Il caso

«Niente diritto all'aborto? Allora non pago la multa stradale»

La particolare storia di una donna texana, multata perché circolava da sola su una corsia autostradale preferenziale per auto occupate da due o più passeggeri: «Ma sono incinta» — Secondo la 32.enne, «dopo l'annullamento di Roe vs. Wade, questo conta come una persona»
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Giacomo Butti
13.07.2022 19:59

«Niente diritto all'aborto? Allora non pago la multa stradale». Sembra un nonsense, due frasi sconnesse incontratesi per caso. Eppure, credeteci, un nesso logico esiste. Da quando la Corte Suprema statunitense ha deciso di annullare il diritto federale all'aborto, nel Paese c'è chi fa incetta di contraccettivi e chi cancella le app di tracking del ciclo mestruale per paura che divulghino dati oggi ancora più sensibili. Ma non è solo la popolazione a essersi mossa: i differenti Stati stanno decidendo come reagire. Da chi pensa di mantenere un accesso all'interruzione di gravidanza fino alla 26. settimana a chi, invece, aveva già previsto delle «trigger law» («leggi grilletto») che si attivassero nel caso di un rovesciamento di «Roe v. Wade», così da impedire ogni aborto a partire dal concepimento. Tra chi ha scelto quest'ultima via, e tra i più severi nella sua applicazione, c'è il Texas, dove i dottori che praticano un'interruzione di gravidanza potrebbero presto rischiare l'ergastolo e fino a 100 mila dollari di multa. Ed è proprio in Texas che si è consumata una vicenda particolare, quella di cui accennavamo poco sopra.

La storia è stata diffusa qualche giorno fa sui siti internazionali, ma i fatti risalgono al 29 giugno. Una donna texana, incinta, circolava in autostrada sulla High-occupancy vehicle lane (HOV), una corsia dedicata ad auto sulla quale viaggino almeno due persone. Fermata dalla polizia locale per essere l'unica occupante dell'abitacolo, la 32.enne si è opposta all'idea di venire multata: «Ho indicato la mia pancia e ho detto: "La mia bambina è proprio qui. È una persona"», ha dichiarato la donna al Dallas Morning News, che ha riportato per primo la notizia. Già, perché con l'annullamento della sentenza "Roe v. Wade", entra in gioco il codice penale del Texas, che riconosce il bambino non ancora nato come persona a tutti gli effetti. Agli agenti, dunque, la donna ha fatto notare: «Non sto cercando di entrare in temi politici, ma con tutto quello che sta succedendo (dopo l'annullamento del diritto federale all'aborto, ndr), specialmente in Texas, questo conta come un bambino». Un tema sul quale i poliziotti hanno preferito sorvolare: «Non ci occupiamo di questo. La legge per le corsie HOV richiede la presenza di due persone "fuori dal corpo"», la donna si è sentita dire, che al giornale locale ha spiegato di volersi opporre alla multa di 215 dollari inflittale. «Mi fa ribollire il sangue. Come può essere giusto? Secondo la nuova legge, questa è una vita». 

Le reazioni

Nei giorni seguenti la pubblicazione del racconto, online è scoppiato un putiferio. E mentre gli esperti legali ammettono l'evidenziazione di una zona grigia (il codice penale texano riconosce il bambino non ancora nato come persona, le leggi dei trasporti no), la donna è diventata un simbolo del movimento pro-aborto. E questo sebbene la 32.enne stessa abbia tenuto a sottolineare in un'intervista al Washington Post, che sebbene sostenga il diritto di ogni donna di scegliere cosa fare del proprio corpo, «questo non significa che sia anche a favore di questa scelta». Per non parlare del fatto che, per sua stessa ammissione, aveva già fatto uso della corsia HOV durante la sua precedente gravidanza. Ben prima del ribaltamento di "Roe v. Wade", insomma.

Ma, dicevamo, al web importa poco: su Instagram, Twitter, Facebook, ovunque, si moltiplicano le dichiarazioni di stima nei confronti della donna. «Lo Stato non può avere entrambe le cose», commenta un utente su Instagram all'articolo del Washington Post. «Non ha tutti i torti. Devono essere coerenti con le loro decisioni», evidenzia un altro.