L'approfondimento

Quando a morire è un personaggio come la regina Elisabetta

Sono centinaia di migliaia i sudditi che hanno reso omaggio alla monarca in tutto il Regno Unito – Con Lara Franzoni, psicoterapeuta di Milano, affrontiamo il tema del lutto collettivo
Federica Serrao
19.09.2022 13:15

Sono passati undici giorni dall'8 settembre, giorno della morte della regina Elisabetta II. Prima a Buckingham Palace, poi a Balmoral e nei giorni successivi a Edimburgo, fuori dalla cattedrale di St. Giles, fino alla Westminster Hall: in diversi punti del Regno Unito, i sudditi di Queen Elizabeth si sono radunati in enormi folle, o formando lunghissime code, per porgerle un ultimo saluto. C'è chi ha portato fiori, chi non è riuscito a trattenere le lacrime. Chi ha aspettato una notte intera, in piedi, per rendere omaggio al feretro della monarca. In milioni hanno condiviso un pensiero, anche solo sui social, mostrandoci come la morte della sovrana 96.enne abbia impattato anche le vite nel resto del mondo. Con Lara Franzoni, psicoterapeuta di Milano, affrontiamo il tema del lutto collettivo, per comprendere quali siano i sentimenti che si accendono dentro di noi, quando a morire è un'icona come la regina Elisabetta. 

Qualcosa di più

Cosa è accaduto dentro di noi quell'8 settembre 2022? «Il giorno della morte della regina Elisabetta molte persone si sentivano tristi come se fosse morta una persona conosciuta. È stata un'esperienza piuttosto comune, anche se il rapporto era unidirezionale. È facile immedesimarsi in chi perde una persona amata, magari anziana, di cui si ha un'immagine sostanzialmente buona», ci spiega la psicoterapeuta. Ma nei lutti collettivi c'è qualcosa di più di una semplice immedesimazione. «Abbiamo un caso di lutto collettivo quando il sentimento di cordoglio non tocca solo una dimensione individuale, ma anche corale. Questo perché, ad esempio, si attraversa una perdita vissuta ed elaborata collettivamente come in occasione dei disastri. Ma lo stesso accade quando si prova dispiacere per persone non conosciute concretamente, ma vissute come vicine». Nonostante si tratti di sensazioni a primo impatto strane, c'è una spiegazione. «Pensiamo a cosa accade quando viene a mancare un artista. Le persone, nel corso degli anni, hanno integrato le sue canzoni o citazioni nelle loro vite e nei loro ricordi. Per questo motivo non è strano che anche persone non conosciute, come nel caso della regina Elisabetta, evochino emozioni».

Sapere che non sei solo ti può rassicurare e contenere il dolore, per questo motivo la condivisone è così importante
Lara Franzoni, psicoterapeuta

I riti del lutto

Ripensando alle ore antecedenti la conferma ufficiale della morte della sovrana d'Inghilterra, riaffiorano davanti a noi le immagini dell'enorme folla radunata davanti a Buckingham Palace, istantaneamente dopo aver appreso la tragicità della situazione, quasi a testimoniare l'esigenza di "esserci" e di condividere preoccupazione e dolore, fin dal primo momento. «La morte ha tutta una dimensione collettiva e ritualizzata, in ogni cultura. Pensare che un lutto venga vissuto solo in modo individuale non ne dà una visione completa: questo accade anche nei lutti personali che non investono un'intera comunità, ma una dimensione più privata». Come ci spiega l'esperta, infatti, i riti del lutto sono stati creati nel tempo proprio per aiutare insieme le persone a vivere e contenere il dolore della perdita in un modo che preveda passi ritualizzati, per governare lo stato di transizione. «Nel complesso, però, vivere un lutto insieme ad altri, tramite social o di persona, tra persone che condividono lo stesso desiderio di dare un saluto a chi ci sta lasciando, è un modo per vivere il cordoglio insieme. Sapere che non sei solo ti può rassicurare e contenere il dolore, per questo motivo la condivisone è così importante». 

Stiamo parlando di una figura che ha rappresentato il punto di riferimento per la sua comunità, anche in termini di continuità e stabilità
Lara Franzoni, psicoterapeuta

Un valore simbolico

C'è di più. Le sensazioni che ci fa provare la morte di un personaggio così importante, nel 2022, possono essere influenzate e amplificate dalla risonanza mediatica che viene data all'evento? Secondo Lara Franzoni, la connessione continua che ci permette di essere vicini a mondi prima lontani – da ogni punto di vista – può avere il suo impatto. Ma, senz'altro, c'è molto di più. «Ci sono diversi motivi per cui si può provare dispiacere per la perdita di una persona distante dal proprio mondo. Ci si può identificare, oppure si possono riattivare perdite vissute nell'ultimo periodo. Inoltre, non dimentichiamo che, in questo caso, stiamo parlando di una figura che ha rappresentato il punto di riferimento per la sua comunità, anche in termini di continuità e stabilità». Basti pensare, infatti, che con i suoi 70 anni di regno, Queen Elizabeth per la maggior parte dei britannici è stata l'unico simbolo della monarchia che abbiano mai conosciuto nel corso della loro vita. «Le persone che ricoprono ruoli istituzionali hanno poi un valore simbolico nella mente e nella vita delle persone», aggiunge la psicoterapeuta Franzoni. 

Questo è un momento critico per i nostri punti di riferimento: stanno accadendo cose che sembravano impensabili cinque anni fa, per cui una perdita di questo tipo può evocare un sincero smarrimento per i cittadini della sua comunità
Lara Franzoni, psicoterapeuta

Se mancano i punti di riferimento

Nonostante sia passata più di una settimana dall'effettivo decesso della monarca, nei giorni successivi la vicinanza e il sentimento di cordoglio non si sono fermati. Al contrario, lunghissime file di sudditi si sono formate a Londra, per permettere a tutti di porgere un ultimo saluto a Elisabetta. Oggi, in occasione dei funerali, a Londra gli alberghi sono in over-booking. «Questo è un momento critico per i nostri punti di riferimento: stanno accadendo cose che sembravano impensabili cinque anni fa, per cui una perdita di questo tipo può evocare un sincero smarrimento per i cittadini della sua comunità, tanto da mobilitare diverse risorse per partecipare». Secondo Lara Franzoni, la generica perdita di punti di riferimento a cui stiamo assistendo può portare le persone a essere molto più spaventate di quello che si possa pensare. Tuttavia, ci sono altre ragioni per cui si desidera essere presenti in occasione di questo tipo. «Non dimentichiamo che ci troviamo anche nella cultura narcisistica dell'essere presenti per non essere da meno, per essere visti per valore a sé attraverso l'immagine e gli eventi».

Il calore di un lutto condiviso

Mentre tutti si stringono attorno al ricordo della regina, ci sono anche loro: i figli di Elisabetta, tra cui il nuovo re Carlo III, i membri della sua famiglia, e coloro che la conoscevano in prima persona. In questi casi, cosa si prova a dover "condividere" il proprio dolore con quello di milioni di altre persone? «Il lutto è un fenomeno universale e, come tale, è vissuto da tutti gli esseri umani, caratterizzato da fasi, ma anche da emozioni universali. C'è poi una dimensione unica e personale del lutto, strettamente legata al significato che una perdita ha per quella donna o per quell'uomo, a seconda della relazione che c'era, della storia di quel legame, dei caratteri individuali, del senso dato a quella specifica perdita». Anche per delle persone così esposte mediaticamente e globalmente, naturalmente, c'è dunque un sentire privato e personale. Ma a detta dell'esperta, «è possibile che sia confortato dal calore di un lutto condiviso».

 

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