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Ricostruire l'Ucraina attraverso la digitalizzazione, fra rischi e opportunità

Il vicepremier Mykhailo Fedorov ha presentato l'ambizioso piano del Paese, ma non mancano le critiche riguardo al sistema giudiziario e al progetto «Judge Dredd»
Marcello Pelizzari
05.07.2022 10:30

Ricostruire l’Ucraina. Se n’è parlato ieri, a Lugano. Se ne parlerà anche oggi. Ricostruire l’Ucraina (anche) attraverso la digitalizzazione. L’ex repubblica sovietica da tempo spinge su questo fronte. È il primo Paese ad accettare carte d’identità e passaporti completamente digitali. Non solo, dispone pure di un’applicazione per smartphone (DIAA) che consente ai cittadini di rapportarsi alla pubblica amministrazione. Ora, però, l’Ucraina vuole fare di più.

Mykhailo Fedorov, vicepremier nonché ministro della Trasformazione Digitale, ieri ha spiegato che «i servizi digitali non possono essere distrutti dai missili, soprattutto se i dati sono archiviati presso Amazon o Microsoft all’estero».

E allora, ben vengano nuovi sviluppi in questo senso. Idealmente, l’Ucraina vorrebbe arrivare a offrire tutti i servizi via smartphone: la registrazione di un bene fondiario o di un’automobile, o ancora la costituzione di una società. Lo stesso dicasi per sanità e istruzioni, settori prioritari.

Valuta digitale e cripto

L’Ucraina, come detto, vuole fare di più. Sul tavolo, ad esempio, c’è anche l’abbandono del contante per sostituirlo con la valuta digitale. Escludendo così le criptovalute. Un’idea, questa, definita sorprendente dal quotidiano economico La Tribune, soprattutto se consideriamo che a febbraio – prima dell’invasione – il Paese aveva approvato una legge per accettare le criptovalute incoraggiandone anche l’uso. Scoppiata la guerra, il governo aveva pure aperto un sito di donazioni in criptovalute mentre lo stesso Fedorov, via Twitter, ha più volte sostenuto il settore. A fine giugno aveva ringraziato pubblicamente la comunità cripto per le donazioni di NFT.

Volodymyr Zelensky, a suo tempo, aveva lanciato un appello a Big Tech. Della serie: aiutatemi a costruire uno Stato digitale. Fedorov, a Lugano, non ha menzionato direttamente i colossi della tecnologia. Tuttavia, ha chiesto finanziamenti e attrezzature.

Dicevamo dell’istruzione e di quanto sia prioritaria. La digitalizzazione, in questo ambito, va completata entro un anno. Anche perché bisogna soddisfare i bisogni di 4,2 milioni di bambini colpiti dalla guerra.

750 miliardi di dollari

Il piano, ambizioso, legato alla digitalizzazione del Paese si inserisce nel più ampio contesto di ricostruzione. A Lugano si è parlato, a tal proposito, di cifre: per l’Ucraina bisogna stanziare almeno 750 miliardi di dollari. Una responsabilità «di tutto il mondo democratico» a detta di Zelensky.

Denys Shmyhal ha avanzato l’ipotesi di utilizzare, per finanziare l’operazione, i beni russi sequestrati tramite sanzioni: secondo il primo ministro si potrebbero recuperare tra i 300 e i 500 miliardi di dollari. Il ministro dell’Energia, dal canto suo, ha affermato che l’Ucraina è pronta a vendere elettricità all’Europa.

I lati oscuri e il giudice Dredd

Non mancano, però, i problemi o se preferite gli aspetti più controversi. Fedorov, infatti, ha pure accennato all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel sistema giudiziario. L’Ucraina ha già sperimentato un sistema che produce rapporti preliminari e pre-condanna, atti a valutare il rischio di recidiva di un sospetto. Significativo il nome dato all'idea: Judge Dredd. Il riferimento è a un personaggio dei fumetti reso celebre da Sylvester Stallone al cinema, un ufficiale di polizia in una violenta città futuristica che fa parte di un corpo d’élite denominato i Giudici, cui vengono dati i poteri della polizia, della magistratura e del governo e, quindi, il potere di arrestare, giudicare e persino giustiziare i criminali sul posto.

L’obiettivo è promuovere la fiducia nel sistema giudiziario e fornire un «ambiente di investimento attraente e libertà d’impresa» attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale nei tribunali commerciali. Tuttavia, l’organizzazione non governativa Fair Trials ha avvertito in un rapporto dello scorso anno che «lo scopo stesso» dell’utilizzo dell’AI per le valutazioni del rischio «è quello di minare il diritto fondamentale di presunzione d’innocenza».

 

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