Guerra

Nel mirino dei droni russi: quando la morte arriva dall'alto

La ONG Human Rights Watch denuncia ripetuti attacchi di velivoli senza pilota contro i civili ucraini a Kherson: «Uccisioni, mutilazioni e terrore: sono crimini contro l'umanità»
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Michele Montanari
04.06.2025 10:45

L’esercito russo ha ripetutamente utilizzato droni per attaccare la popolazione e obiettivi civili nella regione di Kherson, nell'Ucraina meridionale. Emerge da un recente rapporto della ONG Human Rights Watch (HRW), la quale definisce tali azioni come «gravi violazioni» delle leggi di guerra e chiede un’indagine nei confronti di Mosca per «crimini contro l’umanità».

Nel report di 93 pagine, dal titolo «Cacciati dall'alto: l'uso di droni da parte della Russia per attaccare i civili a Kherson, in Ucraina», viene evidenziato come le truppe di Vladimir Putin abbiano condotto  «deliberatamente o incautamente» attacchi con droni contro i cittadini e diversi obiettivi civili, utilizzando velivoli molto economici e facilmente reperibili sul mercato, per diffondere il terrore tra la popolazione. La lunga serie di attacchi, si legge ancora, ha spinto molte persone a non uscire più di casa, mentre molte altre sono state costrette a fuggire da Kherson.

Secondo Belkis Willie, direttrice associata per le crisi, i conflitti e le armi di HRW, gli attacchi russi vanno indagati come crimini contro l’umanità, in quanto «gli operatori di droni sono in grado di tracciare i loro obiettivi, con riscontri video ad alta risoluzione, e ciò lascia pochi dubbi sul fatto che l'intento sia quello di uccidere, mutilare e terrorizzare i civili».

La ONG ha intervistato 36 persone, sopravvissute o testimoni degli attacchi di droni russi a Kherson, e ha analizzato 83 video di attacchi di velivoli senza pilota diffusi sui canali Telegram filo-russi, nonché filmati condivisi proprio dalle persone che hanno assistito alle uccisioni. Le forze russe hanno utilizzato droni quadricotteri disponibili in commercio, prodotti da due aziende cinesi, la DJI e la Autel, e un modello prodotto dalla società russa Sudoplatov, la quale si spaccia per un'organizzazione di volontariato.

Sia la DJI che la Autel hanno risposto a HRW, ammettendo di aver ricevuto segnalazioni relative ai propri droni in Ucraina, sottolineando che l’utilizzo bellico dei droni è «incompatibile con le politiche aziendali». La Sudoplatov e il Governo russo invece non hanno fornito alcuna spiegazione.

Secondo la ONG, da giugno a dicembre del 2024, Mosca ha condotto almeno 45 attacchi contro la popolazione ucraina e contro obiettivi civili, tra cui un centro di assistenza sanitaria e negozi di alimentari, poi costretti a chiudere, a Antonivka e Dniprovskyi, insediamenti nella periferia di Kherson. Tra maggio e dicembre, gli attacchi con droni hanno causato quasi 500 feriti tra i civili e 30 vittime, stando al Comitato Esecutivo del Consiglio Comunale di Kherson. E nel 2025 il copione non sembra essere cambiato.

Stando alle testimonianze, i droni russi hanno colpito i civili nelle strade, anche mentre viaggiavano in bicicletta o sui mezzi pubblici. Altri sono stati attaccati nelle proprie abitazioni. I russi hanno preso di mira pure ambulanze e il personale sanitario intervenuto per soccorrere i feriti. Oltre ai negozi di alimentari, sono state attaccate anche le infrastrutture di gas, acqua ed elettricità, limitando ulteriormente l'accesso della popolazione ai servizi di base.

Nella maggior parte dei casi, i droni quadricotteri sono stati armati con mine antiuomo PFM, «vietate a livello internazionale», ora disseminate per tutta Kherson.

Tra maggio e dicembre 2024, la popolazione di Antonivka si è quasi dimezzata, mentre gli abitanti rimasti – soprattutto anziani – oggi sono costretti a rimanere chiusi in casa per paura di essere attaccati dai droni.

Secondo HRW, lo schema degli attacchi sembra «essere parte di un'apparente strategia russa il cui scopo principale è quello di diffondere il terrore tra la popolazione civile».

Inoltre, «la capacità delle forze russe di armare droni relativamente poco costosi e disponibili in commercio per portare a termine attacchi illegali sottolinea l’urgenza di identificare modi efficaci per far rispettare il diritto internazionale umanitario, anche attraverso azioni penali contro» la Russia. La ONG chiede ai governi di collaborare con le aziende produttrici di velivoli senza pilota «per sviluppare e attuare misure di salvaguardia volte a prevenire o ridurre al minimo l'uso dei droni per scopi di combattimento illeciti».

Per Belkis Willie, «gli attacchi a Kherson rappresentano un caso di studio sconcertante su come vivono i civili quando possono essere attaccati dall'alto con una precisione sconcertante».

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