Guerra e tecnologia

Perché nei carri armati russi i soldati esplodono «come pupazzi a molla»

Le foto dei mezzi distrutti hanno spesso un aspetto in comune: la torretta è staccata dal corpo del carro – Ciò è dovuto a un difetto di progettazione, conosciuto ma mai veramente risolto dai militari del Cremlino
Giacomo Butti
04.05.2022 20:41

Palazzi sventrati, auto bruciate, statue distrutte. La guerra in Ucraina si sta lasciando dietro paesaggi apocalittici. A fare da contorno alle macerie autoctone, però, vi sono anche i resti degli invasori, dei russi. Elicotteri, camion, carri armati. Tanti carri armati. Il sito di monitoraggio dell'intelligence open-source Oryx ha detto il 28 aprile che almeno 300 tank russi sono stati distrutti, con altri 279 danneggiati, abbandonati o catturati. Secondo le stime britanniche, diffuse a fine aprile dal segretario della Difesa Ben Wallace, almeno 530 di questi mezzi sono stati «distrutti o catturati» dall'inizio del conflitto.

Il sito di monitoraggio dell'intelligence open-source Oryx raccoglie le prove fotografiche dei carri armati distrutti o «rubati» ai russi. Ad oggi, almeno 314 sono stati distrutti, 16 danneggiati, 49 abbandonati, 222 catturati. Ma parliamo solo di quelli di cui si hanno prove fotografiche. Potrebbero essere, insomma, molti di più.

A causare questa ecatombe, secondo le analisi di esperti proposte da diversi giornali anglosassoni, vi sarebbe un difetto, conosciuto ma mai veramente risolto, nella progettazione dei mezzi russi. Il cosiddetto «effetto jack-in-the-box». Proprio come i famosi pupazzi a molla, i soldati russi rischiano infatti di saltare in aria a causa di un'esplosione all'interno dello stesso carro armato.

Alcuni carri armati russi distrutti: spesso la torretta viene separata dal corpo del mezzo.

Un problema di munizioni

Un rapido esame dei «cadaveri» dei carri armati russi, del resto, lascia poco spazio a dubbi. Spesso e volentieri i resti di questi mezzi si assomigliano tutti. La torretta giace staccata, rovesciata su un lato, ad arrugginire sulle strade ucraine. Perché? È presto detto. A causare un simile danno è l'esplosione delle munizioni contenute all'interno del carro armato. I proiettili di questi tank di origine sovietica, tra i quali i famosi T-72 ampiamenti impiegati in Ucraina, sono infatti disposti ad anello all'interno della torretta stessa. Parliamo di 40 proiettili che, anche per il semplice calore o l'onda d'urto causata da un colpo indiretto, possono detonare a catena causando l'inferno. «Quello a cui stiamo assistendo con i carri armati russi è un difetto di progettazione», ha confermato alla CNN Samuel Bendett, consulente al Center for Naval Analyses (CNA) e senior fellow presso il Center for a New American Security. «Ogni colpo riuscito incendia rapidamente le munizioni causando una massiccia esplosione: la torretta viene letteralmente spazzata via». Un'opinione confermata dal professore dell'U.S. Army War College, Robert E. Hamilton, al Washington Post: «Per un equipaggio russo, se il compartimento di stoccaggio delle munizioni viene colpito, si tratta di morte assicurata. L'esplosione può vaporizzare istantaneamente l'equipaggio».

L'esplosione della torretta può vaporizzare istantaneamente l'equipaggio

Le evoluzioni

Il problema, dicevamo, è conosciuto. Difetti simili sono venuti alla luce già durante le guerre del Golfo, quando un gran numero di carri armati T-72, fabbricati dai russi ma in dotazione all'esercito iracheno, hanno subito lo stesso destino. Torrette divelte dal corpo dei mezzi. È vero, la disposizione dei proiettili ad anello permette di risparmiare spazio e dare ai tank un profilo più basso, rendendoli più difficili da colpire in battaglia. Ma gli svantaggi per l'equipaggio sono troppi. «I militari occidentali, osservando il modo in cui venivano distrutti i carri armati russi, hanno imparato la lezione: è necessario compartimentare le munizioni», ha spiegato alla CNN Nicholas Drummond, un ex ufficiale dell'esercito britannico ed analista dell'industria di difesa specializzato in guerra terrestre. 

E i risultati si sono visti. Pensiamo ad esempio allo Stryker (nato nel 2001), un veicolo corazzato la cui torretta, ha sottolineato Drummond, «non entra nel compartimento dell'equipaggio. Sta semplicemente in cima e tutte le munizioni sono al suo interno. Quindi, se questa viene colpita e salta in aria, l'equipaggio è ancora al sicuro al di sotto. È un design molto intelligente».

Uno Stryker. © Shutterstock
Uno Stryker. © Shutterstock

E soluzioni più attente al benessere dell'equipaggio esistevano già precedentemente. Si pensi ad esempio all'M1 Abrams, carro armato in servizio dagli anni '80 che permette a un membro dell'equipaggio di recuperare i proiettili da un compartimento sigillato e di trasferirli al cannone per sparare. Il compartimento ha un portello che l'addetto può aprire e chiudere tra ogni colpo sparato dal carro armato. Il risultato? Se il tank viene colpito è probabile che solo un proiettile sia esposto nella torretta. Riducendo così drasticamente il rischio di una carneficina.

I russi però hanno continuato per la propria strada. E quando la serie T-90, l'evoluzione del T-72, è entrata in servizio nel 1992, lo ha fatto con un'armatura rinforzata ma con un sistema di caricamento molto simile a quello del predecessore. Discorso simile per il T-80, un altro carro armato utilizzatissimo in Ucraina.

Un T-90, l'ultimo «discendente» del T-72. © Shutterstock
Un T-90, l'ultimo «discendente» del T-72. © Shutterstock

Si tratta insomma di priorità. Se nella maggior parte dei carri armati occidentali le munizioni sono tenute sotto il pavimento della torretta, protette da un pesante scafo, in Russia non è così. Come a dire: ci importa più che i proiettili siano già nella torretta, pronti ad essere sparati, che della vita dei nostri soldati. Una scelta che rischia di avere gravi ripercussioni per le mire del Cremlino: non è improbabile che tra le decine di migliaia di soldati russi morti vi siano anche molti carristi. Truppe il cui addestramento può richiedere diversi mesi e la cui sostituzione potrebbe rivelarsi non così evidente.

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