Il caso

Oceandiva saluta Londra: il superyacht delle feste non sbarcherà mai sul Tamigi

Crociere divertenti, «rivoluzionarie» e a emissioni zero sul fiume che bagna la capitale britannica? No, niente da fare: troppe le proteste da parte dei cittadini e troppo grande, di fatto, l'imbarcazione
Red. Online
06.02.2024 10:30

Ricordate Oceandiva? No? Riavvolgiamo il nastro: stiamo parlando di un superyacht che promette, anzi prometteva, crociere divertenti e «rivoluzionarie» sul Tamigi, anche a notte fonda e soprattutto a emissioni zero. Un progetto che, subito, aveva incontrato le resistenze dei cittadini di Londra. Usiamo il passato perché, leggiamo sul Times, i proprietari della barca da 25 milioni di sterline hanno rinunciato del tutto al progetto di farla navigare sul fiume che bagna la capitale britannica. Il motivo? Proprio quello: l'opposizione dei residenti che si affacciano sul corso d'acqua. Il futuro, per questa imbarcazione lunga 86 metri e in grado di ospitare dalle 1.000 alle 1.500 persone secondo le stime, sarà nelle «acque dell'Unione Europea». Troppi, evidentemente, gli ostacoli da superare per far funzionare Oceandiva a Londra. Così Smart Group, la società di intrattenimento che avrebbe dovuto gestire il tutto: «La combinazione di sfide normative e inadeguatezze infrastrutturali si è rivelata troppo grande da superare».

Oceandiva, costruita in un cantiere navale olandese e più grande di qualsiasi altra imbarcazione da intrattenimento operante sui fiumi britannici, avrebbe dovuto iniziare a ospitare eventi nella primavera del 2023, ma non è mai riuscita a ottenere la licenza per la somministrazione di alcolici. Fra le richieste c'era anche quella di poter operare fino alle 3 del mattino. Ma, dopo aver ricevuto qualcosa come 980 reclami, un record per il quartiere di Newham, la sede prevista per le operazioni, è saltato tutto. Anche perché sono arrivate opposizioni, forti, anche dalla sponda opposta, a Southwark, con i residenti preoccupati dalla prospettiva di ritrovarsi un migliaio di passeggeri ubriachi al molo di Butler's Wharf, vicino al Tower Bridge.

Detto delle rivolte popolari, Oceandiva ha subito lo smacco finale, probabilmente, lo scorso giugno, quando si è schiantata contro una chiatta ormeggiata durante i test di navigabilità. Secondo il Marine Accident Investigation Branch, l'Ente governativo autorizzato a indagare su tutti gli incidenti marittimi nelle acque del Regno Unito, l'incidente è tuttora «in fase di indagine». Un'indagine è stata avviata anche dalla Port of London Authority, preposta al controllo del fiume.

L'impressione, in generale, è che questa barca fosse oggettivamente troppo grande per un fiume come il Tamigi. Rachel Bentley, consigliere liberaldemocratico di Southwark, ha indicato proprio nell'incidente uno dei motivi per cui Oceandiva ha smesso di credere nel progetto. Chloe Jackson, amministratore delegato di Smart Group, ha scritto in una lettera che Londra ha perso una grande opportunità: secondo le sue stime, la città avrebbe avuto vantaggi economici per 77 milioni di sterline. «Sebbene riconosciamo che questa possa sembrare una vittoria per alcuni residenti locali, siamo certi che comprenderete che è un giorno triste per la città e, di fatto, per Smart Group» ha scritto Jakcson. E ancora: «Poiché questa nave all'avanguardia e a zero emissioni non ridefinirà più gli eventi sul Tamigi, questa è semplicemente un'occasione persa».

I residenti si erano già lamentati in precedenza del fatto che l'imbarcazione fosse una «corazzata» e che, in quanto tale, avrebbe fatto perdere loro il sonno. Paul Crosbie, un attivista che vive nella storica via fluviale Shad Thames, aveva dichiarato al riguardo: «Non importa se l'orario di arrivo è alle 20 o alle 10, ci sarà comunque un disturbo. Ci sarà anche un impatto sulla vista, visto che questa barca è come una corazzata. Non è che la gente si opponga al principio di Oceandiva. È solo che è troppo grande e causerà troppo disturbo. Non ci sono condizioni soddisfacenti». Già, non ci sono condizioni soddisfacenti. Lo ha capito anche Smart Group.