Morti sospette

Perché in Russia continuano a morire top manager?

Vladimir Nekrasov, oramai ex presidente del board di Lukoil, ufficialmente è deceduto in seguito a un'insufficienza cardiaca – Dall'inizio della guerra in Ucraina, tuttavia, i decessi fra gli oligarchi e gli attori del settore energetico sono aumentati – E c'è chi afferma di non credere «alle coincidenze»
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Red. Online
25.10.2023 10:30

L'elenco, oramai, è lungo. Lunghissimo. Vladimir Nekrasov, 66 anni, presidente del board di Lukoil, il secondo produttore di petrolio in Russia alle spalle di Rosneft, è morto. È il terzo top manager della compagnia, nel giro di tre anni e mezzo, a perdere la vita. Una scomparsa, quella di Nekrasov, improvvisa. Come nei casi precedenti, d'altronde. Nello specifico, fatale è stata un'insufficienza cardiaca acuta. Ne ha dato notizia proprio Lukoil, senza tuttavia rilasciare ulteriori dichiarazioni.  

Prima di Nekrasov, a morire era stato il suo predecessore, Ravil Maganov. Caduto, nel settembre del 2022, dalla finestra di un ospedale di Mosca. Lukoil, all'epoca, aveva semplicemente parlato di una «grave malattia». Rilanciando i sospetti. O, meglio, allungando il citato elenco di morti sospette nell'oligarchia russa a margine dell'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo. Su Maganov, in particolare, pesava l'ombra della depressione. Nell'aprile del 2020, invece, era mancato Valery Grayfer, 90 anni, vero e proprio veterano del settore petrolifero russo: aveva diretto il board di Lukoil per un ventennio. 

Era legato a Lukoil, sebbene non fosse più parte della compagnia, Alexander Subbotin, trovato morto nel maggio del 2022 nel seminterrato di una casa, non molto lontano da Mosca. La causa del decesso? Insufficienza cardiaca. Ma si parlò altresì di uno sciamano cui Subbotin si sarebbe rivolto. E di un trattamento al veleno...

Ad attirare l'attenzione non è tanto, o non solo, la frequenza di queste morti, ma il fatto che nel marzo del 2022, pochi giorni dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina, Lukoil tramite il suo board aveva invocato negoziati per porre fine, «il più presto possibile», alla guerra. Non solo, l'azienda aveva espresso preoccupazione per i «tragici eventi» come «la più profonda solidarietà a chiunque sia toccato da questa tragedia». Una presa di posizione considerata rara, tuttora consultabile sul sito della compagnia, in controtendenza rispetto alla narrazione del Cremlino.

Lukoil, in quel messaggio risalente a oltre un anno e mezzo fa, si impegnava a continuare il proprio lavoro nei Paesi e nelle regioni in cui era presente. Nell'aprile successivo, lo storico leader dell'azienda nonché ex (giovanissimo) viceministro sovietico del petrolio, si era dimesso dopo essere stato inserito nella lista del Regno Unito delle persone sanzionate. Stando a una fonte citata da Reuters, la sua mossa era volta a proteggere la compagnia: Lukoil dà lavoro a oltre 100 mila persone ed è presente in decine di Paesi. Copre il 2% del petrolio estratto nel mondo, come riporta il Sole24Ore. 

Se è vero che, in maggio, Alekperov aveva in ogni caso ricevuto l'Ordine per i meriti verso la patria direttamente dal presidente russo Vladimir Putin, è altrettanto vero che il mistero sulla scomparsa, in serie, dei dirigenti di Lukoil si infittisce se allarghiamo il campo all'intero settore energetico della Federazione. E, di riflesso, se includiamo le morti sospette avvenute nel 2022: Leonid Shulman a gennaio, Alexander Tyulakov in febbraio, Vladislav Avayev in aprile, come Sergey Protosenya. Ma l'elenco è lungo, anzi lunghissimo come dicevamo: ne trovate uno piuttosto completo qui, su Wikipedia. «Non credo alle coincidenze – ha commentato al riguardo il politologo Viktor Minin, intervistato dal sito russo Business Online –. Attorno a Lukoil c’è una battaglia pesante. Ci sono forze interne che ne prenderebbero molto volentieri il controllo».

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