Regno Unito

Tutti pazzi per il mostro, di nuovo

Un nuovo avvistamento rilancia il mito di «Nessie», la creatura leggendaria cresciuta a suon di illusioni, bufale e foto costruite
Marcello Pelizzari
03.05.2022 10:04

Il mostro di Loch Ness esiste davvero? Più no che sì, anzi sicuramente no. Non ci sono prove che certifichino la presenza di una creatura leggendaria nell’oramai celebre lago scozzese, ecco. Per dire: diverse fotografie scattate negli anni si sono rivelate dei falsi clamorosi. Ne citiamo una, forse la più celebre. Quella di Kenneth Wilson, anno di grazia 1934.

Eppure, il mito resiste. Anzi, si rinnova di tanto in tanto. Grazie, appunto, a segnalazioni, avvistamenti, nuovo materiale. Nessie, non a caso, di recente ha rimesso metaforicamente il muso fuori dall’acqua per un giro d’onore su varie testate britanniche. Da quelle più people come il Mirror a quelle più prestigiose o rinomate, Guardian su tutti. Il motivo? È presto detto: una coppia di sposini che ha preferito mantenere l’anonimato ha girato un video e scattato alcune foto dal cottage di vacanza, ovviamente con vista lago. «Era qualcosa di grande» ha affermato lei, scatenando lo scontato humour dei tabloid. «Si spingeva con qualcosa. Dal vivo si vedeva molto più chiaramente rispetto a come è venuto in foto. I grumi o le gobbe o qualsiasi cosa fossero continuavano a sparire sottacqua».

La foto, rivelatasi un falso, di Kenneth Wilson. © Wikipedia
La foto, rivelatasi un falso, di Kenneth Wilson. © Wikipedia

C'è di mezzo pure un Santo

Il mito resiste, dicevamo. Anche perché, banalmente, se ne parla da 1.500 anni. Le prime tracce di un mostro nella zona di Loch Ness si trovano in Vita Columbae di Adomnan, il nono abate di Iona. Ovvero, la principale fonte di informazione sulla vita di San Columba di Iona, nato nel 521 e morto nel 597, fra i più importanti monaci irlandesi nonché promotore del Cristianesimo in Scozia nell’Alto Medioevo. Piccolo particolare: la bestia, secondo Adomnan, nuotava nel fiume Ness e non nel lago. Vuoi vedere che per tutto questo tempo le persone, curiose, stavano cercando nel posto sbagliato?

Anni e anni più tardi, a fine Ottocento, tale D. Mackenzie vide un oggetto simile a un tronco che, citiamo, «si dimenava e agitava l’acqua». Seguirono altri avvistamenti fra il curioso e l’inverosimile: un grande animale «dalle gambe tozze», un pesce «simile a una balena» (che, per inciso, è un cetaceo) e altri esseri dalle forme «straordinarie». Negli anni Trenta, beh, la leggenda di Nessie era famosa in tutto il mondo. E cominciò a essere sfruttata a fini turistici, al grido «venghino signori venghino». 

Il pene di balena non c'entra

Gli scienziati, che certo non si sono rifiutati di chinarsi sul caso, hanno ovviamente liquidato i vari avvistamenti. Niente di serio, insomma, al massimo illusioni se non bufale costruite ad arte per far perdere tempo a qualcuno o far guadagnare il solito quarto d’ora di celebrità ai diretti interessati. In alcuni casi, addirittura, l’indomito mostro non era altro che un tronco. Ah, se vi siete imbattuti nella teoria del «pene di balena» (il cetaceo, di nuovo) sappiate che si trattava di un’affermazione di un professore dell’Università di Derby, Michael Sweet, totalmente decontestualizzata. Lo stesso Sweet, a Live Science, ha dichiarato: «Ho usato l'immagine di Nessie per spiegare come la gente descriveva l’aspetto dei mostri marini. Non ci sono balene di nessun tipo nel Loch Ness».

Il rigore scientifico, ad ogni modo, non ha fermato gli esperti della domenica e gli amanti dei souvenir che, ogni giorno, animano le rive del lago nella speranza di un segnale, un tuffo, un movimento d’acqua. Qualcosa.

Credibile? Insomma...

L’ultimo episodio, ha spiegato il Guardian, è stato definito «credibile» da Gary Campbell. Il miglior materiale che abbia visto negli ultimi tempi, ha aggiunto. Campbell è il curatore dell’Official Loch Ness Monster Register. Un registro, già, avviato ventisei anni fa allo scopo di elencare e catalogare gli avvistamenti di Nessie. Il video, però, è una ciofeca. Forse erano uccelli a pelo d’acqua, di sicuro non era un temibile mostro in movimento. C’è chi, a giusta ragione, ha ironizzato: ecco perché la coppia di sposi ha preferito mantenere l’anonimato.