Russia

Quanto sono stati «gonfiati» i voti per Vladimir Putin?

L'88% e oltre ottenuto dal leader del Cremlino alle presidenziali sarebbe macchiato da molte, moltissime preferenze rubate: fra i 22 e i 36 milioni secondo i media indipendenti russi
©SERGEI ILNITSKY
Red. Online
20.03.2024 20:30

Da sempre, scrive fra gli altri Le Monde, alcune regioni russe fungono da serbatoio di voti (quasi) inesauribile per il Cremlino. Caucaso settentrionale, Kemerovo, Mordovia, Saratov, Tatarstan, Tuva. Ma non solo. In questi territori, leggiamo, la frode elettorale è talmente palese, grossolana e radicata che, di solito, nessuno se ne cura nemmeno più. È così e basta. L'affluenza alle urne e le percentuali assegnate al candidato prescelto – nello specifico Vladimir Putin – superano sistematicamente l'80%. In taluni casi, si avvicinano addirittura al 100%. È il concetto di «sultanato elettorale», per farla breve. 

Se fino a poco tempo fa, perlomeno, questi serbatoi si limitavano come detto ad alcune regioni specifiche, alle ultime presidenziali l'intera Federazione Russa si è trasformata in un «sultanato elettorale». Garantendo così a Vladimir Putin un vero e proprio plebiscito. Certo, già prima del voto effettivo analisti ed esperti avevano avvertito che difficilmente, eufemismo, queste presidenziali sarebbero state all'insegna della democrazia e della sfida aperta fra contendenti. Oppositori non ammessi, rivali tutto fuorché credibili, clima repressivo e media statali controllati: tutto, insomma, lasciava presagire a un finale già scritto. E così è stato. I brogli nei seggi, tuttavia, a questo giro hanno raggiunto livelli senza precedenti.

Nemmeno Mosca, dove le autorità – spiega sempre Le Monde – solitamente mantenevano una certa discrezione, è stata risparmiata lo scorso weekend. A Danilosvky, un quartiere benestante della capitale, abitato da una popolazione mediamente istruita se non di più, Putin ha raggiunto circa il 60% nei seggi controllati dagli osservatori indipendenti. Nei quattro seggi in cui erano assenti, invece, il leader del Cremlino ha toccato il 99%. Meglio ancora, per Putin, è andata a Chebekino, città nella regione di Belgorod, al confine con l'Ucraina: in uno dei seggi elettorali l'affluenza è stata del 100%, lo stesso dicasi per le schede pro-Putin. Perfino la Cecenia, limitatasi a un 98,99%, è impallidita di fronte a una simile performance.

I brogli, leggiamo, sono stati favoriti dalla drastica riduzione del numero di osservatori indipendenti per queste elezioni. Una presenza che, sia durante il processo sia al momento del conteggio, rendeva più complicato il compito ai truffatori. Pure l'accesso alle telecamere di sorveglianza, attraverso cui in passato è stato possibile smascherare voti multipli da parte di una singola persona, è stato limitato. Gli unici video circolati sono stati prodotti dagli stessi osservatori. Con tutte le conseguenze del caso: l'autore di uno di questi video, a Krasnodar, è stato arrestato sul posto e condannato per direttissima a quattordici giorni di reclusione, oltre al pagamento di una multa, per «offesa ai rappresentanti dello Stato» e «esibizione di simboli vietati».

Gli analisti hanno notato, altresì, un'altra tendenza. Ovvero, la semplice riscrittura dei risultati a spoglio avvenuto. Con banalissimi trasferimenti di voti da un candidato all'altro. A San Pietroburgo, al seggio elettorale numero 22, cento voti del liberale Vladislav Davankov sono stati attribuiti a Putin. A Mosca, invece, il presidente di un seggio elettorale ha utilizzato le schede non valide per gonfiare il punteggio del presidente uscente. Altrove, ancora, l'affluenza è stata gonfiata appositamente per favorire la causa del leader del Cremlino. In alcune regioni, come Belgorod, Kemerovo e Ivanovo, venerdì decine di seggi elettorali presentavano cifre di affluenza identiche fino alla virgola. Che casualità, verrebbe da dire.

L'elenco di Le Monde, mutuato da testate indipendenti russe, è lungo. Anzi, lunghissimo. Nel seggio elettorale 201 di Mosca, all'improvviso, grazie all'afflusso di elettori fittizi (vengono in mente le «anime morte» di Gogol al riguardo) il punteggio di Vladimir Putin è passato dal 57% all'86% fra lo spoglio e la pubblicazione dei risultati. La medesima manovra è stata osservata in nove seggi di Nizhny Novgorod. Simili storture, dicevamo, sono state documentate da osservatori coraggiosi che, nello specifico, hanno fotografato il protocollo firmato dai membri del seggio elettorale al termine dello spoglio.

L'obiettivo nell'obiettivo, detto che i brogli servivano ad aumentare il punteggio di Putin per il plebiscito previsto, era indebolire Davankov, il leader del partito Nuova Gente. Come nel seggio di Smolensk dove ha votato proprio Davankov: Putin, da un lato, è passato dal 77,1% al 98,3% grazie a un'affluenza gonfiata (dal 64,5% al 95,3%) mentre Davankov, dall'altro, si è visto ridurre il numero di voti espressi. Simili manipolazioni si sono verificate anche altrove, a favore di altri candidati, privandolo di un probabile secondo posto. Ufficialmente, Davankov ha ottenuto il 3,85% dei voti piazzandosi alle spalle del comunista Nikolai Kharitonov (4,31%). Domanda delle domande: perché questo astio verso il candidato di Nuova Gente? Semplice, perché Davankov ha adottato una posizione favorevole ai negoziati per la pace in Ucraina, enfatizzando la necessità di una soluzione negoziata senza compromessi per porre fine all'invasione russa dell'Ucraina. Lo stesso Davankov ha pure promosso la fine della censura, a suo dire non necessaria nel Paese. Non solo, fra la morte di Alexei Navalny e l'esclusione dalla corsa (per non meglio precisati errori nella raccolta delle firme) dei candidati anti-Putin, Boris Nadezhdin e Yekaterina Duntsova, la frangia democratica dell'elettorato si è rivolta proprio a Davankov. E questo nonostante il candidato fosse tutto fuorché «antisistema». 

Detto questo, i brogli sin qui documentati rappresentano una piccola, piccolissima parte rispetto alla totalità dei seggi (circa 94 mila). Eppure, sono sintomatici dei metodi utilizzati dalle autorità per fare in modo che Putin non solo vincesse, ma stravincesse. A questi brogli, poi, vanno aggiunti – come li definisce Le Monde – i misteri del voto elettronico e di quello forzato, in particolare nelle regioni annesse. Lunedì, il sindaco di Nizhniy Tagil ha dichiarato apertamente di voler licenziare i dipendenti comunali che si sono rifiutati di votare, senza specificare come sarebbero stati identificati.

Da domenica, diversi esperti stanno cercando di valutare con maggiore precisione l'entità della frode. Per farlo, stanno utilizzando un metodo sperimentato negli anni, noto come «metodo Chpilkin», dal nome dello statistico che lo ha ideato. L'idea è semplice: identificare i seggi elettorali con risultati «anomali», cioè quelli in cui si è verificato un salto significativo e inspiegabile nell'affluenza che ha avvantaggiato esclusivamente il candidato al potere. Partendo da queste basi, Golos, organizzazione di osservazione elettorale bandita in Russia, ha stimato che 22 milioni su un totale di 76 milioni sarebbero indebitamente stati assegnati a Putin. Parliamo, volendo citare la stessa Golos, della «più grande frode nella storia delle elezioni in Russia». Novaya Gazeta Europe, invece, è arrivato a una cifra monstre di 31,6 milioni, utilizzando lo stesso metodo. Una discrepanza, questa, spiegabile con la differenza nella scelta dei seggi di riferimento.