Guerra in Ucraina

«Non è escluso l’impiego di bombe atomiche di potenza ridotta»

Le valutazioni di Maurizio Simoncelli, esperto di geopolitica dei conflitti, sulle ripetute minacce da parte di Putin
Osvaldo Migotto
24.03.2022 06:00

La Russia martedì è tornata a parlare di un possibile ricorso all’arma atomica nel caso in cui si sentisse minacciata. Ciò significa che la deterrenza nucleare che negli anni della Guerra fredda aveva salvato il mondo da un conflitto atomico oggi non funziona più? Lo abbiamo chiesto al professor Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’istituto di ricerche internazionali «Archivio Disarmo» di Roma, nonché esperto di geopolitica dei conflitti. «Evidentemente nella concezione di Putin l’uso dell’arma nucleare sta diventando una possibilità effettiva. Anche se va tenuto presente - sottolinea Simoncelli - che in guerra spesso e volentieri si fa ricorso a minacce verbali. Quindi quella di Putin potrebbe essere anche una minaccia politica tesa a dimostrare la decisione di Mosca nel raggiungere gli obiettivi che si è prefissata, resistendo alla forte opposizione occidentale. Ad ogni modo il fatto che Putin ne parli ripetutamente, lo aveva già fatto anni fa in altre situazioni, lascia intravedere che tutto sommato lo strumento nucleare potrebbe essere utilizzato all’interno di un conflitto convenzionale».

In che modo? «Nel corso deli anni sono state realizzate bombe atomiche di minore potenza, le cosiddette bombe di teatro non strategiche, che - spiega l’esperto di geopolitica - non sono quelle lanciate da un continente all’altro con missili intercontinentali, ma possono essere utilizzate in un teatro di battaglia più vicino. L’effetto di tali bombe si concentra su aree limitate del territorio, con effetti di radioattività ridotti».

Chi possiede tale tipo di atomiche? «Le possiedono sia gli Stati Uniti sia la Russia. Paesi NATO quali l’Italia, la Germania e l’Olanda dispongono delle bombe tattiche B61; sono bombe atomiche di potenza ridotta lanciate da aerei. Fino ad oggi - chiosa il nostro interlocutore - la ‘reciproca distruzione assicurata dal ricorso alle atomiche’ aveva fatto sì che parlare di guerra nucleare fosse solo un’ipotesi lontana. Oggi invece vediamo che sempre più spesso, almeno da parte di Putin, questa ipotesi viene avanzata. In guerra del resto mai dire mai, visto che Putin ha scatenato un conflitto che nessuno si aspettava in quanto non c’erano motivi impellenti tali da scatenare un’invasione».

Abbiamo visto che alcune centrali nucleari ucraine sono state teatro di scontri armati. Qui il pericolo è anche maggiore? «L’esperienza della centrale nucleare di Chernobyl ce la ricordiamo tutti, soprattutto in Ucraina ma anche in Bielorussia e Russia, Paesi che furono pesantemente toccati dalla nube radioattiva. Per cui - afferma Simoncelli - credo che il colpo di mortaio sparato nelle scorse settimane sulla centrale nucleare di Zaporizhzhya sia arrivato per errore. Ma come dicevamo, in guerra tutto può avvenire e un danno causato a una centrale nucleare potrebbe essere grave. Si tratterebbe di vedere quanto vulnerabile è la parte colpita. Vi è ad esempio la necessità di mantenere in funzione l’impianto di raffreddamento della centrale atomica. Per i rischi esistenti pare che il personale che lavora nelle centrali nucleari ucraine operi in condizioni di forte stress e ciò è fonte di preoccupazione per tutti, vista la complessità di gestione di tali impianti. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica sta cercando di monitorare la situazione perché la preoccupazione è molto forte. Anche perché le centrali nucleari, come si sa, possono essere anche un obiettivo strategico se la situazione si facesse disperata».

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