di fontane, a Roma, almeno ce ne sono in abbondanza.

Roma come Marrakech

Eppure, il riscaldamento globale rischia di pesare, e molto, sulle dinamiche turistiche nei prossimi anni. Questo, almeno, è il punto di vista del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, l'IPCC, riportato nell'ultimo rapporto. L'area del Mediterraneo, per dire, si è riscaldata di 1,5 gradi rispetto all'era preindustriale, ovvero 0,4 gradi in più rispetto alla media globale. Tradotto: non va per niente bene. «Al di là dell'aspetto culturale, la regione è sempre stata popolare per le sue temperature confortevoli» ha spiegato Jérémie Fosse, direttore di Eco-Union, un centro di riflessione e azione sullo sviluppo sostenibile nonché autore di un recente rapporto sull'argomento. «Più della metà del turismo si concentra sulla costa: si tratta di spiagge, sole e mare. Ma queste zone sono in prima linea nel cambiamento climatico». Fa sempre più caldo, già, «con picchi di temperatura prevedibili con poche settimane o addirittura giorni di anticipo. Il rischio di incendi è maggiore. I luoghi possono diventare inabitabili o invivibili, con ripercussioni negative sulla qualità dei servizi offerti ai viaggiatori».

Non solo, a detta del climatologo Wolfgang Cramer, pure lui concentratosi sui cambiamenti climatici nel Mediterraneo, «in città come Atene e Roma l'inquinamento da ozono peggiora durante i periodi di grande caldo». Ergo, «non solo i turisti risentono del caldo, ma anche la qualità dell'aria peggiora». Pure il Mar Mediterraneo in sé, inteso come mare, sta subendo un processo di «tropicalizzazione» e «gelificazione»: con l'aumento della temperatura dell'acqua, infatti, proliferano microalghe e meduse tossiche, rendendo alcune zone inaccessibili alla balneazione. Di qui il colore dell'acqua in alcune zone, tendente al verde.

«Ci sono dubbi sulla capacità del turismo, nella sua forma attuale, di sopravvivere al caldo» ha puntualizzato Cramer. Già, perché il caldo diventerà ancora più torrido se l'umanità non limiterà fortemente e drasticamente le emissioni di gas serra. Uno studio del 2019, addirittura, prevede che le temperature di Madrid, in estate, saranno di 6 gradi più alte di quelle attuali. Volendo parafrasare Ezio Greggio in Yuppies, come a Marrakech. Roma, dal canto suo, si avvicinerà ad Adana, in Turchia, con un significativo +5,3 gradi.

A complicare le cose il calo delle precipitazioni, che rischia di limitare l'accesso all'acqua nelle zone turistiche durante l'estate. La Spagna, ad esempio, sta andando incontro a un clima sempre più desertico lungo la costa.

Il turismo che verrà

Per ora, le destinazioni turistiche più popolari non si sono adattate al cambiamento climatico. D'altronde, siamo soltanto all'inizio, verrebbe da dire. Ma c'è chi ha già intuito che gli anni a venire saranno molto complicati, come Barcellona. Di nuovo Fosse: «È una delle città più avanzate in questo senso. Nei periodi di canicola, ci sono rifugi termali per i visitatori: tutti gli spazi pubblici e le scuole sono aperti con punti d'acqua, ombra, aree di riposo, eventualmente aria condizionata e vegetazione«. Altre città, in particolare in Grecia e in Turchia, stanno invece lottando per trovare i mezzi necessari per far fronte al riscaldamento globale. 

A pesare, in questo senso, è anche l'estrema artificializzazione del litorale, carico di asfalto oramai, che impedisce di reintrodurre un po' di natura. 

Fosse, in merito ai flussi turistici, prevede che la gente si sposterà in altre zone per evitare le ondate di calore: «I turisti preferiranno andare in altre regioni piuttosto che soffrire sulla costa mediterranea. In luglio e agosto, i loro gusti cambieranno e andranno sulla costa atlantica, dove il clima sarà mediterraneo solo tra venti o trent'anni, o in montagna». Il bacino del Mediterraneo, d'altro canto, potrebbe essere più popolare, e di riflesso più accessibile, in primavera o in autunno. La stessa città di Barcellona prevede un aumento dei visitatori nei mesi di giugno e settembre.

Cramer, concludendo, ha invece posto l'accento su una sorta di paradosso. Il turismo nel Mediterraneo, da un lato, soffre il caldo estremo di questo periodo ma, allo stesso tempo, lo amplifica, considerando le emissioni di gas serra legate a viaggi e spostamenti. «Se vogliamo essere seri, o abbandoniamo l'obiettivo di limitare il cambiamento climatico a 1,5 gradi o abbandoniamo l'aviazione come mezzo di trasporto per il turismo di massa» ha indicato il climatologo.

Che tipo di viaggiatore, riassumendo, spenderebbe le proprie ambite vacanze in un posto in cui rischia di rimanere senza acqua o, peggio ancora, di vedere la propria stanza d’albergo minacciata dalle fiamme?