La storia

Quando l'Occidente amava il Forum economico di San Pietroburgo

Un tempo vetrina privilegiata di Putin e del Cremlino, all'evento partecipavano leader come Macron o Xi Jinping – Ma l'edizione 2022 sarà quasi solo russa
Marcello Pelizzari
13.06.2022 16:00

Un tempo, beh, era il fiore all’occhiello di Vladimir Putin. Di riflesso, rappresentava un’occasione d’oro per magnati russi e stranieri, desiderosi di fare affari con il Cremlino o, meglio, la Russia. Parliamo del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, conosciuto come SPIEF e diventato – con l’invasione dell’Ucraina e la guerra – un evento scomodo, troppo scomodo. Tanto per il presidente russo quanto per gli investitori stranieri.

L’edizione 2022 si terrà nella città fondata da Pietro il Grande e costruita, in gran parte, dall’architetto ticinese Domenico Trezzini, San Pietroburgo appunto, dal 15 al 18 giugno. Stando alle indiscrezioni raccolte dai media, la preoccupazione fra i vari dirigenti d’azienda è parecchia. C’è chi teme di finire sotto sanzioni, chi farà giusto una capatina ma poi, quando prenderà parola lo stesso Putin, si defilerà e chi, ancora, ha chiesto agli organizzatori, Roscongress, di non mettere nomi o altri segni di riconoscimento sul tradizionale tesserino che dà accesso al Forum.

Il quadro, insomma, è complicato. Eppure, l’evento – hanno promesso gli organizzatori – si terrà in maniera del tutto normale, al grido «nuove opportunità in un nuovo mondo».

Sulle note di «Party Like a Russian»

Sul sito web del Forum, riporta Bloomberg, non vi è ovviamente traccia della guerra né dei rapporti, tesissimi, con l’Occidente. Ai visitatori stranieri, tuttavia, viene consigliato di presentarsi muniti di contanti. Il motivo? È presto detto: le carte di credito dei principali circuiti mondiali, Mastercard e Visa, non funzionano.

In anni «normali» – sebbene la Russia, in Ucraina, sia presente dal 2014 – il Forum è servito a Putin e al Cremlino per promuovere una narrazione positiva, diciamo pure occidentale, del Paese. Un Paese aperto all’economia di mercato e, parallelamente, agli investimenti esteri.

Il quadro è completamente cambiato quest’anno. Se già gli uomini d’affari russi sono restii a partecipare o ad associare il loro nome all’evento, figuriamoci quelli che arrivano da fuori. Sempre Bloomberg riferisce che, prima della guerra, oligarchi e compagnie statali facevano a gara per organizzare le feste più stravaganti (e ricche) nell’ambito del Forum. Addirittura, è opinione comune che Party Like a Russian, la canzone di Robbie Williams, sia legata proprio a questo tipo di celebrazioni. Gran parte di queste persone, oggi, è sotto sanzioni. Di feste, insomma, non ce ne saranno tante.

Da Macron al Myanmar

Detto delle feste, anche i nomi di grido non sono quelli di un tempo. Putin, in passato, aveva attirato a San Pietroburgo leader politici come Emmanuel Macron, Xi Jinping o, ancora, Shinzo Abe. Nel 2022, stando a quanto affermato dalla TASS, ci saranno un rappresentante dei talebani afghani, il ministro degli Investimenti del Myanmar, il capo della Banca centrale del Venezuela e vari funzionari di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Turchia. Niente di trascendentale, par di capire. Gli organizzatori, tuttavia, hanno confermato che a livello imprenditoriale vi saranno rappresentanti di Canada, Francia, Italia e Stati Uniti.

Putin, nella sua lettera di saluto ai partecipanti, non ha menzionato la guerra (pardon, l’operazione militare speciale come la chiama lui) ma ha apertamente incolpato l’Occidente di problemi quali l’inflazione e la carenza di cibo. Ha parlato, altresì, di tempi difficili e in effetti il Forum quest’anno sarà decisamente più patriottico.

Ma chi c'è?

Pure i russi, dicevamo, stanno mantenendo un profilo basso. Sberbank, fra gli altri, non parlerà al Forum secondo i bene informati. Altri, come il miliardario Oleg Deripaska, hanno invece rotto gli indugi e annunciato la loro presenza. Terrà un discorso pure Alexey Miller, il capo di Gazprom.

A frenare molti uomini d’affari russi, fra l’altro, non sarebbero solo questioni di rischio e opportunità ma faccende più banali, si fa per dire, come il prezzo del biglietto: accedere al Forum, leggiamo, costa quasi un milione di rubli a persona (16.600 dollari). Che senso avrebbe, insomma, pagare per non poter nemmeno intavolare discussioni con le aziende estere? Aziende estere che, complici le restrizioni ai viaggi, molto convenientemente hanno deciso di declinare l’invito.

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