Il caso

Nobel per la Pace, la Norvegia teme la reazione di Trump

Il Paese nordico si sta preparando alle potenziali ripercussioni sulle sue relazioni con gli Stati Uniti, qualora il premio non venisse assegnato al presidente americano: «Dobbiamo essere preparati a tutto»
©Alex Brandon
Red. Online
10.10.2025 07:45

(Aggiornato) Manca poco, pochissimo. Nelle prossime ore, verrà annunciato il Premio Nobel per la Pace di quest'anno. Non senza preoccupazioni, soprattutto da parte della Norvegia. I politici del Paese nordico, infatti, si stanno preparando alle potenziali ripercussioni sulle relazioni tra Stati Uniti e Norvegia, qualora il premio non venisse assegnato a Donald Trump. 

Dopotutto, è risaputo. Lo stesso presidente americano, nel suo discorso all'ONU a settembre, ha sottolineato quanto i suoi primi mesi di seconda presidenza debbano valergli il Premio Nobel per la Pace. A giugno, il Pakistan lo aveva formalmente raccomandato come candidato, citando il suo «decisivo intervento diplomatico» durante la recente crisi indo-pakistana. Qualche settimana dopo, anche il premier israeliano Netanyahu, nel corso di una cena alla Casa Bianca, aveva consegnato a Trump la lettera di nomina inviata al comitato norvegese, in cui annunciava di averlo candidato, a sua volta, al Nobel per la Pace. Un gesto che il tycoon aveva particolarmente apprezzato, definendolo «molto significativo». 

Non solo. Qualche giorno fa, anche le famiglie degli ostaggi israeliani hanno chiesto «di assegnare il Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump», riconoscendo il suo merito nell'aver riportato a casa 39 ostaggi e aperto la via a un piano per liberare tutti i rimanenti e porre fine alla guerra». Poco fa, anche il Cremlino ha dichiarato che la Russia accoglierebbe con favore la decisione di assegnare il Premio Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Nonostante le diverse nomine, però, esperti e osservatori norvegesi sostengono sia improbabile che il vincitore, quest'anno, sia proprio Trump. Sia per una questione di tempi, sia a causa della composizione del comitato indipendente di cinque persone. Motivo per cui, con l'avvicinarsi dell'annuncio, si stanno moltiplicando i timori legati alla potenziale reazione di Trump, qualora non dovesse vincere.

Come ha dichiarato al Guardian Kirsti Bergstø, leader del Partito Socialista di Sinistra norvegese e portavoce per la politica estera, «Oslo deve essere pronta a tutto». «Donald Trump sta portando gli Stati Uniti in una direzione estrema, attaccando la libertà di parola, facendo rapire persone in pieno giorno da poliziotti in borghese e reprimendo le istituzioni e i tribunali. Quando il presidente è così instabile e autoritario, ovviamente dobbiamo essere pronti a tutto», ha spiegato alla testata britannica. «Il Comitato Nobel è un organismo indipendente e il governo norvegese non ha alcun coinvolgimento nella determinazione dei premi. Ma non sono sicura che Trump lo sappia. Dobbiamo essere preparati a tutto da parte sua».

Trump, in tal senso, avrebbe già fatto, nei mesi scorsi, alcuni passi verso la Norvegia. A luglio, il presidente americano avrebbe chiamato Jens Stoltenberg, ministro delle finanze norvegese ed ex segretario generale della NATO, per chiedergli informazioni sul premio Nobel. Non solo. Il mese scorso, alle Nazioni Unite, Trump ha (falsamente) affermato di aver posto fine a sette «guerre infinite». Rivolgendosi ai leader mondiali, aveva ricordato loro che «tutti dicono che dovrei ricevere il Premio Nobel per la Pace».

Parlando al Guardian, Arild Hermstad, leader del Partito dei Verdi norvegese, ha affermato che l'indipendenza del comitato Nobel «è ciò che conferisce credibilità al premio». «I premi per la pace si guadagnano con un impegno costante, non con capricci sui social media e non con intimidazioni», ha sottolineato. «È positivo che Trump abbia sostenuto il recente accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Qualsiasi passo verso la fine delle sofferenze a Gaza è benvenuto. Ma un contributo tardivo non cancella anni di violenza e divisioni».

Per Trump, dunque, potrebbero esserci poche chance. Anche perché, come ha spiegato Kristian Berg Harpviken, direttore dell'Istituto Nobel norvegese, la decisione è stata presa durante l'ultima riunione del comitato Nobel, avvenuta lunedì.