«Usate solo auto russe»: ma l'appello di Vladimir Putin non viene ascoltato

Hai voglia a parlare di primanostrismo. Il governo russo, infatti, in barba all'invito (eufemismo) di Vladimir Putin di utilizzare veicoli «fatti in casa» ha continuato ad acquistare automobili di fabbricazione straniera. Questo, almeno, è quanto ha affermato il portale indipendente Agentstvo, secondo cui – in base ai dati sugli appalti statali – le agenzie e le società affiliate al Cremlino hanno acquistato 151 autovetture di fabbricazione straniera, per un valore pari a 5,9 milioni di dollari, nel solo mese di agosto.
A recitare il ruolo del leone la Cina, partner strategico di Mosca, a maggior ragione dopo l'invasione russa dell'Ucraina e la pioggia di sanzioni occidentali che, fra le altre cose, hanno colpito anche il settore dell'automotive. Ben 114 gli acquisti di automobili «targate» Dragone. Le restanti 37, invece, provenivano da Giappone, Corea del Sud e Repubblica Ceca. Le case più ricercate? La cinese Great Wall Motor, la sudcoreana Hyundai e la giapponese Toyota.
Fra gli acquirenti, per contro, figurano la Procura generale della Federazione Russa e un centro ingegneristico appartenente al Ministero della Difesa. E poi Agenzie doganali, di sicurezza e di emergenza in ambiti prettamente regionali.
Tutto questo, appunto, nonostante lo scorso 3 agosto il presidente russo Vladimir Putin avesse chiesto ai funzionari statali di interrompere l'acquisto di automobili straniere e, parallelamente, di privilegiare per gli spostamenti i marchi russi. «I Ministeri, i Dipartimenti e le Agenzie governative hanno chiesto di continuare ad acquistare auto di produzione straniera» le parole del leader del Cremlino durante un incontro con i dirigenti dell'industria. «Ma è fuori questione». Largo, insomma, a veicoli più modesti. Ma, volendo abbracciare la narrazione del Cremlino, imperniati di orgoglio.
L'industria automobilistica russa è stata fra i settori più colpiti dalle sanzioni occidentali e, di riflesso, dall'uscita di molti marchi stranieri dal mercato locale. La preoccupazione, in particolare, ha avvolto la città di Togliatti, sede della Lada. Parallelamente, Mosca ha nazionalizzato il più possibile il settore e perfino rispolverato marchi storici risalenti all'epoca sovietica, come Moskvitch.
Putin, di suo, aveva abbandonato la sua tradizionale Mercedes già nel 2018 prediligendo una limousine Aurus, di fabbricazione russa, come veicolo di Stato presidenziale.