Il punto

Mosca annetterà le regioni separatiste della Georgia?

È quanto ha lasciato intendere Dmitry Medvedev, sostenendo che l'idea di unirsi alla Russia «è sempre popolare in quelle regioni» e accusando l'Occidente di voler spingere Tbilisi verso la NATO
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Red. Online
23.08.2023 20:25

L'Ucraina non basta. Agli occhi della Russia, anche la Georgia e – in particolare – le regioni separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abcasia dovrebbero (anzi, potrebbero) essere annesse da Mosca. Questo, almeno, ha lasciato intendere l'ex presidente e primo ministro russo, Dmitry Medvedev. Tbilisi aveva perso il controllo dei due territori, situati rispettivamente nel Caucaso e sulle rive del Mar Nero, dopo l'implosione e la dissoluzione dell'Unione Sovietica. In seguito alla guerra russo-georgiana del 2008, soltanto Venezuela, Nicaragua, Nauru e Siria avevano riconosciuto l'indipendenza di Ossezia e Abcasia.

«L'idea di unirsi alla Russia è sempre popolare in quelle regioni» ha scritto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo in un articolo pubblicato oggi, 23 agosto, sul quotidiano Argoumenty i Fakty. E l'annessione, ha ribadito Medvedev, «potrebbe benissimo essere attuata se ci fossero buone ragioni per farla».

Per quanto le relazioni tra Mosca e Tbilisi siano migliorate dal 2008 a oggi, Medvedev ha accusato l'Occidente di creare tensioni. Come in Ucraina, al centro della critica la possibile adesione della Georgia alla NATO. Di qui l'ammonimento del politico: «Non aspetteremo che le nostre preoccupazioni sembrino prossime a realizzarsi». 

I funzionari georgiani, dal canto loro, non hanno mai nascosto la loro determinazione ad aderire all'Alleanza Atlantica, proprio nella speranza di preservare l'integrità territoriale del Paese. L'8 agosto, il Governo di Tbilisi ha auspicato la fine dell'occupazione delle regioni «indipendentiste» dell'Ossezia del Sud e dell'Abcasia. Puntando il dito contro l'aggressore russo. «Sappiamo da tempo che la Russia è un aggressore, lo sappiamo noi e lo sa tutto il mondo» ha dichiarato ai giornalisti il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili.

Ana Andguladze, dottoranda in scienze politiche presso l'Université Libre de Bruxelles, lo scorso marzo in un'analisi pubblicata da La Tribune aveva sottolineato che la Georgia, indipendente dal 1991, «è nota per le sue forti e costanti aspirazioni europee». Shota Kakabadze, analista presso il Georgian Institute of Politics, aveva descritto così al Corriere del Ticino i rapporti fra Georgia e Russia, con particolare accento su un altro, possibile ingresso, quello di Tbilisi nell'Unione Europea: «In generale, la linea adottata dal governo georgiano è sempre stata pragmatica. Con Mosca, ad esempio, l’obiettivo era e rimane quello di abbassare i toni del confronto. Sull’altro fronte, invece, Tbilisi ha puntato e punta sull’integrazione euro-atlantica. L’economia, va da sé, ne ha beneficiato negli anni. Ma la forte dipendenza dalle esportazioni verso la Russia, ora, è un problema. Perché rende il Paese vulnerabile e lo obbliga, complice la guerra, a cercare nuove relazioni per diversificare le sue fonti di guadagno. Rispetto alla Moldavia, che condivide un confine diretto con l’Unione Europea, la posizione geografica della Georgia e alcuni problemi logistici rendono questa ricerca complicata. Eppure, le sanzioni occidentali imposte alla Russia offrono un’opportunità unica al Paese: quella di fare da tramite fra Europa e Asia».

Sebbene la Georgia abbia ufficialmente presentato domanda di adesione all'UE nel marzo 2022, sulla scia della guerra in Ucraina, il Governo di Tbilisi è stato duramente criticato per la sua posizione ambigua sul conflitto e per la sua politica di abbassamento dei toni con Mosca. La popolazione georgiana, dal canto suo, è in gran parte favorevole alla causa ucraina. Basti pensare alle tante, tantissime manifestazioni pubbliche, su larga scala.

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