La storia

Perché i tifosi del Milan hanno seguito le comunali a Sesto San Giovanni?

Gerry Cardinale, proprietario dei rossoneri, potrebbe costruire il nuovo stadio nel comune milanese – Ma solo il sindaco uscente Di Stefano è d'accordo
Marcello Pelizzari
14.06.2022 17:30

Che cosa c’entra Sesto San Giovanni con il calcio, al di là della mitica Pro Sesto? E perché, in particolare, i tifosi del Milan hanno seguito con incredibile trasporto, e ironia social, le elezioni amministrative di questo comune dell’area metropolitana di Milano?

Innanzitutto, il risultato: strappata cinque anni fa al centrosinistra dopo settant’anni, a Sest San Giovann (per dirla con i milanesi) sarà ballottaggio fra due settimane. Da una parte l’uscente Roberto Di Stefano, fermatosi a un niente dall’obiettivo (49,7%). Dall’altra il candidato del centrosinistra Michele Foggetta (38,5%). Un voto che i media locali hanno definito polarizzato, dal momento che nessuna delle candidature alternativa ha fatto breccia. Fermandosi, di riflesso, a una certa distanza: parliamo di Paolo Vino (5,86%), Massimiliano Rosignoli (2,86%), Eleonora Tempesta (1,84%) e Silvio La Corte (1,61%).

Il «Milan Twitter»

Dicevamo del calcio, comunque. Dal destino amministrativo della cittadina, infatti, dipenderanno anche le sorti del Milan campione d’Italia e, in parte, dei cugini dell’Inter. Di più, Di Stefano e Foggetta hanno idee diverse, diciamo pure diametralmente opposte, circa la possibilità (e la fattibilità) di costruire un nuovo impianto presso le ex aree Falck. Si tratta, come ha ricordato la Gazzetta dello Sport, del cosiddetto piano B. Ovvero, dell’alternativa rispetto all’area di San Siro. Che rimane la destinazione favorita, a maggior ragione se consideriamo che il progetto – la Cattedrale di Populous – è già stato presentato e approvato da tempo.

Il problema, tuttavia, è legato alle lungaggini tecniche. Che, leggiamo, hanno costretto tanto il Milan quanto l’Inter ad andare in pressing sul sindaco di Milano Beppe Sala. Della serie: o il dossier prende un’accelerata oppure lo stadio si farà da un’altra parte.

Ecco, «da un’altra parte» nel caso del Milan sarebbe, appunto, a Sesto San Giovanni. Basti pensare che nei giorni scorsi Gerry Cardinale, nuovo proprietario del club divenuto subito icona, grazie anche al famoso Milan Twitter, ovvero ai tanti utenti della piattaforma di fede rossonera, ha visitato l’area interessata informandosi, nello specifico, su aspetti logistici e sulla viabilità.

Le posizioni opposte

Il piano di riserva del Milan, però, non piace a tutti. Di Stefano, il sindaco uscente, ha mostrato subito interesse all’ipotesi spiegando come uno stadio a tinte rossonere in città farebbe da volano in termini di occupazione e immagine. Avete presente il treno che passa una volta sola nella vita? Ecco, nel caso di Sesto San Giovanni non ha né locomotiva né vagoni. Molto più prosaicamente, è un impianto sportivo di ultima generazione. Da costruire al più presto: diciotto mesi per posare la prima pietra, costi più o meno contenuti, vicinanza a Milano e Linate grazie alla metropolitana.

Evidentemente non è un caso se Di Stefano, nel commentare i risultati del primo turno abbia adoperato una metafora calcistica. «Ora testa bassa e tanto lavoro: si parte dallo 0-0» ha dichiarato. «La scelta è molto semplice: decidere se andare avanti insieme con nuovi progetti, sviluppo internazionale, lavoro e investimenti per il futuro oppure tornare indietro con la moschea più grande del Nord Italia, clientele, sussidi, insicurezza e degrado. Bisogna scegliere tra il sindaco della Sesto del fare e il sindaco estremista dei centri sociali».

Foggetta, per contro, ha storto il sopracciglio alla Carletto Ancelotti spiegando che un progetto del genere – faraonico, indubbiamente, per una realtà come Sesto – non è essenziale né tantomeno prioritario. «Sesto continua a essere una delle città più cementificate del Nord» ha detto, ricalcando il concetto di «Stalingrado italiana» un tempo molto in voga. «Una delle città più inquinate e dove arriveranno nuove strutture ospedaliere legate alla Città della salute. Pensare di portare qui lo stadio non è assolutamente una priorità che serve».

 

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