Guerra in Ucraina

Quel maledetto matrimonio fra armi e chimica

Dal novichok al sarin: ecco una serie di armi in possesso della Russia che potrebbero essere utilizzate nell'offensiva – A Lugansk sarebbero state già utilizzate le bombe al fosforo bianco
Giacomo Butti
24.03.2022 17:40

«Non sempre ciò che vien dopo è progresso», scriveva Manzoni nel suo «Del romanzo storico». Negli ultimi due secoli l'umanità ha fatto enormi passi avanti nelle conoscenze in ambito scientifico e tecnologico, ma non sempre tali scoperte sono state messe al servizio del progresso vero, quello che porta prosperità e bene a tutti. Un esempio? Il matrimonio sacrilego fra guerra e chimica. Lo sfruttamento amorale di conoscenze scientifiche, applicato alla volontà di eliminare a ogni costo il proprio nemico, ha dato vita a una progenie mostruosa: le armi chimiche. Devastanti, classificate dalle Nazioni Unite come «di distruzione di massa», le armi chimiche sono veri strumenti di morte. La loro produzione e stoccaggio sono stati messi al bando dalla Convenzione sulle armi chimiche sottoscritta a Parigi nel 1993. Eppure, di tanto in tanto, il nome torna a essere pronunciato. Dai nervini come il novichok agli asfissianti come il fosgene. Ora, col progredire della guerra portata in Ucraina, Mosca sembra sempre più disposta a scatenare l'arma chimica: Washington ha lanciato l'allarme e i Paesi del G7 hanno già preparato una bozza di comunicato col fine di mettere in guardia il presidente russo Vladimir Putin delle conseguenze di un utilizzo di tali armamenti. 

Ma cosa potrebbe utilizzare la Russia in Ucraina? Qual è l'arsenale chimico in sua dotazione? Mosca ha aderito nel 1972 alla Convenzione sul bando delle armi biologiche e al già citato patto parigino del '93 sulle armi chimiche: avrebbe dunque dovuto distruggere tutte le 40 mila tonnellate di gas ereditate dall'epoca sovietica. Ma i dubbi che nei laboratori del Cremlino la creazione di agenti chimici letali non si sia mai interrotta sono forti: nel suo sostegno a Bashar al-Assad, la Russia è stata accusata di aver usato armi chimiche in Siria e di aver colpito civili con bombe al cloro e sarin in almeno trecento attacchi. Ed è proprio il sarin, insieme al temutissimo novichok, ad essere al centro, riportano funzionari degli Stati Uniti e NATO, dei programmi di sviluppo e centri di ricerca russi.

Un terrore d'epoca sovietica

Cerchiamo di capire la storia delle due sostanze. Il novichok è stato protagonista di alcuni importanti casi internazionali degli ultimi anni: da quello di Sergej Skripal, ex spia dell'intelligence militare russa, a quello di Alexei Navalny, il famoso oppositore di Putin, avvelenati ma sopravvissuti. Ma di cosa si tratta? Con il termine «novichok» («nuovo venuto», in russo) si intende una classe di agenti nervini prodotti nell'Unione Sovietica tra il 1970 e l'inizio degli anni '90. Dovremmo dunque, propriamente, parlarne al plurale. Create appositamente per non essere tracciabili dai sistemi di rilevamento della NATO e per permeare gli abiti di protezione chimica utilizzati dai membri dell'Alleanza, si ritiene che queste sostanze (che a condizioni standard di temperatura e pressione si trovano allo stato solido o liquido) vengano disperse sotto forma di polvere ultrasottile, così da essere assimilabili tramite ingestione, inalazione o contatto con la pelle. Gli effetti sul corpo umano possono essere devastanti: impedendo il corretto funzionamento del sistema nervoso, i novichok causano la contrazione involontaria di tutti i muscoli, conducendo all'arresto respiratorio e cardiaco, portando così alla morte. 

L'arma nazista prodotta da molti

Il sarin è invece più «antico». Sviluppato in Germania nel 1938, questo gas nervino agisce in modo simile ai novichok, ma colpendo direttamente il cervello può causare ai sopravvissuti dei danni neurologici irreversibili e portare le vittime a uno stato comatoso prima del soffocamento. Autorizzato alla produzione su larga scala in previsione della seconda guerra mondiale, non fu infine utilizzato dai nazisti. A partire dagli anni '50, a produrlo furono poi NATO, Stati Uniti e URSS. Solo nel 1993 il gas venne bandito: secondo l'accordo siglato da 162 membri delle Nazioni Unite, tutte le riserve sarebbero dovute andare distrutte entro il 2007, ma diversi rapporti ne testimoniano il suo utilizzo in Iraq e Siria tra il 2004 e il 2018.

Una bomba al fosforo colpisce l'USS Alabama durante un test condotto nel 1921. © Wikipedia
Una bomba al fosforo colpisce l'USS Alabama durante un test condotto nel 1921. © Wikipedia

Le bombe al fosforo bianco

Ma novichok e sarin non sono le uniche preoccupazioni. In Ucraina le truppe russe starebbero già utilizzando un'altra arma dall'impatto devastante: le bombe al fosforo bianco. L'amministrazione militare di Lugansk ha segnalato che a essere colpite sono state le città di Severodonetsk, Lysychansk, Rubizhne, Kreminna, Novodruzhesk e Voevodivka. Pur non essendo internazionalmente riconosciute come armi chimiche, le bombe al fosforo causano danni simili alla popolazione colpita. Già utilizzato negli ultimi anni da Stati Uniti e Israele, il fosforo bianco reagisce con l'ossigeno e in seguito con i composti contenenti acqua (tutte sostanze di cui è ricco il corpo umano), producendo acido fosforico. Il calore generato è in grado distruggere in pochi secondi i tessuti organici, causando sempre profondi ustioni di terzo grado. Tale combustione, poi, genera sostanze di elevata tossicità che vanno ad intaccare rapidamente fegato, cuore e reni.

L'utilizzo di tali armi nel contesto ucraino rappresenta dunque un grave inasprimento dell'offensiva russa dopo le notizie riguardanti l'uso di bombe a grappolo, armi termobariche e missili ipersonici.

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