Il punto

Navi cargo in fiamme e caccia distrutti: l'Ucraina e gli attacchi in profondità nel territorio russo

L'incursione via terra nel Kursk non è la sola strategia attraverso cui Kiev mette sotto pressione Mosca: da tempo, oramai, missili e droni kamikaze colpiscono lontano dal fronte
© Reuters
Marcello Pelizzari
23.08.2024 16:00

Che l'Ucraina sapesse colpire, con precisione, obiettivi in profondità nel territorio russo non è una novità. Ne parlavamo già lo scorso gennaio. La strategia, nel frattempo, non è cambiata. E consiste nel mettere fuori uso infrastrutture critiche alle spalle delle linee nemiche. Certo, Kiev ha affiancato anche un'offensiva via terra – a sorpresa – nella regione di Kursk. A dimostrazione, per dirla con gli esperti, che Mosca ha debolezze e limiti militari evidenti. Ma, appunto, l'esercito ucraino non ha certo smesso di colpire lontano dal fronte e via cielo. Giovedì, nella fattispecie, due attacchi di questo tipo hanno fatto male, molto male alla Russia.

L'affondamento della nave cargo

Il primo riguarda un cargo russo carico di carburante, il Conro Trader, affondato in poche ore nel porto di Kavkaz dopo essere stato colpito da un missile. Parliamo di uno snodo fondamentale per rifornire le truppe russe nella penisola della Crimea occupata. La distruzione del Conro Trader, stando agli analisti, creerà non pochi grattacapi all'esercito di Mosca in termini di approvvigionamento. L'esercito, all'inizio della guerra, era solito adoperare il ponte ferroviario e stradale sullo stretto di Kerch. Vittima, però, di due attacchi ucraini nell'ottobre del 2022 e nel luglio del 2023. Di qui le restrizioni, imposte da Mosca, sull'attraversamento del ponte. Negli ultimi mesi, leggiamo, i grandi trasporti di carburante sono avvenuti, per motivi di sicurezza, soprattutto tramite mercantili come la Conro Trader. Della serie: guai se gli ucraini colpissero un treno merci durante l'attraversamento del ponte.

Kiev, evidentemente, ha adattato gli attacchi. Prendendo di mira le rotte marittime. L'attacco di giovedì, in questo senso, è il terzo (grave) dalla fine di maggio. E la Russia, ora, nella regione si trova (quasi) del tutto priva di grossi mercantili. L'attacco di ieri, una volta di più, ha mostrato come detto i limiti e le vulnerabilità dell'esercito russo e, analogamente, quanto siano insicure in realtà le rotte di rifornimento verso la Crimea. Non solo: ribadito che Mosca, ora, predilige le rotte marittime per rifornire le sue truppe, il ponte sullo stretto di Kerch rimane l'obiettivo degli obiettivi di Kiev. Tant'è che l'Ucraina non ha mai fatto mistero di volerlo distruggere completamente. Una volontà, questa, che gli sviluppi in termini di armamenti potrebbero trasformare in realtà: l'ultimo attacco sarebbe stato effettuato con un R-360 Neptun, un missile da crociera antinave ucraino balzato agli onori della cronaca poiché, secondo fonti di Kiev, venne impiegato per affondare l'ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, la Moskva. Se è vero che l'Ucraina può produrre una quantità limitata di questi missili, è altrettanto vero che i Neptun consentono all'esercito ucraino di attaccare obiettivi in territorio russo. 

La base aerea di Marinovka

Ma l'Ucraina, giovedì, ha condotto (con successo) anche un altro attacco. A 450 chilometri dal fronte, nell'entroterra russo, presso la base area Marinovka nella provincia di Volgograd. Per questo attacco Kiev ha utilizzato dei droni kamikaze. E i danni, manco a dirlo, sono stati importanti: dalle immagini satellitari si ritiene che almeno due caccia Su-34 siano andati distrutti mentre molti altri sono stati danneggiati. Giova ricordare che, alla fine dello scorso anno, proprio a Marinovka erano stati costruiti degli hangar di protezione. Un fatto di per sé insolito, dato che l'aeronautica russa è abituata a schierare i suoi aerei all'aperto. Trattandosi di hangar costruiti alla bell'e meglio, senza l'uso di cemento, molte strutture hanno ceduto sotto il peso delle esplosioni.

Gli ucraini, a inizio mese, avevano già provocato danni e distruzione in un'altra base aerea russa, a Morozovsk. Da allora, gli attacchi a lungo raggio tramite droni si sono intensificati. Con risultati insospettabili: mercoledì, un drone kamikaze ha quasi raggiunto la base di Olenja nella provincia russa di Murmansk, a nord del circolo polare artico. È stato abbattuto durante l'avvicinamento finale, dopo aver percorso 1.800 chilometri. Altri droni, questa settimana, hanno preso la via di Mosca e della sua regione, apparentemente senza successo, mentre a quasi una settimana di distanza dall'attacco a un deposito di carburante nella provincia di Rostov, vicino al confine con l'Ucraina, i vigili del fuoco locali non sono ancora riusciti a domare l'incendio.  

Come risponderà la Russia?

Resta da capire, concludendo, quale sarà la risposta di Mosca a questi ripetuti attacchi. I timori di nuovi bombardamenti russi, con l'Ucraina che si sta preparando a celebrare il 33. anniversario della sua indipendenza, il 24 agosto, sono aumentati. Le ambasciate di Cina e Stati Uniti a Kiev, al riguardo, hanno già avvertito i loro cittadini. 

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