Il caso

Se la Corea del Sud è «a rischio di estinzione»

Nel Paese il tasso di natalità è ai minimi storici: l'unica soluzione che potrebbe mitigare la situazione è l'immigrazione, ma le politiche in vigore non lo consentono fino in fondo
© Shutterstock
Red. Online
18.12.2023 09:00

Tempi duri per la Corea del Sud. Da un lato, il Paese si sta confrontando con una crescente tensione con Pyongyang, dopo la sospensione dell'accordo del 2018 che prevedeva la cessazione di «tutti gli atti ostili» tra le due Coree. Dall'altro lato, il Paese sta lottando contro a rischio di spopolamento sempre più alto. La situazione, addirittura, sarebbe così grave da aver spinto Han Dong-hoon, ministro della Giustizia coreano, a parlare di Paese a «rischio di estinzione». Paese che ora dovrebbe puntare tutto sull'immigrazione, per evitare che la catastrofe demografica prenda una piega ancor peggiore. 

Ormai da tre anni, infatti, in Corea del Sud il numero dei decessi è di gran lunga superiore a quello delle nascite. Non a caso, il tasso di natalità del Paese è sempre più basso: si stima infatti che il numero medio di figli che una donna coreana dà alla luce sia stato pari allo 0,7 nel secondo trimestre del 2023. Ai minimi storici. Oltre che un risultato molto lontano da quello che consentirebbe alla Corea di mantenere una popolazione stabile di 51 milioni, che prevede la nascita di 2,1 figli per donna. Non solo. Durante l'estate, il numero dei pediatri si era abbassato notevolmente, portando alla chiusura di cliniche specializzate nella cura dei bambini.

A tutto ciò, va da sé, si aggiunge il rischio di costruire una società formata da persone sempre più anziane, che porterebbe a sua volta a meno individui disponibili per il mercato del lavoro, il sistema sanitario e le forze armate. 

A puntare i riflettori sulla questione, spostando l'attenzione dei media internazionali sul problema, è stato un articolo del New York Times in cui si evidenziava i rischi del tasso di natalità attuale. Che se si mantenesse a questi livelli, porterebbe a uno spopolamento superiore a quello causato dalla peste nera in Europa nel 14. secolo. 

Il problema quindi, inutile girarci attorno, è reale. E preoccupa parecchio. Ma per combatterlo che cosa si potrebbe, concretamente, fare? Come anticipato, secondo il ministro della Giustizia sudcoreano, l'unica soluzione che potrebbe correggere il tiro è l'immigrazione. Immigrazione che però, nel Paese, è ancora fortemente limitata. Per colpa delle politiche in vigore nel Paese appena entrate in vigore, ma che prevedono ancora forti limitazioni. «La politica sull'immigrazione che intendo portare avanti non mira a far entrare il maggior numero possibile di stranieri», ha spiegato il ministro Han Dong-hoon. Tradotto: Seul vuole fare valutazioni approfondite e accettare solo i cittadini necessari, «rafforzando al contempo la repressione dei residenti illegali». Per dirla con altre parole, l'organizzazione adottata dalla Corea sarà molto simile a quella che utilizzano Giappone e Germania, e prevederà una «torre di controllo che supervisioni i ministeri legati all'immigrazione».

«In merito alle politiche di immigrazione, abbiamo superato la fase di deliberazione in cui discutiamo se attuarle o meno. Perché se non lo facciamo, non potremo sfuggire al destino di estinzione dovuto alla catastrofe demografica», ha ribadito Han Dong-hoon durante la riunione parlamentare, in cui l'allarme dello spopolamento è risuonato più forte che mai.