Il punto

Wizz Air, Ryanair e le altre: ecco chi spera nella riapertura dei cieli ucraini

L'intensificarsi delle iniziative diplomatiche a guida statunitense ha riacceso gli entusiasmi delle compagnie aeree – Nonostante la chiusura dei cieli, il settore in Ucraina non si è mai veramente fermato
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Marcello Pelizzari
27.02.2025 09:30

La Guerra, in Ucraina, imperversa oramai da tre anni. Un periodo lungo, lunghissimo, segnato fra le altre cose dalla totale chiusura dello spazio aereo ucraino. Una (logica) conseguenza del conflitto. Già a dicembre del 2023, tuttavia, le autorità di Kiev auspicavano un ritorno alla normalità, con la riapertura dei voli commerciali. Più facile a dirsi che a farsi, certo, anche pensando ai velivoli rimasti bloccati in Ucraina.

L’eventualità di una tregua, tuttavia, in queste ultime settimane ha riacceso – e non poco – gli entusiasmi. Detto in altri termini, l’intensificarsi delle iniziative diplomatiche a guida statunitense ha spinto molte compagnie, scrive fra gli altri Bloomberg, ad affilare le armi in vista di una ripresa. Fra i vettori più interessati a (ri)occupare gli scali ucraini, evidentemente, ci sono le low cost e le cosiddette ultra low cost, come Wizz Air. Forti della loro agilità operativa e di una certa flessibilità, infatti, saprebbero riprendere rapidamente i voli. Spostando aerei e personale.

Prima dell’invasione su larga scala, spiega Wired, quello ucraino era uno dei mercati più promettenti dell’intera Europa. Secondo i dati di Goodboy Aviation, ripresi da Bloomberg, nel 2019 l’ungherese Wizz Air deteneva una quota del 13% mentre l’irlandese Ryanair si limitava al 7%. Quelle percentuali, in caso di ripresa, sono destinate a crescere. Anche a dismisura, considerando che Ukraine International Airlines – il vettore del Paese, al 40% nel 2019 – nel frattempo è finito gambe all’aria o, meglio, in amministrazione controllata.

Bloomberg, addirittura, riferisce che i piani di espansione di queste compagnie sono già stati messi nero su bianco. Da tempo, anche. L’amministratore delegato di Wizz Air, József Váradi, ad esempio ha dichiarato con forza che l’azienda intende assicurarsi una quota di mercato del 40% in Ucraina basando, sull’arco di tre anni, qualcosa come 40 nuovi aeromobili nel Paese. Il che si tradurrebbe in 150 nuove rotte da e per l’Ucraina per una capacità annuale di 15 milioni di posti. Michael O’Leary, patron di Ryanair, dal canto suo ha più volte ribadito di voler iniziare subito a vendere biglietti per l’Ucraina non appena verrà riaperto lo spazio aereo. Il vettore irlandese ha stimato in sei settimane il tempo per riattivare le rotte. Pure Air Baltic ha manifestato un certo interesse.

Detto che non sarebbe un problema, per le low cost e le ultra low cost, tornare a volare in Ucraina in men che non si dica, gli attuali problemi nella catena di approvvigionamento e nella fornitura di nuovi aerei potrebbero – per contro – frenare le ambizioni di Váradi e O’Leary. Wizz Air, come e più di altre compagnie, è confrontata con il grounding forzato degli Airbus A320 per via dei problemi ai motori Pratt & Whitney. Ryanair, invece, ha rivisto al ribasso i suoi obiettivi di crescita poiché Boeing è in ritardo, netto, sulle consegne.

L’Ucraina, di suo, è pronta a riaprire non appena le condizioni quadro lo consentiranno. Nonostante la guerra e i continui bombardamenti russi, le autorità del Paese hanno lavorato giorno e notte per mantenere le necessarie certificazioni e le strutture, ovvero gli aeroporti, in condizioni operative. Lo scalo principale, quello di Kiev-Boryspil, non ha mai smesso di pagare il personale e ha sempre effettuato la manutenzione delle attrezzature. I controllori del traffico aereo, durante questi tre anni, hanno seguito corsi di aggiornamento. Sempre con un obiettivo in testa: quello della riapertura.

La ripresa dei voli, evidentemente, avrebbe anche una valenza simbolica e affettiva, al di là dell’aspetto puramente economico. Per milioni di rifugiati ucraini sparsi in tutta Europa, Svizzera compresa, significherebbe infatti poter tornare, facilmente, a casa e riabbracciare i propri cari. «Ci saranno enormi flussi di traffico anche nei primissimi giorni per riunire amici e famiglie» ha non a caso sottolineato O’Leary.