«Siamo scappati all'ultimo secondo, solo con gli abiti che indossavamo»
«Centomila persone, libanesi e siriani che vivono in Libano, sono entrati in Siria in fuga dagli attacchi aerei israeliani. Ben oltre 200.000 sono gli sfollati in Libano. Sono in corso operazioni di soccorso, anche da parte dell'UNHCR, per aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno, in coordinamento con entrambi i governi». Lo ha scritto su X – prima che Israele entrasse in Libano – l'Alto Commissario per i rifugiati dell'ONU, Filippo Grandi. «Il deflusso continua». L'escalation della crisi in Libano e in Medio oriente preoccupa il mondo intero. Anche l'amministrazione Biden teme che l'Iran stia pianificando un attacco in seguito all'uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah da parte di Israele e sta collaborando con lo Stato ebraico per la difesa, scrive la CNN.
L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) denuncia quelli che definisce «gli attacchi più violenti e di vasta portata che il Libano abbia mai subito negli ultimi vent'anni». Tanto che decine di migliaia di persone hanno lasciato i sobborghi meridionali di Beirut e la valle della Beqa per recarsi in luoghi più sicuri. Sono centinaia i veicoli in coda al confine siriano. Molte persone arrivano anche a piedi, trasportando ciò che possono. Grandi folle, che includono donne, bambini piccoli e neonati, sono in fila dopo aver trascorso la notte all’aperto con temperature basse. Alcuni portano con sé ferite fresche dovute ai recenti bombardamenti. «Questo spargimento di sangue sta comportando un terribile tributo, spingendo decine di migliaia di persone ad abbandonare le loro case», ha dichiarato Filippo Grandi. «È l’ennesima prova per le famiglie che sono fuggite dalla guerra in Siria e che ora vengono bombardate nel Paese in cui hanno cercato rifugio. Dobbiamo evitare di ripetere queste scene di disperazione e devastazione. Il Medio Oriente non può permettersi una nuova crisi di persone in fuga. Non creiamone una costringendo altre persone ad abbandonare le loro case. Proteggere le vite dei civili deve essere la priorità».
L’Agenzia ONU per i rifugiati ha raccolto le testimonianze degli sfollati in Libano. Tra questi c'è Hameeda, una donna siriana con tre bambini. «Sono rimasta fino all'ultimo. Sono fuggita solo quando ho perso ogni speranza e sapevo che non sarebbe più stato possibile restare lì», racconta. «Avevamo paura che le strade fossero interrotte, i bombardamenti e i rumori intorno a noi erano così intensi che non si poteva stare fermi. Non c'era tempo per fare le valigie o prendere qualcosa, siamo partiti solo con i vestiti che indossavamo, niente di più». Per Hameeda, si tratta di un triste déjà-vu: «Quello che sta accadendo mi ricorda molto la guerra in Siria. Abbiamo vissuto quel periodo con difficoltà, e ora è ancora più difficile. Spero che non duri a lungo e che finisca al più presto».
Anche Ali Trad è tra gli sfollati e descrive le condizioni in cui si trova la popolazione come «molto difficili»: «Non ci hanno dato il tempo di spostarci in un luogo sicuro, perché nelle condizioni attuali un luogo sicuro non esiste. Siamo scappati, senza soldi e senza vestiti di ricambio. Tutt'intorno persone in fuga, alcuni cercano disperati i loro figli».
Sebbene negli ultimi giorni si sia registrato un aumento dei passaggi di frontiera dal Libano alla Siria, la maggior parte degli sfollati rimane all'interno del Libano, che continua a ospitare circa 1,5 milioni di rifugiati siriani e oltre 11.000 rifugiati di altre nazionalità, scrive ancora l'UNHCR.