Il caso

Perché il Libano oggi si è svegliato con due fusi orari diversi?

La decisione improvvisa del premier Mikati di posticipare il ritorno all'ora legale non è piaciuta a tutti – Tra la popolazione si parla di «ora cristiana e ora musulmana»
© Twitter
Federica Serrao
26.03.2023 18:03

Questa notte, in Svizzera, è tornata l'ora legale. Un appuntamento di fine marzo a cui siamo abituati da sempre, così come lo sono quasi tutti i Paesi europei e non solo. Questa notte, però, in Libano le lancette non sono state spostate avanti per tutti i cittadini, come di consueto. La nazione si è infatti svegliata in due fasce orarie differenti. Per qualcuno, per esempio, erano già le nove, mentre per qualcun altro erano ancora le otto del mattino. Ma cos'è successo? Dietro a questo caos ci sarebbe la decisione del primo ministro libanese Najib Mikati di posticipare la data del cambio dell'ora di qualche settimana. Più precisamente, al 20 di aprile. Una scelta improvvisa, di soli pochi giorni fa, che non ha trovato l'approvazione di tutti i cittadini. Che, come dimostrano gli orologi questa domenica, in alcuni casi si sono addirittura rifiutati di obbedire, portando avanti le lancette come originariamente previsto.

Tra Ramadan, religione e digiuni

Le date del cambio dell'ora, è risaputo, vengono comunicate con largo anticipo. Già oggi, per esempio, sappiamo che l'ora solare farà ritorno domenica 29 ottobre, concedendoci un'ora in più di sonno. Forse anche per questa ragione, la decisione tutt'altro che ponderata e comunicata in anticipo di Mikati ha fatto storcere il naso a diversi libanesi. Il premier, infatti, ha comunicato la sua intenzione di posticipare il cambio dell'ora a metà aprile solo due giorni fa. Quarantotto ore prima. 

Dettaglio ancor più curioso, però, è la quasi totale assenza di motivazioni dietro a questa scelta. Il governo libanese, infatti, non ha fornito alcuna motivazione in merito. Secondo alcune indiscrezioni pubblicate da Al Jazeera, però, un video di un incontro tra il premier Mikati e il presidente del parlamento Nabih Berri potrebbe contenere la spiegazione di questo repentino cambio di programma. A quanto pare, si tratterebbe di una motivazione prettamente religiosa.

Nel filmato, pubblicato dai media libanesi, si sentirebbe infatti il presidente Barri chiedere con insistenza a Mikati di posticipare la data del ritorno all'ora legale al 20 di aprile, giorno in cui avrà fine anche il Ramadan, mese sacro per i musulmani. «Invece di essere le 7, lasciate che rimangano le 6 fino alla fine del Ramadan», avrebbe chiesto Barri nel video, ricevendo in un primo momento una risposta negativa da Mikati. Fino a quando, a distanza di qualche giorno, è infine arrivata la comunicazione ufficiale del governo di ritardare l'entrata in vigore del nuovo orario. E di accettare, quindi, la presunta proposta del presidente del parlamento. 

Ma quale sarebbe la motivazione dietro tale richiesta? Secondo quanto riferisce Al Jazeera potrebbe essere un semplice tentativo del governo di ottenere una vittoria tra i musulmani. Posticipando il ritorno dell'ora legale, infatti, coloro che osservano il digiuno durante questo periodo sacro potrebbero interromperlo prima, attorno alle 18, anziché dopo le 19. I musulmani, infatti, durante il Ramadan possono cenare unicamente dopo il tramonto. Dunque, in questo caso, avere un'ora di sole in più, molto apprezzata solitamente, si trasformerebbe in un disguido per coloro che rispettano il digiuno, che dovrebbero quindi attendere molto più tempo prima di poter mettere del cibo sotto ai denti. 

Eppure, nonostante la presunta scelta religiosa del premier libanese, tra gli oppositori di questa decisione c'è proprio la Chiesa. Ma quella cristiana. Nello specifico, l'influente chiesa maronita libanese avrebbe dichiarato nel corso della scorsa giornata di non aver alcuna intenzione di rispettare il cambiamento dell'ultimo minuto proposto dal governo. Al contrario, avrebbe spostato le lancette avanti, come da piani iniziali. E non è tutto. La stessa Chiesa maronita avrebbe inoltre denunciato la totale assenza di consultazioni e di considerazione sugli standard internazionali, da parte del governo libanese. Ricevendo, inoltre, l'approvazione di altre organizzazioni, partiti e scuole cristiane, che hanno deciso di seguire la Chiesa e di cambiare gli orologi nel corso della notte tra sabato e domenica.

Tra chi si oppone e chi obbedisce

Nonostante le forti opposizioni della Chiesa e dei suoi seguaci, le istituzioni e i partiti musulmani hanno applicato alla lettera quanto richiesto dal governo libanese, lasciando in vigore l'orario invernale. Ma ad aver "disobbedito" alla decisione comunicata da Mikati sono state anche diverse aziende del Paese e persino i media. I due principali canali di informazione libanesi, LBCI e MTV, hanno preso parte alla "rivolta" e hanno spostato le lancette in avanti, come sarebbe dovuto accadere fino a una manciata di giorni fa. In particolare, la LBCI ha dichiarato in un comunicato stampa di aver disobbedito alla decisione di Mikati perché quest'ultima «avrebbe danneggiato il suo lavoro». Aggiungendo anche «il Libano non è un'isola».

Tra i fedeli sostenitori del governo, invece, c'è la compagnia libanese Middle East Airlines, che contrariamente da quanto fatto dai canali di informazione, ha confermato di non aver toccato i suoi orologi, rimanendo sul «fuso orario invernale». Pur modificando gli orari dei voli, per restare in linea con gli orari internazionali ed evitare quindi problemi e incomprensioni con altri aeroporti. 

Il duopolio statale delle telecomunicazioni libanesi, dal canto suo, ha invece inviato messaggi ai clienti, consigliando loro di impostare manualmente l'ora sui propri smartphone. Con le nuove tecnologie, infatti, il cambiamento di orario sui dispositivi avviene in automatico, senza che nemmeno ce ne si renda conto. 

«Ora cristiana o musulmana?»

La domanda più gettonata ora è sicuramente la seguente: che cosa succederà, adesso, in Libano? Per il momento, nel nuovo Paese dei due fusi orari regna il caos. Al Jazeera riporta l'emblematica conversazione avvertita da un giornalista della Reuters ieri sera in un bar di Beirut. Un cliente domandava alle altre persone attorno a sé: «Da domani seguirete l'orologio cristiano o quello musulmano?». Lasciando presagire che questi siano i termini più corretti per definire le nuove versioni libanesi dell'ora legale e di quella solare.