Il caso

Se le app di tracking del ciclo mestruale diventano pericolose

Dopo l'abolizione della sentenza Roe v. Wade sull'aborto, le donne americane si sono apprestate a cancellare le applicazioni di monitoraggio delle mestruazioni, con la paura che alcuni dati sensibili possano essere divulgati e monitorati dal governo
Federica Serrao
25.06.2022 11:59

Ieri, negli Stati Uniti, è stato cancellato il diritto federale all'aborto. La bozza della Corte Suprema, che trapelava già da maggio, è stata approvata, abolendo la storica sentenza Roe v. Wade che a partire dal 1973 aveva legalizzato l'interruzione di gravidanza nel Paese. In alcuni Stati federati americani, il divieto è già diventato realtà con effetto immediato. Per Texas, Idaho, Wyoming, Nord Dakota e Sud Dakota, Arkansas, Louisiana, Kentucky, Mississippi, Alabama, Tennessee, West Virginia e Missouri - che vanta di essere stato il primo stato ad annunciarsi - l'aborto ha già smesso o smetterà presto di essere legale, anche in caso di stupro o incesto. Per Arizona, Florida, Georgia, e Carolina del Sud, il divieto è in vigore, ma con un limite gestazionale. Al momento, la situazione in altri dieci stati, ossia Montana, Nebraska, Kansas, Iowa, Wisconsin, Michigan, Indiana, Pennsylvania, Virginia e Carolina del Nord, rimane incerta e dipendente da nuove leggi o cambiamenti nel controllo dei partiti. A Washington DC, così come in Oregon, California, Nevada, Colorado, New Mexico, Illinois, Minnesota, New York, Vermont, Massachusets, New Hampshire, Maine, Rhode Island, Connecticut, New Jersey, Delaware, Maryland, Hawaii e Alaska, invece, l'aborto rimane ancora legale. In un momento così tragico per la storia statunitense, dopo il crollo di una sentenza storica, per le donne - colpite in prima persona - emerge un'ulteriore preoccupazione. Oltre ad aver perso la libertà di poter decidere cosa fare con il proprio corpo, a spaventare la popolazione femminile è la possibilità di essere controllate qualora decidessero di interrompere una gravidanza in corso sfruttando soluzioni alternative. E per questo motivo, le donne si sono apprestate a cancellare le applicazioni di tracking del ciclo mestruale, installate sul proprio cellulare. 

Tradite da un'applicazione

Ormai da anni, è abitudine delle donne scaricare applicazioni per cellulare in grado di monitorare le proprie mestruazioni. App di questo tipo consentono di registrare il flusso, fornendo una stima delle date del prossimo ciclo mestruale, e non solo. Su queste applicazioni è infatti possibile annotare qualunque evento che possa influire sul ciclo mestruale, o i sintomi ad esso correlato. Si possono inserire le date dei rapporti sessuali consumati durante il mese, così come l'utilizzo di metodi contraccettivi o la presenza di eventuali sintomi premestruali, come crampi o mal di testa, per citarne un paio. La user experience può essere arricchita da tutti i dettagli che possono interferire con variazioni del ciclo mestruale, o che possono specificarne le caratteristiche, come la durata o l'abbondanza del flusso. In questo modo, l'applicazione memorizza tutti i dati dell'utente, notificando il presunto arrivo del nuovo ciclo mestruale o dei giorni fertili, qualora una donna desiderasse restare incinta usando l'applicazione come supporto per comprendere il periodo migliore per concepire. Tutti questi dati privati, come spesso accade quando si utilizzano applicazioni web, possono però essere oggetto di eventuali furti. E per questa ragione, già poche ore dopo l'abolizione di Roe v. Wade, alcune donne hanno iniziato ad allarmarsi, temendo che la propria intimità e le informazioni sensibili sul proprio ciclo mestruale potessero essere compromesse, divulgate e soprattutto monitorate dal governo. 

«Il corpo diventa una scena del crimine»

Il monito è partito dai social network. Come si legge nel tweet di Jessica Khoury, autrice statunitense, l'invito per le donne è quello di «eliminare già oggi le app di monitoraggio del ciclo». Le ragioni sono ben presto spiegate dalle utenti stesse. «Se rimani incinta, questa informazione viene registrata da qualche parte online. Se ci dovesse essere un aborto spontaneo, il governo potrebbe usare queste informazioni per processarti per omicidio», si legge in un tweet di risposta. E ancora: «Anche in un momento di estrema tristezza, come quello della perdita di un figlio, dovremo dimostrare a un tribunale che non abbiamo abortito di nostra volontà. Questo è il nostro futuro». Una ragazza ringrazia per la spiegazione, tirando un sospiro di sollievo perché non utilizza applicazioni per monitorare il proprio ciclo mestruale, ma bensì, «si limita» a segnare i giorni delle sue mestruazioni sul calendario di Google. Un'altra utente le risponde di fare comunque attenzione: «Nessun luogo online è sicuro per la registrazione di questo tipo di dati. Possono comunque chiederti un mandato di comparizione in tribunale».

In pochissime ore, la preoccupazione è esplosa. A quattro ore di distanza dall'avviso di Jessica Khoury, il tweet contava già oltre 95.000 cuoricini, più di 38.000 retweet e 600 commenti con tantissime ulteriori interazioni. «Il tuo corpo diventa una scena del crimine: c'è bisogno di una équipe che indaghi sulla tua storia sanitaria, per determinare se hai abortito il feto o se è realmente deceduto di morte naturale», si legge, ancora. 

Intervengono le app

Clue, una delle applicazioni più gettonate per monitorare il ciclo mestruale, ha interrotto subito il silenzio, esprimendosi con un post su Instagram. «Noi di Clue crediamo fermamente che la decisione estremamente personale di interrompere una gravidanza debba essere presa nel contesto di un'assistenza sanitaria legale e regolamentata, senza vergogna o paura di essere perseguiti. Considerando l'attuale stato dell'aborto negli Stati Uniti, comprendiamo che molti di voi siano preoccupati che i dati tracciati possano essere usati contro di voi dai procuratori statunitesi». E ancora, aggiunge: «È importante che la legge europea protegga i dati sanitari sensibili della nostra comunità. La nostra missione è sempre stata quella di mettere le persone nella condizione di conoscere il proprio corpo, in tutte le fasi della vita, e di prendere qualsiasi decisione in campo riproduttivo. Si tratta di un percorso molto personale che sosteniamo attraverso informazioni accurate, basate su dati concreti e non giudicanti, nonché attraverso un'applicazione amata e utilizzata in tutto il mondo». Fatte le dovute premesse, il team di Clue rassicura le utenti. «Siamo consapevoli che possa essere difficile valutare come le app utilizzano i dati. Ci impegniamo quindi a rispettare i diversi impegni per garantire la tranquillità della nostra comunità».

Nel carosello di immagini con testo pubblicate sul profilo di Clue, si scopre quindi che i dati sanitari tracciati nell'applicazione, in particolare su gravidanze, perdite o aborti, sono mantenuti privati e sicuri. I dati condivisi - rincuora Clue - sono il minimo indispensabile, e vengono trasmessi sempre nella maniera più sicura possibile. Allo stesso modo, il team addetto alla protezione dei dati lavora instancabilmente per proteggerli, utilizzando sistemi di crittografia dei dati e strumenti software per la verifica.

Similmente, anche l'applicazione Flo, altrettanto celebre per il monitoraggio del ciclo, è intervenuta, cercando di rassicurare le sue utenti. «Staremo sempre dalla parte della salute delle donne», si legge sul loro profilo. E ancora, per migliorare la privacy e la sicurezza delle utenti, Flo comunica di essere prossima a lanciare «Anonymous mode», la modalità anonima che rimuoverà i dati relativi all'identità personale dal proprio account di Flo, di modo che nessuno possa identificare il profilo di un'altra persona. «Non venderemo mai i vostri dati personali. Faremo qualunque cosa in nostro potere per proteggere i dati e la privacy di voi utenti. Continueremo a costruire un futuro migliore e più sicuro per la salute femminile, attraverso una educazione sanitaria completa». Solo il passare del tempo ci rivelerà se le promesse e le rassicurazioni delle app di tracking del ciclo mestruale saranno abbastanza per fare sentire le donne al sicuro, protette e libere di poter aggiornare un'applicazione sul cellulare, senza paura di essere perseguite penalmente. 

In questo articolo:
Correlati
Storico passo indietro sull'aborto
La Corte Suprema ha ribaltato la decisione presa 50 anni fa nel caso Roe vs. Wade — Cancellato il diritto federale alla interruzione di gravidanza - Adesso sono a rischio altri provvedimenti come la libertà di usare antinconcezionali o il matrimonio tra persone dello stesso sesso