La storia

Quando il carbone e l'acciaio garantirono la pace in Europa

Negli anni Cinquanta, onde evitare un terzo conflitto mondiale, i Paesi europei decisero di condividere due risorse strategiche fondamentali
Marcello Pelizzari
20.07.2022 16:30

In fondo, nulla è cambiato. O forse tutto. L’Europa stritolata dalla guerra in Ucraina, alle prese con una crisi energetica e con la prospettiva – certo non allettante – di un inverno al freddo, beh, ricorda quella delle origini.

Riavvolgiamo il nastro. All’inizio degli anni Cinquanta, l’intero continente si era posto un obiettivo. Allo stesso tempo ambizioso e necessario: evitare, a tutti i costi, un nuovo conflitto. Logico: dopo gli orrori della Prima e della Seconda guerra mondiale, una terza avrebbe probabilmente ridotto l’umanità in cenere. Fu così che, sulla spinta di Robert Schuman, ministro degli Esteri francese, due nazioni storicamente rivali decisero di unire le rispettive produzioni di carbone e acciaio.

Eccola, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, meglio nota come CECA, un organismo sovranazionale istituito con il trattato siglato il 18 aprile 1951 a Parigi. La prima, vera pietra dell’Unione Europea che conosciamo oggi.

All'inizio erano in sei

Lo scopo della CECA era creare un mercato comune del carbone e dell’acciaio. Di più, tali risorse avrebbero dovuto circolare liberamente all’interno della Comunità e sarebbe stato garantito il libero accesso alle fonti di produzione. Vi aderirono sei Paesi: Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Repubblica Federale di Germania.

Il ragionamento alla base, in fondo, era piuttosto semplice. Siccome carbone e acciaio si erano rivelati fondamentali per sostenere lo sforzo bellico, la gestione condivisa di tali risorse avrebbe, di fatto, reso impossibile qualsiasi contrasto e, ancora, qualsiasi ragionamento su una nuova guerra. Eccolo, l’inizio della strada verso un’Europa pacifica e unita.

Schuman, a tal proposito, affermò: «L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto».

Il concetto di sovranazionalismo

Il mercato comune di queste risorse fu aperto nel febbraio del 1953. In particolare, furono annullati i diritti di dogana e vennero soppresse le restrizioni quantitative alla libera circolazione delle merci indicate.

Il successo della CECA, però, fu anche, se non soprattutto, politico. Perché contribuì allo sviluppo e alla circolazione di un concetto nuovo, ovvero il sovranazionalismo. A livello istituzionale era basata su quattro organi: Alta autorità, Consiglio speciale dei ministri, Assemblea comune, Corte di giustizia. Nel 1967, con l’entrata in vigore del Trattato di Fusione, gli organi della CECA confluirono nelle altre due comunità istituite grazie ai Trattati di Roma: la Comunità Economica Europea (1957) e la Comunità Europea dell’Energia Atomica (1957).

Il carbone, oggi

Detto delle vittorie sul piano politico, sul fronte economico la CECA è stata fondamentale nella riabilitazione – se così vogliamo chiamarla – della Germania Ovest.

Carbone e acciaio, all’epoca, erano considerate risorse strategiche. Il primo era una delle principali fonti energetiche disponibili; il secondo era legato allo sviluppo industriale. La CECA seppe, in questo senso, regolamentare i rapporti tra la citata Germania Ovest e la Francia, in particolare riguardo ai principali siti carbosiderurgici lungo il confine.

Il carbone, oggi, è tornato di strettissima attualità complici le sanzioni nonché il tira e molla con Mosca sul gas. Dalla riattivazione di alcune centrali in Germania alla Polonia, ancora fortemente dipendente tant’è che le famiglie polacche, ogni anno, bruciano 10 milioni di tonnellate di carbone per il riscaldamento domestico. La CECA, tuttavia, ha concluso il suo ciclo di vita nel 2002, alla scadenza del trattato, quando fra l’altro la sua missione storica si era ampiamente esaurita. E, inoltre, dopo che la produzione siderurgica, verso la metà degli anni Settanta, sperimentò una crisi profonda che obbligò la CECA a impostare nuove strategie di rilancio.

La sicurezza dell’approvvigionamento energetico e, di riflesso, lo smarcamento da Mosca sono temi centrali a Bruxelles. Allora come oggi, l’energia ha un ruolo chiave nel garantire la pace e la prosperità del continente.

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