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Raid e scontri da Tubas a Rafah, mentre Israele minaccia un intervento “con forza” contro Hezbollah se non sarà disarmato entro l’anno - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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Il punto alle 06.00
Israele ha lanciato una nuova e ampia operazione antiterrorismo nel nord della Cisgiordania, in particolare nella zona di Tubas, con arresti in aumento: secondo l’associazione dei detenuti palestinesi, i fermati sono saliti a 45, mentre la Mezzaluna Rossa riferisce di diversi feriti. L’IDF ha inoltre confermato raid a Rafah, dove sostiene di aver eliminato quattro miliziani usciti dai tunnel di Hamas, e a Beit Lahiya, nel nord di Gaza, dove due persone sono state uccise.
Nel frattempo l’Egitto ha avvertito che l’attuale escalation regionale “non giova a nessuno”, invitando al rispetto della Risoluzione ONU 1701 e chiedendo di evitare un deterioramento ulteriore della situazione in Libano. Il Cairo ha inoltre rinviato la conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza a causa delle condizioni sul terreno.
In Israele cresce la tensione con Hezbollah: il ministro della Difesa Katz ha dichiarato che, se la milizia non sarà disarmata «entro la fine dell’anno», l’esercito interverrà «con forza» in Libano. Intanto Hamas conferma di aver ricevuto tramite la Croce Rossa 15 corpi di palestinesi detenuti in Israele, nell’ambito degli scambi collegati al cessate il fuoco.
Sul fronte politico palestinese, emerge che Hamas sta discutendo una possibile trasformazione in partito politico, compreso il disarmo dell’ala militare, nell’ambito di un più ampio processo di riconciliazione interna che coinvolge Egitto, Qatar, Turchia e, indirettamente, Stati Uniti.
A livello umanitario, continua il rimpatrio dei corpi degli ostaggi israeliani: identificato quello di Dror Or, ucciso il 7 ottobre 2023. Restano ancora due salme da restituire.
