Vittime che diventano colpevoli: il caso Bucha secondo la televisione russa
Lunedì 4 aprile. I media da ogni parte del mondo analizzano e ripercorrono il terribile massacro di Bucha. Le brutali immagini dei civili uccisi, ai lati delle strade, fanno venire i brividi. Non a tutti, però. La Russia, colpevole delle atrocità commesse sul territorio di Bucha, contempla un'altra visione dei fatti. Nella mattina di lunedì, durante un talk show politico andato in onda sul canale statale russo Pierviy Kanal, la presentatrice Olga Skabeeva ha condotto l'edizione speciale – in corso dall'inizio della guerra – con una missione ben precisa: giustificare le immagini di Bucha ai cittadini russi. Un compito che la conduttrice ha cercato di portare avanti fin dal principio dell'edizione speciale, come analizzato da Libération. Già nell'introduzione, Olga Skabeeva ha infatti affermato che, secondo la sua opinione, i morti a Bucha sono stati «vittime di una palese provocazione dei nazisti ucraini». Non solo. La conduttrice, con il sostegno dei suoi ospiti, ha inoltre accusato Zelensky e «tutto il cosiddetto Occidente civilizzato» di star cercando di «creare una versione ibrida di una falsa Srebrenica», alludendo al massacro del 1995 durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. Ma scopriamo nei dettagli cos'è accaduto durante la trasmissione del programma.
Le vittime che diventano colpevoli
Il canale russo riceve le immagini direttamente dall'Ucraina. Non tutti i media russi consentono ancora la ricezione di contenuti, portando i cittadini a vivere sotto una campana di vetro, ignari di cosa accada davvero al confine. Nel caso di Pierviy Kanal, le immagini della guerra vengono invece trasmesse quotidianamente. Il contenuto visivo rimane lo stesso: cambia solo la didascalia di accompagnamento. In questo modo, i fatti comunicati diventano falsi e le vittime diventano colpevoli. I media russi incolpano i media stranieri della distorsione dei fatti, proponendo e raccontando un'altra verità. Nell'universo parallelo della Russia, le vittime della guerra ucraina sono attori che stanno recitando una parte ben precisa. Sono solo «comici». E Olga Skabeeva è pronta a dimostrarlo.
«Falso!»
In una prima fase, la conduttrice si occupa di spaventare gli spettatori, trasmettendo in loop le immagini dei cadaveri per le strade di Bucha. A un certo punto, però, un grosso timbro rosso, con impressa la scritta «Falso!» appare sullo schermo. L'argomentazione si appoggia su una narrazione già diffusa al di fuori dei confini russi, mutuata direttamente dal ministero della Difesa. Chiarisce la presentatrice: «È tutto presumibilmente una grossa messa in scena», dal momento che , a detta di Olga Skabeeva, in una delle sequenze si vede un cadavere muoversi. I partecipanti del programma sono d'accordo. Senza pudore e senza vergogna, confermano di trovarsi per certo di fronte a una bufala. L'affermazione è però assurda: nell'immagine si vede infatti distintamente una goccia d'acqua su un parabrezza, il cui riflesso dà l'impressione di trovarsi di fronte a un corpo in movimento. Impressione che gli spettatori russi non vogliono però smentire. Ne avevamo parlato, con Facta.News, qui.
«L'Occidente è abituato a fare questo»
Nella seconda sequenza è il turno del reparto maternità di Mariupol. «L'Occidente è abituato a fare questo», dice Olga Skabeeva, menzionando una lista di fatti considerati falsi dalla Russia, mentre introduce il secondo filmato, dove viene mostrata la testimonianza di una delle donne incinte fotografate dopo l'attacco sull'ospedale. Da quel momento, la donna è stata trasferita nella regione separatista di Donetsk, controllata dai filorussi. Le sue parole arrivano da una stanza indefinita. Seduta su un divano, Mariana Vyshemirskaya spiega che il reparto maternità è stato usato come base militare dagli ucraini. Una dichiarazione che sconvolge gli europei, e anche i russi. Ma per questi ultimi, ancora una volta, le vittime sono solo «comici», mentre l'assalto all'ospedale è stato reso sicuramente necessario «dalla presenza di nazisti nelle vicinanze».
«È solo russofobia»
Per il terzo filmato trasmesso da Piervyi Kanal non ci sono filtri: viene mostrato tutto. Tutte le dichiarazioni dei funzionari ucraini e le prime pagine dei media internazionali, che sono accompagnate dal suono della musica dei film d'azione. Putin viene chiamato «macellaio», per il massacro di Bucha si parla di «genocidio». Ma per gli ospiti, queste parole non sono altro che la prova di una russofobia da parte dell'Occidente.
«Una grave sparatoria dell'esercito ucraino»
Infine, il colpo di grazia. Quello del collegamento con l'inviato speciale, che con un gilet antiproiettile, un elmetto e tutta la legittimità che caratterizza qualcuno che è «sul posto», fornisce un resoconto incredibile. Nel suo discorso senza limiti, pieno di cinismo e fiducia nelle sue capacità, l'uomo contraddice tutte le testimonianze raccolte dai media indipendenti, fornendo, ancora una volta, una narrazione diversa. «I russi sono stati accolti normalmente dagli abitanti di Bucha. Senza aggressività né paura da parte loro. Ed è andata così in tutti i villaggi controllati dall'esercito russo». Poi, il discorso si sposta sulla sparatoria. «È continuata per tre giorni dopo la partenza dell'esercito russo. Una grave sparatoria dell'esercito ucraino». Una cattiva connessione sta per interrompere il collegamento, ma il corrispondente da Bucha si affretta a sottolineare che tre soldati ucraini, che descrive come «noti neonazisti», erano presenti nel villaggio dopo la partenza dei soldati russi. E per il popolo russo, questo è sufficiente e spiega tutto.