Monte Carlo e i paradossi

Chi tifa per la Ferrari, ieri, ha avuto finalmente emozioni forti in cambio di una passione ammantata spesso di sofferenze. Il secondo posto di Charles Leclerc a Monaco resterà una pietra miliare nel 2025 di Maranello, perché segna il miglior risultato delle prime otto gare e ci ha fatto vedere la «rossa» lottare per il successo, attaccare in ogni curva negli ultimi 28 giri, cercando uno spiraglio per infilarsi, sapendo che si sarebbe presentato solo in caso di errore del leader, Lando Norris. Il quale si è difeso benissimo e ha meritato il successo, forte di una McLaren ancora superiore a tutti. Però Leclerc ha esaltato proprio perché disponeva di una Ferrari piena di lati deboli, che nel Principato ha saputo mascherare grazie a scelte azzeccate nella messa a punto e ad un tracciato atipico, poco probante dal punto di vista tecnico.
A questo punto subentra una domanda: possibile che Monte Carlo possa restare nel calendario della F1 con una pista superatissima, che non consente i sorpassi e riduce qualsiasi gara in una processione in cui le posizioni alla prima curva sono le stesse al traguardo? La risposta è sì, perché il Principato è il cardine di quel sistema che unisce show e business sul quale la F.1 si regge. In privato, tutti si lamentano di Monte Carlo. Pubblicamente non lo fa nessuno, anzi. Ma dal punto di vista sportivo non ci siamo più da un pezzo, fermo restando che l’ora di qualifica del sabato, con i piloti impegnati a dare il massimo tra due ubriacanti fasce di guard-rail è la più spettacolare dell’anno. Insomma, per assurdo basterebbero le qualifiche col punteggio pieno del gran premio. Non a caso, domenica i primi 4 all’arrivo sono stati gli stessi primi 4 della vigilia. Sono discorsi, spersi nel vento, che si fanno da anni e che non approderanno a niente… Stavolta Monaco si è inventata la trovata delle due soste obbligate per favorire i sorpassi nei pit stop. Non è cambiato nulla, c’è stato solo più caos in pista. Norris è stato magistrale in due momenti. Il primo in qualifica, quando con un colpo di reni ha preceduto d’un soffio Leclerc. Il secondo al via, con la staccata al limite, a Santa Devote, con la quale si è tenuto alle spalle lo scatenato ferrarista. Senza il blocco di Verstappen, che comunque si sarebbe fermato per il secondo cambio di gomme, Norris avrebbe preso il largo facilmente. Ma proprio questo intoppo ha reso possibile il ricongiungimento e i tentativi di attacco di Charles. Vani. Così come sono state vane le ipotesi di rimonta di Piastri, giunto terzo e di Hamilton, classificato quinto. Verstappen si è piazzato quarto, con una Red Bull che ha palesato grossi limiti e non è mai parsa aggressiva. Molto peggio è andata la Mercedes, con Russell e Antonelli fuori dai punti.
Il discorso ora si sposta sull’appuntamento di domenica prossima a Barcellona: la Ferrari sarà capace di replicare e contrattaccare? Difficile possa riuscirci, a meno di aggiornamenti che ribaltino le attuali gerarchie. Oggi il Cavallino è comunque solo Leclerc, perché Hamilton continua a essere più lento del compagno e non riesce a capire né guidare al limite la SF25. Dopo otto gare gli alibi sono finiti ed è il momento di rispondere ai dubbi con prestazioni che convincano, altrimenti si scivolerà nei discorsi triti e ritriti sul suo ingaggio che è stata una operazione di marketing, più che un rafforzamento del team.
In McLaren, in compenso, i 3 punti di differenza tra Piastri, leader della classifica e Norris, sono l’indice di una rivalità fra gli «orange» che prima o poi diventerà rovente. Il trionfo di Monaco ha dato a Lando una spinta a mettere da parte fantasmi e dubbi sulle sue qualità. Stavolta Piastri non si è visto, ma dalla Spagna sarà di nuovo protagonista, pronto a graffiare, con l’incognita della direttiva che riduce la flessibilità delle ali. Basterà per scalfire il dominio McLaren? Tra pochi giorni la risposta.