Ombre russe ed energia: ecco come la Svezia si prepara al peggio
La Svezia, scrive Bloomberg, si sta preparando allo scenario peggiore: la guerra che, come un virus, si diffonde in Europa. Il Paese scandinavo, invero, segue con una certa apprensione gli avvenimenti (e sconvolgimenti) in Ucraina da un decennio, oramai. Ovvero, da quando la Federazione Russa, illegalmente, ha annesso la Crimea. Da circa due anni, tuttavia, Stoccolma sta temendo, appunto, il peggio. L'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, infatti, ha costretto gli svedesi a pensare. E ripensare. Innanzitutto, ai piani di sicurezza energetica.
La Svezia, dicevamo, è abituata alle tensioni. La sua capitale, Stoccolma, è più vicina a San Pietroburgo che a Berlino. Da quando Vladimir Putin ha mostrato, una volta di più, i muscoli e, di riflesso, il Paese nordico è entrato nella NATO, la Svezia ad esempio ha riscoperto il ruolo strategico di Gotland. Non solo, sempre Bloomberg scrive che gli svedesi, adesso, sono pronti. A che cosa? A un'eventuale estensione del conflitto ai Paesi baltici. Vicini, vicinissimi alla Svezia.
Dalla pace all'esercito potenziato
La fotografia, plastica, di questa preparazione è una vecchia centrale di Malmö, risalente (per alcune parti) addirittura agli anni Cinquanta. Prima del 2022, le autorità svedesi avevano previsto di smantellarla: l'impianto era stato chiuso nel 2016 e venduto nel 2021. Ora, invece, l'orizzonte è cambiato: la centrale a gas (ma può funzionare anche a gasolio) non solo non è stata smembrata, ma servirà a garantire luce ed elettricità alla terza città più grande del Paese in caso di un attacco nemico alle infrastrutture energetiche.
Per certi versi, è come se la Svezia avesse perso una scommessa. Da un lato, ha rafforzato il proprio esercito – notevolmente ridotto dopo la fine della Guerra Fredda – perché aveva previsto un lungo, lunghissimo periodo di pace. Quantomeno in Europa. Dall'altro, a livello energetico sta tornando al passato poiché il suo approvvigionamento – un mix fra nucleare, idroelettrico ed eolico – è vulnerabile su un piano prettamente geografico. Non solo, Stoccolma deve pure rivedere i piani per porti, strade, reti ferroviarie, ospedali e perfino rifugi. Rimanendo all'elettricità, oggi basterebbe colpire le linee che collegano la produzione, che avviene generalmente a nord, alle città meridionali per generare dei blackout. Fra queste città c'è anche Malmö. Secondo Vera van Zoest, docente senior associato presso l'Università della Difesa svedese, la rete della Svezia è molto più esposta ai sabotaggi rispetto a quella di altri Paesi europei. Di qui, beh, la necessità di prevedere e affrontare possibili emergenze. «Le infrastrutture critiche, come ad esempio la rete elettrica, sono spesso un obiettivo principale in tempi di guerra» ha dichiarato van Zoest a Bloomberg, riferendosi agli attacchi russi in Ucraina che hanno danneggiato oltre la metà delle strutture energetiche. Facendo sprofondare nel buio milioni di cittadini e privando la popolazione anche di acqua e riscaldamento in inverno.
E la protezione civile?
L'impresa, va da sé, appare titanica. E il tempo a disposizione, stando al ministro della Difesa civile Carl-Oskar Bohlin, potrebbe non essere sufficiente. A maggior ragione se pensiamo che il sud della Svezia «vanta» uno dei maggiori divari fra consumo di energia e capacità produttiva. Entro la fine del 2028, spiega ancora Bloomberg, un migliaio di cittadini svedesi qualificati dovrebbe contribuire alla protezione delle forniture energetiche come parte del servizio civico obbligatorio. Servizio che era stato sospeso dopo la Guerra Fredda ma che è stato reintrodotto nel 2024. In particolare, verranno costruite recinzioni più robuste e sarà potenziato il monitoraggio. Allo stesso tempo, rimane chiaro l'obiettivo di consentire a città come Malmö di operare indipendentemente dalla rete.
A monte, il governo svedese nel bilancio di quest'anno ha stanziato circa 5,5 miliardi di corone, più o meno 510 milioni di dollari, per la difesa civile. Il triplo rispetto al 2021. L'Agenzia svedese per le emergenze civili, addirittura, stima che il Paese abbia bisogno fra i 10 e i 20 miliardi di corone, all'anno, per allestire un piano all'altezza. Una cifra, questa, che appoggia anche l'esercito. «Non importa quanto forte diventi l'esercito» ha spiegato il comandante in capo delle forze armate, Micael Byden. «Se non riceviamo il supporto necessario dalla protezione civile non saremo in grado di fare ciò che è richiesto. Si tratta di un lavoro di ampio respiro». La situazione della Svezia, incredibilmente ma nemmeno troppo, è agli antipodi rispetto a quella della vicina Finlandia. Il fatto di confinare con la Russia per migliaia e migliaia di chilometri ha insegnato a Helsinki che è importante, anzi necessario, mantenere solide infrastrutture di protezione civile e di avere cittadini ben istruiti in caso di emergenza nazionale. «Stiamo imparando» ha ammesso il primo ministro svedese Ulf Kristersson, proprio in riferimento ai finlandesi.
Una centrale pronta per il 2025
L'impianto di Malmö, attualmente, è in stand-by. Di proprietà del gigante tedesco Uniper SE, nel dicembre del 2021 era stato venduto agli olandesi di PACO Holding. Ma Svenska Kraftnät, l'Agenzia governativa che gestisce la principale rete elettrica del Paese e che funge da autorità responsabile del sistema per la fornitura di elettricità in Svezia, è intervenuta sulla scia dell'invasione russa dell'Ucraina e dell'intensificarsi delle attività russe nel Baltico. Dopo l'estate, i lavori per la messa in funzione del sito riprenderanno a pieno ritmo. Con l'obiettivo di rendere pienamente operativo l'impianto nel 2025. Tutto, pur di non rimanere al buio.